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23/03/2011 11:44 CEST - APPROFONDIMENTI

Federer, sconfitte di colore diverso

TENNIS – La sconfitta di Indian Wells (terza consecutiva con Djokovic) ha dato il là per la solita ridda di speculazioni riguardo al declino di Roger Federer. Per quanto sia molto difficile trovare segnali positivi in una sconfitta (soprattutto se ripetuta nel tempo), ci sono motivi di ottimismo per il futuro dello svizzero. Karim Nafea

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Una domanda, una sola: perché ogni volta che Roger Federer perde una partita, la sconfitta deve essere il segnale ultimo ed incontrovertibile di un esponenziale declino?
Sono più o meno tre anni che ogni partita persa dallo svizzero causa una bufera di “E’ finito, stavolta per davvero” o di “Non vincerà più nulla, fidatevi”.
Ovviamente il fatto che in soli tre mesi di 2011 Federer abbia perso per tre volte da Novak Djokovic ha dato adito ad una pletora di sentenze.
Altrettanto ovviamente queste sconfitte hanno sicuramente un certo ritorno psicologico e quindi tecnico, ma assimilarle tutte al discorso declino sembra quantomeno avventato.
Innanzitutto queste tre partite sono state completamente diverse e la superiorità dell’avversario (relativa o assoluta) è solo in parte causa dell’esito finale.
Nella prima, la semifinale dell’Australian Open, c’era stata si la sensazione che lo svizzero potesse fare poco per vincere ma non solo per la grande forma di Djokovic.
In realtà già dall’inizio del match si era visto un Federer piuttosto spento e tatticamente poco lucido (che fosse perché la partita con Simon gli aveva tolto sicurezza o per altri motivi non è dato sapere). Nonostante ciò l’allora numero due del mondo aveva avuto la possibilità di servire per il secondo set ed era stato capace di recuperare un break nel terzo set.
La seconda, quella di Dubai, è stata decisamente la peggiore per via della quasi totale assenza di Federer dal campo. Praticamente ingiudicabile questa partita con Djokovic che fu libero di fare il bello e il cattivo tempo senza nessuna opposizione.
L’ultima, sabato nel torneo di Indian Wells, è stata la più positiva per lo svizzero.
La cosa più incoraggiante è che è stata molto più simile ad una sconfitta “da Federer”. E’ ormai da qualche stagione che Federer convive con un numero di sconfitte superiore a quello cui ci aveva abituati. Non di rado queste sconfitte “in eccesso” sono farcite di occasioni mancate (dopotutto se questo canticchia durante le palle break è normale sprecare opportunità). In ogni caso in tutte queste partite si ha la sensazione che l’esito finale dipenda quasi esclusivamente dalla sua vena. La partita di sabato è stata esattamente così: nel momento in cui è riuscito a giocare il suo tennis si è lasciato alle spalle il serbo, solo per poi affievolirsi all’inizio del terzo.
E’ per questo motivo che sentire l’appellativo “Ingiocabile” associato al serbo fa storcere il naso. Il motivo è molto semplice: dire che Djokovic è ingiocabile in assoluto (anche rispetto al breve periodo) è sbagliato perché il livello di gioco dello svizzero, sia per qualità estetica che per mera efficacia, rimane superiore a quello del serbo. Capita però che vari fattori stiano impedendo a Federer di giocare il tennis basato sull’anticipo e che quindi per questo Federer il Djokovic solidissimo degli ultimi mesi sia relativamente ingiocabile (pur avendo lasciato chance in due delle tre partite).
Parlando di ciò che al momento rallenta lo svizzero e lo tiene lontano dall’essere quello del Master (o ve ne siete già scordati?) è il rendimento del servizio. Le percentuali sono troppo, troppo basse per permettergli di prendere l’iniziativa con continuità. Soprattutto sono davvero pochi i punti gratuiti che questo colpo gli regala.
Inutile dire quanto il servizio sia importante non solo in se, ma per l’influsso che ha su tutti i comparti del gioco. Naturalmente, i cambiamenti che si sono succeduti nel movimento del servizio dall’avvento di Paul Annacone vanno assimilati e non è cosa semplice, per cui bisognerebbe dare ancora un po’ di tempo a Federer prima di trarre giudizi.
Tutto questo per dire che alla fine, pur con l’età, pur con i giovani che alla fine stanno facendo vedere qualcosa, pur con un Djokovic ingiocabile sempre da lui dipende la vittoria o la sconfitta. Ogni volta che Federer entra in campo si ha la sensazione che nonostante tutto in dieci minuti di puro genio (mai quanto la Bartoli sia chiaro) possa ribaltare qualsiasi situazione. Riassumendo, e dunque ripetendo, sono proprio questi i segnali positivi, dati dall’ultima (seppur persa) sfida.
C’è stato il cambio della guardia? Probabilmente no. Probabilmente il cambio della guardia ci sarà solo quando Federer non potrà più entrare in campo e giocarsi le proprie chance vista l'aura di superiorità che ancora lo accompagna.
“Ne riparliamo tra sei mesi”


 

Karim Nafea

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