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30/03/2011 17:14 CEST - Sony Ericsson Open

Tennis by night a Key Biscayne

TENNIS - Il ritardo causato dalla pioggia ed una maratona di Maria Sharapova fanno iniziare il match di Federer 37 minuti dopo la mezzanotte. Al di là della vittoria di misura della siberiana, vincitrice in tre ore e mezza sulla rumena Dulgheru, la serata non presenta sorprese, con tutti i favoriti che avanzano senza problemi. Da Miami, Vanni Gibertini

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Anche se tecnicamente il match di Rafael Nadal contro Alexandr Dolgopolov faceva parte della sessione diurna, la pioggia ed il protrarsi dei match precedenti ha fatto sì che i due contendenti scendessero in campo poco prima delle 19 locali, quando già il ground di Crandon Park era affollato dagli spettatori della sessione serale. Poco male comunque, dato che hanno potuto intrattenersi con i numerosi stand gastronomici e commerciali presenti nell’impianto. Dal canto suo Rafa ha cercato di fare del suo meglio per consentir loro di accedere ai loro posti sul centrale il più presto possibile, dato che è riuscito a “fermare il cronometro” sui 59 minuti e 36 secondi nei 15 game che gli sono bastati per concludere la pratica ottavi di finale. Il suo avversario dei quarti sarà il finalista dell’edizione 2010 di questo torneo, il ceco Tomas Berdych, che è uscito da un incontro molto complicato con il tedesco Florian Mayer spuntandola solamente per 7 punti a 4 nel tie break decisivo.

Nessun problema nemmeno per Novak Djokovic, costretto dalla pioggia a giocare sul Grandstand. In una partita senza storia e senza pathos ha superato in due set il suo amico e compagno di Davis Viktor Troicki in quello che è stato il loro terzo incontro stagionale dopo gli Australian Open ed Indian Wells. Dopo il ritiro di Melbourne ed un solo gioco racimolato in California, Troicki è riuscito a contenere la misura della sconfitta ad un tutto sommato onorevole 6-3, 6-2 che ha fornito agli entusiasti spettatori accorsi sul secondo campo di Crandon Park 83 minuti di partita tutto sommato piacevoli anche se mai si è dubitato dell’identità del vincitore finale. Nessun break concesso da Djokovic, che con una prestazione solidissima alla battuta e soprattutto in risposta è riuscito a prendere le redini dell’incontro fin dai primi scambi ed a conservare le energie per i turni successivi. Il n.2 del mondo è stato anche fortunato a non aver dovuto giocare nella prima parte della giornata, quando il caldo e l’umidità avrebbero potuto creargli qualche problema in più, anche se “Giocando di notte le palle tendono a diventare molto grandi e molto pesanti, per cui bisogna cercare di chiudere il match più in fretta possibile per non affaticarsi troppo”, ha confermato Djokovic dopo la partita.

E come ha giustamente puntualizzato Fish dopo il suo vittorioso impegno contro Del Potro “giocare di giorno o di notte qui a Miami è diverso come… il giorno e la notte. Di giorno i campi sono moderatamente rapidi, mentre al calar della sera l’umidità dell’aria rende molto più difficile mettere a segno punti vincenti”. Se n’è resa conto perfettamente la russa Maria Sharapova, protagonista nel primo match “ufficiale” della sessione serale contro la rumena Dulgheru. Partita con un vantaggio di 3-1 si è vista abbandonare dal servizio e soverchiare dalle traiettorie alte e ad aprire il campo della rumena, una specie di brutta copia della Wozniacki. Sette doppi falli condannano la siberiana alla sconfitta nel set, con l’avversaria che mette a segno una serie di cinque giochi consecutivi.

Anche il secondo set è una girandola di break, tra anziane signore che si allontanano dagli spalti lamentandosi che “she is too loud”, fa troppo rumore, ed opinioni tutt’altro che lusinghiere (ed assolutamente irripetibili) si odono sempre più frequentemente aggirandosi per il food court affollato di appassionati in attesa di “the King”. Commenti sicuramente ingenerosi, soprattutto considerando l’impegno profuso in campo dalle due protagoniste, ma che nel nostro caso cadono sul terreno fertile di chi ha ancora negli occhi lo stupendo spettacolo che solo poche ore prima Clijsters e Ivanovic hanno saputo offrire.

Se magari lo spettacolo latita, sicuramente non latitano le emozioni: dopo aver inutilmente servito per il set sul 5-4, Sharapova si issa al tie-break dove, tirando da fondocampo con coraggio leonino, si procura 5 set point sul 6-1. Set point che se ne vanno uno per uno, con gli spettatori che via via diventano sempre più assorbiti dalla “pugna” che si dipana davanti ai loro occhi. Sul 6-6 Sharapova però assesta un paio di colpi nelle immediate vicinanze della riga, e dopo 2 ore e 17 di gioco, alle 23.08 locali, si va al terzo set. Federer-Rochus è in programma a seguire: la faccia di Greg Sharko, responsabile delle relazioni con i media dell’ATP, è al di là delle nostre capacità descrittive.

Mentre i break continuano a fluire copiosi sul centrale (saranno in tutto 18 alla fine, su 33 game), Gilles Simon termina la sua fatica sul Grandstand, piegando in tre set la resistenza di Janko Tipsarevic in un’altra maratona di 2 ore e 33 minuti. Davvero una giornata di battaglie questa qui a Miami.

Dulgheru serve per il match sul 5-4, ma ormai è chiaro che servire non è un vantaggio in questa partita. Sul 5-5 il nume tutelare del tennis decide che questo match ha bisogno di un altro po’ di pathos: Sharapova serve sul 15-15, la risposta della Dulgheru va lunga ma Maria prende una distorsione ad una caviglia: medical time-out con tanto di fasciatura e Maria in lacrime, ed alla ripresa del gioco un passante al fulmicotone che manda in visibilio la folla. Si arriva al tie break, dove, ovviamente, succede di tutto: nastri, volée artigianali, scambi mozzafiato, e alla fine è la maggior classe della Sharapova che picchia senza paura e senza sbagliare nei punti decisivi e si aggiudica il match per 3-6, 7-6 (6), 7-6(5) in 3 ore e 28 minuti conditi di 109 (centonove) errori gratuiti.

E con l’animo di chi un giorno potrà dire “Io c’ero”, a mezzanotte e 28 minuti si accoglie l’ingresso in campo di Roger Federer. Si credeva che dopo l’esperienza di Hewitt-Baghdatis all’Australian Open 2008 queste cose non sarebbero più accadute, ma il desiderio degli organizzatori di far vedere al pubblico della sessione serale ciò per cui ha pagato ha avuto il sopravvento. Match senza troppa storia, molto rapido, nel quale Federer si dimostra assolutamente non disposto ad allungare la nottata più dello stretto necessario. Molto centrato nei colpi, aiutato dalla leggerezza di Rochus, regala tuttavia una grossa delusione a tutti i presenti quando non azzarda il tweener sulla rincorsa ad un del belga. Il risultato 6-3, 6-1 in 52 minuti. Sette meno di Nadal.

Vanni Gibertini

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