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04/04/2011 22:54 CEST - Montagne Russe - Atp

Doppia pagella: IW e Miami

TENNIS – Con la doppietta di Djokovic ad Indian Wells e Miami, vanno in archivio i primi due Masters 1000 dell'anno. Il formidabile serbo centra la sua 24esima vittoria su 24 match nel 2011 e può lanciare il suo attacco al primo posto di un Nadal comunque in crescita. Federer si allontana dai primi due. Sta tornando Del Potro. Cercasi Murray disperatamente. Enzo Cherici

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Djokovic: 10 e lode
Se qualcuno aveva bisogno di conferme dopo i trionfi all'Australian Open e Dubai, quel qualcuno è servito. Le conferme sono arrivate in coppia e il nome del vincitore è sempre lo stesso, quello del formidabile Novak Djokovic versione 2011. Per mettere a segno l'accoppiata Indian Wells/Miami, tradizionalmente riservata soltanto ai grandissimi, il campione serbo ha dovuto compiere l'impresa di mettere per ben due volte in fila Nadal in finale, portandosi per l'occasione a casa pure lo scalpo di Federer (per la terza volta quest'anno...), ottenuto nella semifinale di Indian Wells. Delle due vittorie, quella che conta di più a mio avviso è l'ultima, quella di Miami. È vero, in California Nole aveva battuto uno dopo l'altro i primi due giocatori del mondo (sembra strano pensare oggi che lui non ne facesse parte, ma era proprio così), però in Florida il serbo ha battuto un Nadal in netta crescita, affrontandolo per di più proprio nel momento in cui la sua pur straordinaria condizione di forma iniziava a scendere lievemente. Sta tutta in questa considerazione la grandezza dell'impresa compiuta da Nole: l'ha realizzata giocando a livelli eccezionali, ma non il suo miglior tennis (che resta a mio avviso quello di Melbourne), rimanendo però con tutte le energie attaccato al match e rifiutando categoricamente la sconfitta. In altri tempi la finale di Miami l'avrebbe persa, soprattutto contro un avversario come Rafa. Oggi non è più così. Siamo di fronte, finalmente è il caso di dire, a un altro giocatore. Completamente diverso nella consapevolezza delle sue possibilità. Della finale di Key Biscane voglio ricordare quelli che a mio avviso sono stati i tre momenti chiave: 1) sotto 1-5 nel primo set, Nole non ha mollato il parziale, cercando di rientrare immediatamente in partita e inviando un segnale forte e chiaro al suo avversario: “Io sono qui, non mollo un 15, battimi se ci riesci”; 2) sotto 5-6 nel terzo, al servizio sul 30-30 e con Rafa a due punti dal match, ha messo un rovescio profondissimo sulla linea di fondo, giocando sul colpo successivo un incredibile cross stretto di dritto che ha costretto Nadal all'errore: l'avesse sbagliato, avrebbe dovuto fronteggiare un matchpoint; 3) il quarto punto del tie-break decisivo, con Rafa avanti 2-1 e servizio, Nole ha giocato un punto tutto all'attacco, costringendo lo spagnolo in mille rincorse, fino allo sfondamento finale: quel punto Rafa lo ha pagato dal punto di vista fisico nel resto del tie-break, che ha giocato costantemente in apnea. E anche questo è un grande merito di Djokovic, aver raggiunto una condizione psicofisica tale, da non subire la pressione enorme che un giocatore come Nadal sa esercitare nei momenti decisivi di un match. Così, siamo arrivati al 24esimo successo consecutivo del 2011, che diventano 26 se ci aggiungiamo i due ottenuti nella finale di Davis 2010 (vera svolta nella carriera di Nole, assieme all'allontanamento di Todd Martin). C'è bisogno di aggiungere altro? Si: eccezionale!

Nadal: 8½
Pur avendo migliorato le due semifinali ottenute lo scorso anno, c'è da giurarci che non sarà per niente soddisfatto dell'esito di questi primi due Masters 1000 dell'anno. Passi per la prima finale persa, quella di Indian Wells, dove era ancora in rodaggio e con Djokovic oggettivamente ancora di un altro pianeta. Ma la sconfitta di Miami deve rodergli parecchio, perché arrivata dopo il convincente successo su Federer in semifinale e con una condizione in netta crescita rispetto a quella esibita in California (e con Nole, come si è detto, in leggero calo). Eppure, nonostante un vantaggio iniziale di 5-1 che poteva far pensare ad una scampagnata, ha concesso a Nole (che pure c'ha molto messo del suo) la possibilità di rientrare in partita, trovandosi di colpo immerso in una lotta feroce, inimmaginabile soltanto fino a pochi minuti prima. Proprio in questo aspetto del gioco si è avuta la percezione di un Rafa, seppur in crescita, non ancora al 100%: al massimo della forma, mai e poi mai avrebbe concesso a Djokovic la possibilità di rientrare nel match.
Nonostante ciò, ci sono anche molti aspetti positivi in questa trasferta nordamericana per Rafa. Anzi, il bicchiere è quasi pieno e gli aspetti positivi (parecchi) superano di gran lunga quelli negativi (pochi). Intanto va detto che il maiorchino, di fatto, era al rientro dopo l'infortunio patito contro Ferrer in Australia (troppo poco indicativi in tal senso i match di Davis disputati contro il modesto Belgio). E trattandosi di un giocatore al rientro, due finali giocate sulla superficie a lui più ostica non sono affatto da buttare. Va tenuto poi presente che le due finali sono state entrambe perse, al terzo, contro il più grande Djokovic di sempre, sulla superficie prediletta dal rivale (con la finale di Miami, gli H2H dicono 9-5 in favore di Nole sul cemento). Poi c'è stata la netta vittoria su Federer (15-8), che è sempre importante per quel che rappresenta questa rivalità nella storia del tennis. Insomma, Rafa si presenta alla vigilia della stagione sul rosso molto meglio dello scorso anno. Il suo strabiliante 2010 partì proprio da Monte Carlo, dove si presentò a digiuno di successi dal torneo di Roma dell'anno prima! Rotto il ghiaccio al Principato, fu una cavalcata trionfale fino al successo ottenuto allo Us Open, guarda caso proprio contro Djokovic. E se Nole ha dominato questa prima parte di stagione su duro, c'è da giurarci che Rafa risponderà presente sull'amata terra. Dove il favorito era, è e sarà sempre lui.

Del Potro: 7 ½
Il voto, naturalmente, è in gran parte emotivo. Non può non tener conto del calvario patito da questo ragazzo nel corso di tutto il 2010, proprio nel momento migliore della sua giovane carriera, quando aveva già messo uno Slam in bacheca e raggiunto la finale del Master di Londra. Dopo tanto soffrire, finalmente, sembra intravedersi la luce alla fine del tunnel. Semifinale a Indian Wells e ottavi a Miami, sconfiggendo tipetti insidiosi come Ljubicic, Dolgopolov, Kohlshreiber (2 volte) e soprattutto Soderling. Alla fine, le due sconfitte sono arrivate da Nadal e Fish: direi che ci può ampiamente stare. Dopo la vittoria ottenuta con Soderling scrissi: “Del Potro è tornato e fa paura”. Confermo tutto. Mi riferivo al livello del suo tennis, che è tornato altissimo, non certo alla sua attuale competitività in tornei così impegnativi. Era e rimane una previsione da leggere in prospettiva: se già ora Palito è in grado di esprimersi a questi livelli, inon mi meraviglierei se n estate tutti dovessero tornare a fare i conti con lui. Il servizio va che è una bellezza, il dritto non ne parliamo e anche il rovescio appare molto solido, anche se meno devastante degli altri due fondamentali. Il suo problema, al momento, è unicamente fisico e mentale. Niente che abbia a che fare con il suo livello di tennis. Diamogli ancora un po' di tempo, poi tornerà a fare quello che ha sempre fatto: i buchi sul campo!

Fish: 7+
A Indian Wells era andato male, ma era stato anche abbastanza sfortunato, pescando al secondo turno il caldissimo Raonic di quel periodo. A Miami il pronto riscatto, con le vittorie su Gasquet, Del Potro e Ferrer, prima di cedere in semifinale al Djokovic deluxe versione 2011. Impressionanti i miglioramenti non solo a livello fisico (-13 kg), ma anche mentale, inteso come livello di presenza in campo. Anche dal punto di vista tecnico, l'americano ha messo in mostra un rovescio e un servizio di prim'ordine e un'attitudine a tenere molto più a lungo negli scambi da fondo campo. Peccato per il dritto ancora troppo ballerino, ma non si può avere tutto dalla vita. Da oggi sarà il nuovo numero uno targato USA, grazie al sorpasso ottenuto ai danni dell'amicone Roddick. Vatti a fidare degli amici...

Federer: 6 ½
Andreev (96), Chela (32), Harrison (152), Wawrinka (14), Stepanek (68), Monaco (35), Rochus (89) e l'infortunato Simon (27). Questi gli avversari superati dallo svizzero tra Indian Wells e Miami, senza perdere mezzo set. Ranking medio degli sconfitti: 64,12. Vogliamo allargare il discorso a quanto accaduto dall'inizio dell'anno, tanto per toglierci lo sfizio? La classifica media dei rivali battuti sale a 72,72 con l'avversario meglio piazzato superato che rimane lo Tsonga di Doha (13 del ranking).
Con questo si vuol dire che Federer è ormai capace di battere solo avversari piazzati nelle posizioni di rincalzo della classifica? Assolutamente no, neanche per sogno. Anzi. Ero e resto convinto che anche il Federer attuale sarebbe in grado di disporre più o meno agevolmente di tutti i giocatori classificati dal numero 4 in poi del ranking. Il problema sono i primi due. Perché la distanza tra l'immenso svizzero e l'accoppiata Rafa/Nole si sta ampliando. Non soltanto in termini di punti, ma anche e soprattutto come livello d'intensità di gioco. E i risultati di questo significativo primo scorcio di stagione sono lì a dimostrarlo. Tre partite con Nole e una con Rafa, zero vittorie. Un set vinto, nove persi: una Caporetto!
Particolarmente significativa, a mio avviso, l'ultima sconfitta, quella rimediata da Nadal. Perdere dal numero uno del mondo ci sta sempre, ci mancherebbe. Poi si sa, Roger non digeriva il gioco di Rafa quando era il numero uno incontrastato e il maiorchino aveva 17 anni, figurarsi ora. Però beccare un 6-3, 6-2 in quel modo, su un cemento che per quanto lento sempre cemento rimane, qualche interrogativo sul momento dello svizzero lo fa sorgere. Domanda: e se invece che a Miami, si fosse giocato a Monte Carlo? Come sarebbe finita? Meglio non pensarci...
Detto ciò, Federer rimane un grandissimo ed è probabile che qualche ulteriore chicca sarà ancora capace di regalarla ai suoi innumerevoli fans. Il suo problema è ormai la continuità. È ancora in grado di giocare, anche contro i più forti, momenti di tennis inarrivabile. Purtroppo per lui, sembra entrato in una fase della carriera in cui non è più in grado di tenere, soprattutto a livello mentale, troppo a lungo su certi livelli. Lui è convinto del contrario e chi ama il tennis non può che augurarsi che, ancora una volta, abbia ragione. D'altra parte (bicchiere mezzo pieno) ha pur sempre migliorato i risultati dello scorso anno nei primi due Masters dell'anno e, c'è da giurarci, non è questo il momento dell'anno in cui vuole essere al massimo della forma. Prima di suonare le campane a morto dunque, sarà il caso di aspettare almeno l'esito di Wimbledon. Ad maiora!

Berdych: 6 +
Ottavi a Indian Wells (Wawrinka) e quarti a Miami (Nadal), dove è parso decisamente in crescita nel match perso contro il primo giocatore del mondo. Fino a quel momento, a dire il vero, non aveva destato grande impressione, stentando non poco anche contro avversari di livello decisamente inferiore. Anche il primo set contro Nadal sembrava sulla stessa falsariga di quanto visto nei giorni precedenti. Poi, di colpo, il risveglio. Tanto che c'è voluto alla fine il miglior Rafa per portare a casa il match. Certo, il Berdych ammirato a Miami lo scorso anno era un'altra cosa, ma il ceco sembra quanto meno sulla buona strada per riprendere il percorso che lo aveva portato nel 2010 in semi a Parigi e in finale a Wimbledon. Manca ancora un po' di convinzione, quella che lo scorso anno gli aveva permesso per ben due volte di superare Federer e che per sei mesi almeno lo aveva abbandonato del tutto. Coraggio, via quel muso: la vita è bella.

Dolgopolov: 6+
Terzo turno a Indian Wells (Del Potro) e ottavi a Miami (Nadal). Bene, non benissimo. Il suo miglior momento rimane la vittoria con Tsogna, ma ha perso rimanendo in partita solo nel primo set contro Del Potro, ma è poi stato brutalizzato da Nadal a Miami. Se da una parte possiamo senz'altro dire che si è confermato (perdere da Del Potro e Nadal ci sta abbondantemente), dall'altra c'è come l'impressione che gli avversari abbiano iniziato a prendergli un po' le misure. Insomma, sono un po' meno sorpresi dalle sue “stravaganze” in campo. Arriva la terra e può difendersi bene. Speriamo di vederlo andare avanti nei tornei, perché è troppo divertente da veder giocare.

Karlovic: 6 +
È la media tra il 7 ½ di Indian Wells – dove ha sconfitto Ferrer, Simon e impegnato alla morte Nadal – e il 5 di Miami, dove è uscito al primo turno per mano di un sempre insidioso Mayer. Dopo tutti i problemi fisici avuti negli ultimi tempi, possiamo finalmente dire che è tornato ai livelli che gli competono. Bentornato Ivo.

Soderling: 4 ½
Male. Ha vinto tre tornei minori, ma ha fatto cilecca in tutte le occasioni più importanti, quasi fosse assalito da improvvisa ansia da prestazione. In Australia si fece sorprendere da Dolgopolov, a Indian Wells s'è fatto uccellare dalla bestia nera Kohlschreiber e a Miami è stato triturato da Del Potro. Peggio di così...A sua parziale scusante, un problemino al piede che lo avrebbe limitato limitato sia in spinta che negli spostamenti. Ma l'impressione, netta, è che non abbia avuto una programmazione da numero 4 del mondo. Come se questa nuova dimensione non gli appartenesse e che lui per primo faccia fatica a vedersi per quello che è: uno dei più forti giocatori del mondo. E allora è qui che dovrà intervenire Claudio Pistolesi, lavorando sulla testa del proprio pupillo, rafforzandone la consapevolezza proprio a livello mentale. Il giocatore c'è, Pistolesi è uno dei migliori coach presenti nel circuito: i risultati arriveranno. A patto di scegliere con cura gli appuntamenti sui quali puntare.

Roddick: 4 ½
Difendeva la finale e la vittoria dello scorso anno. Ha perso in ottavi e al secondo turno da Gasquet e Cuevas. Un disastro. Qualche problema respiratorio, soprattutto a Miami, ma s'era ampiamente capito che il Roddick di quest'anno non era neanche lontano parente di quello ammirato l'anno passato di questi tempi. Dalla prossima settimana, inoltre, non sarà neanche più il numero uno americano, scalzato in questa particolare graduatoria da Mardy Fish. Considerando che si avvicina la stagione su terra battuta, non il miglior viatico per Andy.

Tsonga: 4
Deludentissimo. Il presunto “abbacinante totemico” (cit.) ha collezionato in questi due Masters 1000 nordamericani sconfitte che dovrebbero farlo riflettere a lungo. Da Malisse (?!) a Indian Wells, da Dolgopolov (aridaje) a Miami. In entrambe le occasioni non è mai riuscito ad imporre la sua potenza, ma s'è sempre fatto imbrigliare dalla maggiore varietà degli avversari. Per un ex finalista di Slam, già numero 6 del mondo, non il massimo della vita. E ora arriva la terra...auguri!

Murray: 2
Consiglio: il prossimo anno salti l'Australian Open! Follia? No, semplice provocazione. Ma se perdere la finale di Melbourne deve avere come conseguenza quella di gettare alle ortiche i 6 mesi successivi, beh, allora sarà forse meglio decidere di evitare del tutto lo Slam australiano. Si scherza naturalmente, ma è pur sempre vero che il nostro amico Andy non vince una partita dal 28 gennaio, quando battè Ferrer nella semifinale di Melbourne. Da allora, solo delusioni, con le sconfitte patite da Baghdatis (Rotterdam), Young (Indian Wells) e Bogomolov Jr. (Miami). Quest'ultime due sconfitte, in particolare, patite contro i numeri 143 e 118 del ranking: gente contra la quale non dovrebbe perdere neanche a rubamazzo!
Si vocifera di una possibile, suggestiva, collaborazione con l'ex numero uno del mondo Ivan Lendl, esperienza zero come coach. Se la Roma ha affidato la panchina a Montella, perché no? I due (Murray e Lendl, Montella non c'entra) hanno in comune le difficoltà patite prima di sbloccarsi a livello di Slam. Con la differenza che Ivan alla fine c'è riuscito...Ce la farà anche Andy? Intanto ricominci col vincere una partita, per pensare agli Slam ci sarà tempo in abbondanza.

Enzo Cherici

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