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04/04/2011 17:37 CEST - IL RACCONTO

L'equivoco Mandlikova

TENNIS - Il tennis è uno sport soprattutto mentale. E molti giocatori sono troppi fragili mentalmente, anche se tecnicamente preparati. Spesso si confondono queste due qualità e nascono degli equivoci... vedi Hana Mandlikova. Tanti la ricordano così, però vinse 4 Slam nell'epoca di Evert e Navratilova...e poi ha fatto vincere Wimbledon alla Novotna. Enos Mantoani

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Ve l'immaginate?

Il sogno di una vita!

Finalmente, dopo anni di sogni, sforzi, imprecazioni, lacrime e sudore scendete in campo a Wimbledon. La/il vostra/o fidanzata/o a bordo campo, l'allenatore, qualche parente (fratello scettico compreso), il migliore amico; l'altro angolo al completo che vi guarda con un misto di disprezzo e apprensione. Spettatori comuni, intenti a sorbirsi panna e fragole.

I raccattapalle. I giudici che entrano in impettita schiera. Qualche fotografo che passa di lì. Italiano se del caso. Ubaldo, Tommasi o Clerici che passano a dare un'occhiata. Inframmezzati a manager, pubblicitari, arrivisti, etc...I primi palleggi di riscaldamento, il sorteggio, siete pronti alla battuta. "Play"! Vi passa davanti agli occhi mezza vita, è la vostra occasione. Se poteste fermarvi un attimo cosa pensereste? Conoscendomi, mi metterei a ripetere "non fare doppio fallo, non fare doppio fallo". Che immancabilmente è il modo migliore per effettivamente farlo, il doppio fallo.

Dev'essere andata più o meno così alla de Amorin, brasiliana, che nel 1957 si presentò ai cancelli di Church Road... Contro l'olandese Thung giocava il primo turno e di certo non era rilassata visto che al primo game fece quattro doppi falli, al secondo idem, al terzo pure e al quarto anche. Al quinto, dopo il primo doppio fallo, la palla finalmente entrò in campo. Scherzi del braccino... Certo, dopo un avvio così, è dura vincere una partita, e infatti perse 6-3 4-6 6-1. Certo, lei era una ragazza degli anni Cinquanta, forse un po' troppo timida e non un bamboccio viziato, come ora, sembra, da quel che si racconta, si trovano girando i circuiti. Anche se un po' di sfrontatezza in queste occasioni non fa di certo male...

Ad esempio, l'altra sera, guardando gli Open di Miami il commentatore ha raccontato di Philipp Petzschner (se non ricordo male) che da quindicenne o giù di lì, arrivato sul campo di allenamento della federazione tedesca, si stupì e si lamentò del fatto che non ci fossero i raccattapalle a raccogliere e porgergli le deliziose palline gialle...Una campionessa del tennis tacciata di fragilità emotiva (con qualche ragione apparente, ma fondamentalmente a torto) è stata Hana Mandlikova.

Per sapere da dove viene vi dico che una volta fece da raccattapalle a Martina Navratilova allo Sparta club. Crebbe dunque con davanti a sé il pianeta Navratilova. In un primo tempo ebbero una relazione conflittuale, che poi però sfociò anche in un legame (non penso fossero propriamente “amiche”, piuttosto, io m’immagino, fosse una relazione d’amore-odio) che le portò a vincere assieme nel 1989 gli US Open in doppio.Con Martina condivideva un gioco spumeggiante, fatto di velocità, di attacchi piatti di diritto con volèe micidiali. Di Martina fu alle volte bestia nera e a volte preda. Come lo fu di Chris Evert. Ebbe una certa sfortuna nell’affermarsi in quel periodo chiuso dalle due gigantesse del tennis. Le lasciarono niente di più della terza posizione nel ranking e “solo” quattro Slam, uno dei quali, US Open del 1985, la vide prendersi il lusso di battere la Evert nelle semi e la Navratilova in finale (a proposito della discussione che su questo sito verteva su chi e come abbia battuto numeri uno e due della sua epoca in un torneo).

Dopo essersi ritirata nel 1990 a soli 28 anni a causa di troppi infortuni che le segnarono continuamente la carriera, la Mandlikova, che presa la cittadinanza australiana (come Martina, ma agli antipodi, insomma) è diventata coach di Jana Novotna portandola a vincere quel Wimbledon che ha sempre inseguito senza agguantarlo. Più sopra dicevo che spesso è stata indicata come modello di una giocatrice di grande talento, ma di fragile consistenza mentale. Da quel che di lei ho letto (tanto) e da quel che ho visto (poco), mi sento di confutare, per quel che vale, questa tesi per tre motivi:

1. Il suo talento eccezionale la portava (come alcuni dicono di Federer) a fidarsi troppo del suo talento e così ad apparire quasi svogliata.

2. Il suo gioco era così spumeggiante e rischioso che se non supportato da una eccezionale forma fisica e mentale è impossibile da sostenere per lungo tempo.

3. Come abbiamo visto, dovette confrontarsi con due geni del tennis in senso assoluto che le preclusero alcuni successi che pur avrebbe meritato.


Mentre può essere vero che a volte le mancò il talento o l’abilità o la fortuna di scegliere la soluzione giusta nel momento giusto.

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