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06/04/2011 16:45 CEST - MUTUA MADRILENA MADRID OPEN

Come Tiriac non c'è nessuno

TENNIS - Alla conferenza di presentazione del Mutua Madrileña Ion Tiriac tiene banco da vero padrone di casa. Difende l’idea di giocare sulla terra blu e se i big non sono d’accordo non importa: un gorno si ritireranno mentre il tennis continuerá. Da Madrid, Teo Gallo

Ion Tiriac in esclusiva con UBITENNIS: "Gli italiani sono buoni giocatori...ma sono italiani"

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A Madrid c’è un viale lunghissimo che inizia in centro e ti accompagna fino alle autostrade del nord verso la Galizia e i Paesi Baschi. E’ il Paseo de la Castellana. Lungo questo viale costruirono negli anni ‘40 il Santiago Bernabeu e per andare a Valdedebas, dove il Real Madrid si allenano ogni giorno, bisogna inevitabilmente passare da queste parti. Negli anni della sua prima presidenza il megalomane Florentino Pèrez fece costruire lungo la Castellana quattro grattacieli visibili da ogni punto della cittá e la leggenda dice che ognuna delle quattro torri corrisponde a uno dei “galattici” ingaggiati tra il 2000 e il 2003. Figo,Zidane,Ronaldo,Beckam. Al cinquantesimo piano della Torre de Cristal ( quella dedicata a Zizou) si è svolta ieri la conferenza stampa di presentazione del Master 1000 che inizierá il 29 di aprile; un torneo giovane (festeggiano il decennale quest’anno) che ha bruciato le tappe e si propone oggi come uno dei piú importanti e innovativi del circuito.
“Un torneo hi-tech” è la definizione di Ignacio Garralda, presidente di Mutua Madrileña, lo sponsor principale dell’evento: quest’anno ci saranno schermi tattili sparsi per le istallazioni e i palchi d’onore del campo centrale saranno dotati di tablets per conoscere in tempo reale i risultati e le statistiche di tutti gli incontri. Inoltre gli spettatori potranno scaricare video delle edizioni passate. “La mia azienda ha sponsorizzato per anni la Formula 1, il mondo della vela e il tennis. Di questi tempi dovevamo scegliere e abbiamo puntato sul tennis, uno sport che secondo noi riflette valori importanti. Abbiamo investito nella costruzione del nuovo stadio ( la Caja Mágica ndr) e non ce ne siamo mai pentiti. Il tennis spagnolo ci ha ripagato degli sforzi. Nulla di tutto questo sarebbe stato possibile senza l’aiuto di Ion Tiriac”

Ion Tiriac, 72 anni, l’uomo piú ricco di Romania e una fortuna stimata in 2.400 milioni di dollari è l’alma mater del torneo di Madrid. La sua biografia è leggendaria quanto i baffoni d’argento che lo rendono immediatamente riconoscibile. “Senza sponsor affidabili non si mette in piedi un evento del genere” dice ricambiando i complimenti di Garralda. “Il torneo è cresciuto molto in questi anni, ma non saró contento finché non avremo due settimane a disposizione. Il torneo ideale per un tennista è quello in cui puó alternare un giorno di competizione a uno di riposo. Sto lavorando anche all’organizzazione di un campionato del mondo juniores da tenersi la settimana prima del Masters 1000. In America c’è l’Orange Bowl mentre in Europa non abbiamo eventi junior a quel livello. Oggi la Spagna è la nazione del tennis; è il posto giusto per costruire progetti di queste dimensioni.”

Inevitabilmente si passa a parlare dei famosi campi in terra blu che Tiriac aveva proposto e che difende a spada tratta. “Quest’anno l’Atp mi ha dato il permesso di installarne uno per allenarsi. Capisco che il tennis è uno sport di tradizione e ogni cambio radicale viene guardato in maniera sospetta, ma continuerò a proporlo. Chiamatemi matto, ma mi assumo tutte le responsabilità” Verdasco non ha il coraggio di opporsi e interrogato sulla questione dice che per lui il colore non importa, basta che i rimbalzi siano gli stessi della terra rossa. Piú o meno la stessa opinione espressa da David Ferrer un paio di giorni fa: “Se i rimbalzi sono uguali, per me non cambia nulla”. Cosa ne penseranno Nadal, Federer e Djokovic? Si dice che i primi due non siano per niente d’accordo e il loro parere sembra sia stato decisivo per affondare il progetto. Gli chiedo delle obiezioni di Rafa ma Tiriac non conosce ostacoli: “Non ho parlato direttamente con Nadal, ma non è l’opinione di un singolo giocatore che puó influenzare decisioni come questa. Il colore del cemento è cambiato in molti tornei statunitensi e australiani nel corso degli anni e quindi non vedo il problema. Inoltre, lasciatemelo dire, i campioni vanno e vengono mentre il tennis continua”. Il vice sindaco interviene per ultimo ma la cosa piú interessante che riesce a dire è “Siamo tutti orgogliosi di avere in Spagna il numero 1 del mondo, Fernando Nadal”, riferendosi un po’ all’uno e un po’ all’altro. Le domande sono tutte per Verdasco, ma di tennis si parla poco: vogliono sapere se ha un intrallazzo con la Wozniacki (si sono allenati insieme) e come vede la partita del Real Madrid contro il Tottenham. Verdasco smentisce la love-story con la danese e riguardo la partita di Champions dice di affidarsi all’onnipotente Mourinho: lui saprá che cosa fare.

Alla fine tutti a mangiare sushi godendosi la vista della Sierra, ma c’è tempo per tre domande a Tiriac in esclusiva per Ubitennis.

Signor Tiriac, secondo lei nove Master 1000 sono troppi per il calendario?
Credo nella libera concorrenza, al di lá del numero dei tornei credo che sia giusto che quelli che lavorano bene rimangano e quelli che lavorano male scompaiano.

I Master di Madrid e Roma sono troppo vicini? Pensa che uno dei due dovrá retrocedere o scomparire?
Penso che Roma sia un torneo molto importante, con una storia alle spalle degna del Roland Garros, peró non si puó mai sapere. Il torneo di Amburgo era ben fatto ed era il piú importante in Germania, per un breve periodo è stato addirittura superiore agli Internazionali d’Italia e guarda la fine che ha fatto. Il mercato italiano si merita un torneo d’elite, ma di nuovo è il mercato che decide: Madrid ha il doppio del montepremi di Roma, ha il doppio di tutto…( qui Tiriac esagera ma non c’è tempo per discutere)

Lei ha lavorato con Adriano Panatta, tra gli altri: secondo lei perché non nascono piú grandi giocatori in Italia?
I giocatori italiani non sono male: hanno talento ma forse una parte del problema è che sono molto…italiani. Gli spagnoli per esempio hanno piú fame di vittoria, piú voglia di lottare e sono pronti a sacrificare una parte della loro vita per avere successo in un campo cosí difficile come il tennis professionistico.

Teo Gallo

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