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11/04/2011 14:15 CEST - ATP 250

A Houston vince Sweeting

TENNIS - Primo successo ATP in carriera per lo statunitense, che ha battuto Kei Nishikori con il punteggio di 6-4 7-6 (3) in una finale condizionata dal forte vento. Avanti meritatamente di un set e un break, Sweeting ha poi rischiato di giocare un terzo set che lo avrebbe visto sfavorito, considerate le scarse energie fisiche rimaste. Riccardo Nuziale

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È stata la giornata delle prime volte per Ryan Sweeting. Per la prima volta in carriera è riuscito a battere il giapponese Kei Nishikori dopo quattro sconfitte (una nel circuito maggiore, quattro in quello challenger, curiosamente sempre negli Stati Uniti) e, facendo questo, ha portato a casa il primo trofeo ATP della propria carriera nella prima finale giocata (in singolare; in doppio perse una finale nel 2009 sempre a Houston contro i Bryan).

È finita 6-4 7-6 (3) per il giocatore nato alle Bahamas ormai 24 anni fa (li compirà in luglio); risultato piuttosto sorprendente non solo in considerazione degli head to head, ma anche della pesantezza degli score con cui Nishikori si era imposto nei due precedenti sulla terra (dieci game ceduti in quattro set) e dell’autorità con cui il nipponico era arrivato in finale (nessun set perso, a differenza di Sweeting, che aveva ceduto due parziali).

La partita di oggi, va detto, è stata pesantemente condizionata dal forte vento; per tutto il match entrambi i giocatori hanno tentato di centralizzare il gioco il più possibile, caricando i colpi per far indietreggiare l’avversario e aprirsi il campo. Sweeting è stato però più bravo e coraggioso, applicando una tattica più aggressiva, cercando non di rado accelerazioni con il dritto inside out e il rovescio lungolinea. Nishikori si è invece maladattato al vento e si limitato a giocare in difesa, senza però trovare quasi mai profondità nei colpi, affidandosi di conseguenza, nel bene e nel male, alle sorti del tennis del suo avversario.

Sweeting ha messo in atto la propria tattica sin dall’inizio, portandosi così 15-40 su servizio Nishikori, che però è stato bravo a risalire con il servizio. Nonostante la superficie e le difficili condizioni di gioco, i servizi hanno sorprendentemente padroneggiato: nei sette giochi successivi non solo non si è registrata una palla break, ma nemmeno un game ai vantaggi.

Sul 4-4 però Nishikori ha commesso un paio di errori di troppo e, sul 30-40, ha affossato un rovescio in rete, concedendo il break che Sweeting, pur con qualche difficoltà (0-30 e 40-40), non si è lasciato fuggire.

Sulle ali dell’entusiasmo, lo statunitense ha breakkato anche nel terzo gioco del secondo set, grazie ad una bella risposta in rovescio lungolinea, ma qui, per la prima volta, Sweeting ha probabilmente sentito la pressione di stare giocando la prima finale in carriera (davanti ad un pubblico amico, oltretutto): nel game successivo, avanti 30-0, ha rimesso in carreggiata uno sconsolato e falloso Nishikori, restituendo alla seconda opportunità il break acquisito.

Controbreak che ha di fatto spostato gli equilibri del set, con gli agevoli game di servizio del giapponese contrapposti a quelli sempre più laboriosi del beniamino di casa; nell’ottavo game Sweeting, sotto 0-30, ha iniziato la rimonta con un ace di seconda, mentre nel decimo, interminabile, gioco, lo statunitense ha agguantato il 5-5 dopo aver annullato brillantemente tre set point e aver sciupato sette palle game.

È il preludio al tie-break, dominato da Sweeting: avanti per due volte di un mini-break, l’americano si è fatto per due volte riprendere (la seconda volta con un doppio fallo) ma, dopo il cambio campo sul 3-3, non ha più concesso un punto a Nishikori che, nel tie-break come nell’intera partita, ha fatto ben poco per vincere il match.

Un americano torna quindi a vincere il torneo di Houston dopo 5 anni (nel 2006 fu Fish ad imporsi), mentre era dal 2005 che la doppietta a stelle e strisce singolo-doppio non andava a segno (il doppio è stato chiaramente vinto dai Bryan).

Sweeting certamente non è il campione che gli Stati Uniti stanno aspettando; è difficile ipotizzare per lui anche un ingresso nei top 30. Ma è altrettanto vero che, pur in un momento di profonda crisi come quello attuale, la scuola americana non cessa di produrre giocatori di buon livello. La Gran Bretagna, probabilmente, pagherebbe oro per avere un giocatore come lui.

Riccardo Nuziale

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