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09/04/2011 13:23 CEST - ATP Tour

Andy Murray: ancora dubbi sul coach

TENNIS - Chi sarà il prossimo allenatore di Andy Murray? Oltre l'affascinante candidatura di Ivan Lendl, che ha destato molto interesse tra gli addetti ai lavori e gli appassionati, Sandra Hewitt di ESPN Tennis ha individuato quattro possibili nomi di grandi campioni del passato che potrebbero fare al caso dello scozzese. E fargli superare la "sindrome Slam". Paolo Giua

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Andy Murray - è evidente - sta vivendo un brutto periodo dal punto di vista dei risultati. Esattamente come l’anno scorso, dopo la sconfitta in finale agli Australian Open (questa volta ancor più dolorosa perché non inflittagli dalla sua “bestia nera” negli Slam, Roger Federer, bensì da Nole Djokovic), lo scozzese non riesce più a trovare risultati importanti. Addirittura, ha perso tre volte su tre al primo turno a Rotterdam, Indian Wells e Miami.

Uno dei problemi maggiori di questa fase della carriera di Murray è la mancanza di un rapporto duraturo con un coach. Dopo gli Australian Open ha interrotto la collaborazione con Alex Corretja, iniziata nell’aprile del 2008, durante la quale ha raggiunto i suoi traguardi più importanti, cioè le tre finali negli Slam (US Open 2008, Australia 2010, Australia 2011).

Mentre prosegue la collaborazione con l’ex numero 727 del ranking, Vallverdu, diventato suo coach temporaneo, Murray è ora alla ricerca di un nuovo coach full-time; in una intervista non ha nascosto di incontrare numerosi problemi nel trovarne uno disposto a seguirlo per la maggior parte del circuito, soprattutto per eventi come gli Slam.

Durante le ultime settimane sono state fatte molte ipotesi sul possibile successore di Corretja. Ha destato scalpore la notizia secondo cui tra i candidati più accreditati ci sarebbe anche l’ex-campionissimo Ivan Lendl, 51enne, che si era già offerto di aiutare Murray per la conquista del suo primo Slam. Sandra Hewitt del “Tennis Blog” di ESPN Tennis ha provato a tracciare il profilo del coach più adatto per Murray, provando a suggerirgli di scegliere tra quattro grandi del passato: Becker, Connors, Gottfried e Martin.

Boris Becker, campione di Wimbledon a soli 17 anni nel 1985, viene indicato per la capacità di riuscire ad utilizzare in maniera costruttiva le proprie emozioni e anche perché sarebbe difficile per Murray opporsi ad una figura di tale carisma. Tuttavia bisogna tener conto che Becker non ha esperienza da allenatore e, attualmente, sembrat più interessato alla propria attività con il poker professionista, di cui è diventato ormai una star, che difficilmente abbandonerebbe per seguire per tutta la stagione lo scozzese.

Di Jimmy Connors, uno dei più grandi tennisti di sempre, vengono sottolineati la straordinaria forza di volontà e l’autocontrollo, che potrebbero aiutare Murray a sbloccarsi e vincere finalmente una prova dello Slam; inoltre “Jimbo” ha dovuto fare i conti nella propria carriera con la madre, che era quasi sempre presente ai suoi incontri, e potrebbe dunque consigliare lo scozzese su come gestire il rapporto con Judy Murray, che è da molti vista come una presenza troppo ingombrante. Detto ciò, bisogna ricordare l’esperienza non felice del connubio Roddick-Connors e, comunque, sembra azzardato ritenere che l’americano possa risolvere i problemi “familiari” di Andy attraverso la propria esperienza.

Molto più concreta è la candidatura di Brian Gottfried, ex-numero 3 al mondo, che negli anni ha acquisito una notevole esperienza nell’allenare i professionisti e potrebbe aiutare Murray sul piano tecnico-tattico.

Infine Todd Martin, che è stato per un periodo coach anche di Djokovic, attuale numero 2 del ranking. Todd sarebbe utile in questa fase negativa di Andy, facendo emergere quella sicurezza mentale che, assieme al talento (di cui è abbondantemente provvisto), lo porterebbe a raggiungere grandi risultati.

Fin qui ipotesi e suggerimenti. Resta il fatto che, se il numero 4 del ranking fatica così tanto a trovare un allenatore adatto alle proprie esigenze, forse la "sindrome da Slam" di cui soffre ha origini e natura più profonde.

Paolo Giua

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