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14/04/2011 11:57 CEST - Profili

No line on the horizon

TENNIS – Ama gli U2 e Casinò, è appassionato di Friends e di caccia subacquea. Parabola di Ryan Sweeting, americano nato nelle Bahamas, passato alla carriera da pro dopo una breve parentesi universitaria finita male. In mezzo qualche successo nei Challenger, una vittoria su Maria Sharapova e tante racchette rotte. Alessandro Mastroluca

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Ama la caccia subacquea, per questo si è trovato a suo agio nell’obbedire alla routine del bagno vestito per il vincitore del 250 di Houston. Ma forse non ha gradito così tanto rimanere nelle profondità del ranking. Il suo film preferito è Casinò, perciò non è strano che per risalire la classifica abbia deciso di puntare tutto sul rosso. Ammira Federer e gli U2, ma il suo “Moment of surrender” l’ha vissuto contro Nadal in Australia, e nonostante il primo trionfo da pro, può dire “I Still Haven't Found What I'm Looking For”. 

È fan della serie “Friends” ma lui, che è nato su un’isola, le Bahamas, si è trasferito a Miami a 12 anni e il diploma di high school l’ha preso online, di amici non ne ha avuti poi molti, almeno fino all’università.

Poche pennellate per tratteggiare Ryan Sweeting, che ha vinto la “finale più giovane” del 2011 contro Kei Nishikori e conquistato gli US Clay Court Championships. “Sulla terra mi sono sempre trovato bene” ha spiegato, “sono cresciuto allenandomi sul rosso alle Bahamas”.

Il passaggio nella vicina Florida porta risultati positivi. Nel 2005 vince gli Us Open Junior superando in finale con un doppio 6-4 Jeremy Chardy, fresco campione a Wimbledon. “A casa” ha spiegato Sweeting in un’intervista per il sito dell’ATP, “conservo in una bacheca il trofeo, la palla dorata, i biglietti e i ritagli di giornale. È stata un’esperienza eccezionale”.

In quei mesi si allena all’IMG Academy con Mary Pierce, Taylor Dent e anche Maria Sharapova. La russa, all’epoca numero 4 del ranking WTA, già vincitrice a Wimbledon nel 2004, il 2 dicembre 2005 decide di sfidare Ryan Sweeting, numero 4 della classifica ITF all’epoca, in un match 2 set su 3. Masha inizia meglio, allunga 5-0, ma riuscirà a vincere solo tre dei successivi 16 game. La loro “battaglia dei sessi” non finisce come la leggendaria sfida tra Bobby Riggs e Billie Jean King: Sweeting vince 75 63.

Tra queste due partite, Sweeting deve decidere della sua vita e della sua carriera. Entrare subito nei pro, magari per un anno, o proseguire gli studi e passare attraverso le competizioni NCAA? L’Università della Florida gli offre un posto per giocare con i Gators, la squadra di tennis allenata da Andy Jackson, e Ryan accetta. Nell’autunno del 2005, poi, passa un mese all’accademia di John Roddick, il fratello maggiore di Andy e anche lui tennista a livello universitario con i Georgia Bulldog.

“John mi ha fatto aprire gli occhi e vedere le diverse opzioni in campo” ha spiegato.” Mi ha insegnato a muovermi meglio, con lui sono diventato più forte. Anche Andy è stato eccezionale. Ero lì per essere il suo sparring partner, ma trovava tempo per aiutarmi con le tecniche, i modi di colpire la palla”.

Sarà questa seconda esperienza ad avere il maggiore effetto di lungo periodo. La carriera universitaria, infatti, non dura a lungo. Nell’inverno del 2006 viene scoperto dalla polizia con in macchina bevande alcoliche e sostanze senza prescrizione che fanno ipotizzare agli agenti un tentativo di spaccio (accusa che finirà per cadere). E' interdetto sia dall’attività universitaria che dalla Federazione tennistica delle Bahamas che lo sospende fino al successivo 30 settembre.

Sweeting abbandona il college e inizia a giocare per gli Stati Uniti. A fine aprile del 2006 vince il Challenger di Vero Beach, ottiene una wild card per il main draw degli Us Open e passa un turno approfittando del ritiro di Coria prima di perdere in cinque set da Olivier Rochus.

La scalata di Sweeting, però, si ferma per qualche anno. A parte tre vittorie nel circuito Challenger, la svolta tra i “grandi” è ancora lontana. Una svolta ritardata anche da un carattere “safinesco” che moltiplica le racchette rotte e le parolacce e non fa salire il numero di vittorie. È esemplare la sconfitta con Nishikori nei quarti del Challenger di Carson del 2007: l’americano è avanti 62 52, ma non riesce a chiudere. E più la vittoria si allontana, più il suo match si trasforma in una successione di proteste con gli arbitri, di improperi e palle lanciate verso gli spalti. Finirà per perdere 2-6 6-7 (13) 6-4 e romperà una racchetta alla fine del tiebreak.

In quattro anni, contro lo stesso avversario chiude un cerchio. O meglio, due. Perché a Houston era arrivata la sua prima finale di doppio nel circuito maggiore: in coppia con Jesse Levin era stato battuto dai gemelli Bryan nel 2009. E la scorsa settimana è Wayne Brown, stimato coach e padre dei gemelli più famosi del tennis mondiale, a dare a Sweeting i consigli giusti per arrivare al successo.

Dopo aver perso il servizio nove volte nei primi tre match, l’incontro con Brown stabilizza il colpo di inizio gioco di Sweeting, brekkato solo una volta tra semifinale e finale. “Ho passato un po’ di tempo con Wayne e mi ha dato un po’ di consigli sul mio servizio, soprattutto sul lancio di palla. Io ero abituato a lanciarla molto indietro, lui mi ha convinto a tirarla un po’ più avanti per spingerla di più”.

La vittoria ha prodotto anche il best ranking, al numero 67. E' arrivato il momento della risalita per il tennista amante della caccia subacquea.

Alessandro Mastroluca

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