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21/04/2011 10:41 CEST - FOOT FAULT

Rino e Gianni, quanto ci mancate!

TENNIS - E' bastata un'esclamazione, un semplice "sciagurato!" riferito a un giocatore, per far tornare alla mente la coppia di commento composta da Rino Tommasi e Gianni Clerici. Attualmente i due sono "in panchina", ma chi si è appassionato al nostro sport grazie alle loro telecronache spera di poterli riascoltare. E intanto li ringrazia di cuore. Luigi Ansaloni

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Guardavo, in una giornata feriale senza alcuna pretesa, il “1000” probabilmente più inutile e brutto del circuito, ovvero Montecarlo. Non tanto per la terra rossa, per la sua lentezza esasperante o per l’atmosfera orribilmente patinata che lo circonda, e nemmeno perché è un torneo di prima classe monco, dato che nessuno è obbligato a giocarlo. Per la serie: ci sei, bene, non ci sei, amen. Ma comunque, dicevamo. Stavo guardando il torneo di Montecarlo quando distrattamente alle orecchie arrivava una parola, chiara e semplice. “Sciagurato”. Non ricordo a quale eroe della racchetta si riferiva e non ha la benché minima importanza, ma ricordo perfettamente la potenza del dubbio. Si, il dubbio. Spuntato così, all’improvviso, a tradimento. Con la stessa forza e con lo stesso, grosso, punto interrogativo (fosse solo quello…) che ti viene quando il tuo capo a lavoro ti parli e non sai di che accidenti sta parlando. Lo “sciagurato”, non il tennista, ha così catturato la mia attenzione. La voce, la cadenza, non era la stessa. Non c’era lo stesso suono. Insomma, a bacchettare lo sciagurato di turno non era Gianni Clerici, ma un altro commentatore di Sky (mi perdonerete, non ricordo chi). A quel punto il (poco) cervello in possesso gira vorticosamente e pensa: ma com’è che non si è sentito Clerici, in questi giorni monegaschi? E non c’era traccia nemmeno del suo “amante di microfono”, ovvero Rino Tommasi.

Semplicemente, la più grande e famosa coppia di commentatori di tennis. Unica, inarrivabile. La loro notorietà è leggendaria, supera (e di tanto) i confini italici. La risposta, ahimè, era molto semplice: Sky non ha “convocato” Gianni Clerici e Rino Tommasi nella squadra per Montecarlo. E almeno Clerici, attenzione, era lì, in loco, a fare il suo mestiere, il lavoro di una vita. Non il solo, certo, ma “seguire” il circo girovago della racchetta ha sicuramente fatto parte della sua essenza, della sua esistenza.  Come Tommasi, sempre indaffaratissimo in mille cose dalla sua residenza romana. Adesso, questo foot fault non vuole essere una critica ad una tv, una compagnia come Sky, che ci permette di guardare tennis ad altissimo livello, e non vuole nemmeno sminuire chi ha sostituito in quei giorni Tommasi e Clerici. Fior di esperti, bravissimi al commento (chi più, chi meno, certo), gente professionalmente impeccabile. E non vuole nemmeno cercare di capire del perché, almeno per Montecarlo, i due fuoriclasse siano stati messi in panchina. E, per essere ancora più chiaro, non è stato di certo il direttore Ubaldo a commissionarmi questo pezzo, nonostante l’amicizia che lo lega ai due.

Non sappiamo se a Roma e a Wimbledon Rino e Gianni saranno regolarmente al loro posto, ai microfoni della pay per view più amata dagli italiani (almeno credo, se non lo è qualcuno me lo dica). Sarebbe bello, speriamo. Il tempo passa, certo. Le cose si evolvono, certo. Un ricambio è normale, certo. Ma quello che hanno rappresentato Gianni Clerici e Rino Tommasi, per la mia generazione di appassionati di tennis, non si può spiegare bene a parole. E’ stato un contributo semplicemente inarrivabile, enorme. Chi ha iniziato a guardare tennis e chi ha 30 anni o giù di lì, anche qualcuno in più, non può non associare la parola tennis a Clerici e Tommasi. Molti appassionati si sono avvicinati al tennis grazie a loro, e questo è un dato incontrovertibile, certo, scritto in calce. Le loro telecronache sono state, sono e saranno per sempre nella mente di tutti. Con Ubaldo e con Roberto Lombardi hanno rappresentato la migliore squadra al commento, senza se e senza ma. Adesso quella squadra, per uno motivo o per un altro, non c’è più. Il professore non c’è più, Ubaldo nemmeno, per motivi che io so ma che non dirò (un giorno se vorrà lo racconterà lui), Gianni e Rino sono stati messi in panchina. Sempre pronti, però, a subentrare. E la speranza di tutti, in fondo, è proprio questa. L’adolescenza, mia e quella di molti altri, ha ricordi di quello “sciagurato”, di molte altre cose, di Rino e Gianni al commento. E senza di loro, noi che siamo giovani ma nemmeno poi così tanto, ci sentiamo anche un po’ più vecchi. E se quella panchina dovesse per caso diventare tribuna, lasciatemi dire, a nome di tutti: grazie, cari vecchi ragazzi. Sarà retorico, ma in fondo chissenefrega.

Luigi Ansaloni

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