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27/04/2011 16:53 CEST - L'ARGOMENTO

Binaghi: "Roma merita uno Slam"

TENNIS - Un principio, forse anche giusto, già sostenuto da Ion Tiriac per "lanciare" Madrid, è stato ripreso dal presidente FIT. Ma il Foro Italico è troppo piccolo per nutrire tali aspirazioni. Per stadi, campi, spettatori, logistica, la rivendicazione non ha alcuna chance di produrre un effetto. La pulce e l'elefante? Ubaldo Scanagatta

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“Roma e il suo torneo in grandissimo progresso devono poter ‘competere’ con i quattro Slam per potersi eventualmente sostituire ad uno di essi. E’ assolutamente ingiusto che mentre ci si deve guardare le spalle dall’avvento di tornei organizzati magari dal Sultano del Brunei, i tornei di successo come il nostro non possano aspirare a scalzare …Davydenko (metafora che stava a significare il più debole dei primi quattro Slam…)”.

Confesso che quando ho sentito esprimere questo concetto dal Presidente federale Angelo Binaghi nel corso del talkshow televisivo "Tennis Club" diretto da Caputi, pur intuendone (e in parte quasi condividendone) la logica ispiratrice, sono sobbalzato sulla sedia.

Per prima cosa _ poiché il virgolettato di inizio articolo esprime una sintesi del pensiero Binaghiano _ ho provveduto a registrarne l’audio per poterlo proporre in versione originale ed integrale a tutti i frequentatori di Ubitennis interessati sia all’argomento (basta cliccare sopra al link dell’audio) sia a capire meglio quanto ha detto lui e, poi qui di seguito, quel che penso io.

La premessa dalla quale è partito Binaghi è che nessun torneo dello Slam o dei Masters 1000 avrebbe fatto i progressi degli Internazionali BNL d’Italia.

Io ho qui fatto quel che non aveva fatto lui: ho cioè usato il condizionale, perché i dati degli altri tornei Binaghi non li ha citati e non sono troppo sicuro che li conosca a fondo per affermare quanto ha invece affermato con grande sicumera.

Non lo ha detto, ma immagino che _ nella più corretta delle ipotesi per uno che fa spesso riferimento all’”onestà intellettuale” quale che sia l’argomento del quale si occupa _ Binaghi si riferisse tutt’al più ad una crescita in percentuale del bilancio economico del torneo. Anche qui non lo so per certo, nè so da che punto e da che anno cioè intendesse compararlo e farlo partire (forse dal 2002 e l’anno del crollo dell’ISL per i tornei Masters, il punto più basso, come è stato fatto per il bilancio comparato pubblicato sul sito FIT).

Se _ ad esempio _ il confronto fosse stato fatto con un torneo in rosso, basta un milioncino di euro in attivo, per denunciare incremento percentuale notevolissimo e tuttavia risibile al cospetto di bilanci attivi multimilionari in atto da anni.

Accennate qui sopra le mie riserve sulla credibilità della premessa binaghiana, voglio dire che il principio _ a suo tempo già messo in discussione provocatoriamente da Ion Tiirac, ma su altre premesse e ben altri investimenti: “Perché Madrid se offrisse spazi e soldi molto superiori a Parigi, Australian Open non potrebbe aspirare a diventare uno Slam” _ di poter aspirare a sostituire lo Slam più debole con un altro torneo potrebbe essere in linea di puro principio accettabile.

Ma il pulpito da cui può provenire una simile dichiarazione di principio deve essere credibile, altrimenti sa di sparata donchisciottesca, se non superficialmente propagandistica.

La pulce ha pieno diritto di gridare nella giungla “tutti gli animali dovrebbero avere gli stessi diritti, siamo tutti uguali”, ma se lo fa al cospetto dell’elefante, che ha altre dimensioni, tradizioni, credibilità, autorevolezza, potere, ha soltanto l’effetto di provocare l’ilarità generale di tutto regno animale.

La 500 Fiat è certamente una macchina ottimamente riuscita, ma non pretende _ appena affermatasi sul mercato dell’auto rimediando ai danni d’immagine procurati dalla Duna, dalla Multipla e da tutta una serie di flop raccapriccianti _ di iscriversi alle gare di Formula Uno e competere con le Ferrari.

Un minimo di umiltà, di consapevolezza dei propri limiti è necessaria, se non si vuole essere accusati di provincialismo e di superficialità.

Il torneo di Roma, nella pur splendida cornice del Foro Italico, occupa un’estensione di meno di due ettari. Potrà contare quest’anno su undici campi, di cui appena 8 di gara per il torneo misto (uomini e donne) più 3 di allenamento.

Ciò contro i 24 campi dell’Australian Open, i 20 campi del Roland Garros che diventeranno 31 nel 2016, i 19 di Wimbledon (senza contare quelli d’allenamento dell’adiacente Aorangi Park) i 43 di Flushing Meadows.

Tutto ciò senza contare le ben diverse facilities logistiche, i parcheggi, i mezzi per arrivare (metro, treno, navettes) alle varie location.

Roma ha dichiarato nel 2010 176.150 spettatori (di cui 122.797 al torneo maschile), mentre l’Australian Open 651.127 quest’anno (quasi 4 volte tanto), il Roland Garros due anni fa più del doppio 460.390 pur non avendo (diversamente da Roma) sessioni serali di gioco, così come anche Wimbledon che un anno fa raggiunse 489.946 spettatori. Con 712.976 lo US Open batte tutti e più di 4 volte Roma.

Binaghi l’altra sera al Talk Show di Supertennis ha accennato alla capienza del nuovo stadio romano, dichiarandolo inferiore a 10.000 posti (9.500?). Prima di darvi le cifre relative agli stadi principali degli altri Masters 1000 _ ecco quelle dei 4 Slam dove si vede che in ciascuno di essi perfino il “loro” secondo stadio ha maggior capienza rispetto al primo di Roma. Senza dimenticare che sia a Melbourne sia a Wimbledon si può giocare anche al coperto e presto accadrà anche negli altri due Slam. Tenete d’occhio, in queste cifr, soprattutto le misure relative agli spazi disponibili.

AUSTRALIAN OPEN
Spazio totale 20 ettari

 

Rod Laver Arena: 15.000
Hisense Arena: 10.000
Margaret Court Arena: 6.000
Show Court 2: 3.000
Show Court 3: 3.000

TOTALE CAMPI: 24 (di cui 2 indoor)
SPETTATORI EDIZIONE 2011: 651.127


ROLAND GARROS
Spazio totale: 8,5 ettari (diventeranno 14 dal 2016)

Campo Chatrier: 14.845
Campo Suzanne Lenglen: 9.959
Campo 1 3.815
Campo 7: 1.498
Campo 2: 1.445
Campo 3: 1.196

TOTALE CAMPI: 20 (nel 2016 diventeranno 31: 18 + 13 presso lo Stade Jean Bouin)
SPETTATORI EDIZIONE 2009: 460.390
Nel nuovo Roland Garros verrà costruito uno stadio da 8.000 posti, uno da 5.000 (al posto dell’attuale campo 1) e uno da 2.000.

WIMBLEDON
Spazio totale 20 ettari

Centre Court 14.971
Campo 1: 11.393
Campo 2: 4.060
Campo 3 (verrà inaugurato nel 2011): 2.000
Campo 12: 1.020

TOTALE CAMPI: 19
SPETTATORI EDIZIONE 2010: 489.946

US OPEN
Spazio totale: 14 ettari

Arthur Ashe: 23.733
Louis Armstrong: 10.103
Grandstand: 6.106
Campo 11: 1.604
Campo 4 e Campo 7: 1.488

TOTALE CAMPI: 46
SPETTATORI EDIZIONE 2010: 712.976

Per quanto riguarda la capienza degli stadi degli altri Masters 1000 ecco qua.


Indian Wells - 16.100
Miami - 13.800
Monte Carlo - 10.113
Madrid - 12.500
Montreal - 11.500
Cincinnati - 11.433
Shanghai - 15.000
Parigi Bercy - 13.000.

 

Insomma, io sarei il primo ad essere felice se Roma potesse scalzare Parigi o un altro Slam, ma per alzare la voce, sbandierando successi straordinari che (permettetemi di ritenere…) quantomeno a Miami, Indian Wells, Montreal, Madrid, verrebbero considerati invece in ben altro modo, non si può far la figura della pulce con l’elefante senza rischiare il ridicolo. Ci vogliono ben altre premesse.

Melbourne lasciò il Kooyong Stadium con la sua bell’erbetta per spostarsi a Flinders Park e al Rebound Ace certo meno romantico, New York mollò il bellissimo West Side Tennis Club per spostarsi ad un molto meno fascinoso Flushing Meadows, l’All England Club non ha badato né a spese né troppo alla tradizione quando si è trattato di dotare il club privato di un campo n.1 ben più ampio di quello storico, né di creare un tetto sul mitico centre-court pur garantendo di non voler infrangere né il riposo notturno degli abitanti del sobborgo londinese né quello domenicale.

Tutto ciò detto, sottolineato e circostanziato _ come mi piacerebbe che anche i “politici” facessero quando invece preferiscono purtroppo esprimersi tramite slogan d’effetto _ non è che io non apprezzi quanto Coni-Servizi, collaborando con la Fit e coinvolgendo sponsor di nome e prestigio come BNL-BNP-Paribas, è riuscita a fare in una città difficile come Roma, nella situazione di degrado economico-politico (e direi anche socio-etico) del Paese.

Il nuovo stadio, ancorchè insufficiente alle necessità contemporanee, è comunque un bel passo in avanti rispetto al vecchio stadio “provvisorio” costruito anche con i tubi Innocenti. Bisogna darne atto a chi è riuscito a realizzarlo, piaccia o non piaccia agli esteti dell’architettura. E altri buoni risultati, per quanto riguarda ad esempio l’aspetto coreografico del torneo, l’allestimento del villaggio, il coinvolgimento di sponsor e aziende (il corporate…), è stato certamente fatto e va riconosciuto alla FIT, alla Coni-Servizi e agli uomini che dietro a queste sigle hanno dato un contributo concreto.

Mi rendo anche conto che a Binaghi sarebbe piaciuto poter dire _ per convincere le autorità politiche nazionali e locali _ che per aspirare ad ospitare le Olimpiadi 2020 va costruito uno stadio, e un ambiente molto più ampio (zona Tor di Quinto?) e che il miraggio di poter un domani ospitare un Slam avrebbe potuto essere un argomento importante da spendere…ma si tratta appunto di un miraggio. E non è con l’Atp che ce la si può prendere. L’Atp non c’entra nulla, e nemmeno la WTA. Ma semmai con la miopia di chi dirigeva la Federtennis, il Coni e tutto l’apparato politico all’epoca in cui l’Australian Open era “la gamba zoppa degli Slam”, e in cui si doveva progettare il trasloco ad una sede magari meno suggestiva ma più pratica.

Ora è troppo tardi, il ruggito della pulce al cospetto degli elefanti fa purtroppo solo sorridere e scuotere la testa. E che da politico nazionale Binaghi voglia improvvisarsi internazionale è altamente improbabile. E per una questione di obiettivi, la rielezione, e di lingue che il presidente sardo non conosce a sufficienza.

Ubaldo Scanagatta

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