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27/04/2011 23:44 CEST - PROTAGONISTI

Veterani che non mollano mai

TENNIS - Se i teenagers fanno fatica a entrare nel tennis che conta, possiamo divertirci lo stesso guardando giocare i grandi talenti degli ultimi dieci anni, quei giocatori che hanno raccolto le briciole lasciate loro da Federer e Nadal. Alcuni si avvicinano al canto del cigno. Una lista, non esaustiva, dei tennisti di cui sentiremo la mancanza. Teo Gallo

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Il ranking Atp può essere visto come un “non-luogo” i cui abitanti si muovono secondo ritmi e dinamiche diverse. Ci si entra appena maggiorenni di solito e si scopre che tutto è diverso rispetto al circuito junior; ci sono i soldi, quelli veri, ci sono un sacco di belle donne, il pubblico esige spettacolo e nessuno dei giocatori è disposto a regalare niente. In questo palazzo di vetro dove ogni settimana ci sono traslochi e cambiamenti, c’è chi si è costruito un super-attico (Federer, Nadal) e chi da poco ha ristrutturato e ampliato la foresteria (Djokovic). Altri hanno vissuto lì per anni e si apprestano a lasciare il loro posto a nuovi inquilini (Roddick, Davydenko). I più scostanti hanno goduto della vista solo poche settimane per poi tornare a casa: alcuni sono stati così bravi da fare avanti e indietro un paio di volte. Se nel tennis il talento è il primo requisito necessario e lo elargisce madre natura, subito dopo ne vengono altri che si conquistano giorno dopo giorno con il lavoro e l’allenamento: la forza mentale, la capacità di soffrire, la voglia di vincere, la tenuta fisica. Molti giocatori sono stati nella top ten dimostrando di avere la stoffa e l’anno successivo sono sprofondati in classifica, costretti a ricominciare da capo. Il credito guadagnato in quelle settimane di grazia serve comunque ad avere nuove opportunità, in particolare nei tornei di casa.

A volte ritornano alla soglia dei trenta e non si sa bene che cosa aspettarsi: una brutta figura? Spesso si tratta del canto del cigno di tennisti di cui sentiremo la mancanza. Questa settimana si gioca a Monaco e nel doppio si rivede Tommy Haas, 33 anni, virtuoso discendente di Boris Becker e Michael Stich. Assente dai campi da più di un anno e sottopostosi nel frattempo a due operazioni (all’anca e al gomito) il tedesco se la prende con calma, in attesa di vedere come risponderà il fisico. Haas arrivò ad essere il secondo giocatore del mondo nel maggio del 2002. Possiamo considerarlo uno delle vittime più illustri del cannibalismo di Federer, che iniziò a dominare di lì a poco. E’ riuscito comunque a vincere 12 tornei su tre superfici, l’ultimo ad Halle nel 2009, quando giocò alla grande per tutto il mese di giugno, arrampicandosi fino alla semifinale di Wimbledon, battendo due volte Djokovic per poi arrendersi allo svizzero. In quei venti giorni Tommy Haas fu l’immagine più cristallina di come il talento non ti abbandona mai: concentratissimo, veloce, pieno di fiducia in sé stesso, arrivò a 31 anni a raggiungere il miglior piazzamento in uno Slam di una carriera piena di alti e bassi. Rimase per un anno nei top venti grazie ai punti guadagnati sull’erba, poi di nuovo l’oblio. Il tempo passa per tutti e altri grandi tennisti potrebbero essere vicini al loro ultimo show: sono grandi giocatori dell’ultimo decennio, degni avversari usciti massacrati dai confronti con il Genius svizzero e la bestia iberica.

C’è l’ex numero 1 Hewitt, l’ultimo australiano ad arrivare nell’elite: lo ricordiamo vincitore ad Halle un anno fa proprio su Federer: questa settimana è sceso altri tre posti ed ora occupa il 64. Poca gloria per lui nel 2011, con lo sfortunato sorteggio a Melbourne che gli propinò al primo turno il diabolico Nalbandian, vincitore in cinque lunghi set. Ovvio che sulla terra rossa non può dare notizie di sè, vedremo cos’ha in serbo per l’estate, una delle ultime probabilmente: Hewitt è un giocatore che mancherà al circuito e agli appassionati del tennis d’autore. Ci mancherà anche Fernando Gonzalez.. Lo si ricorda provatissimo dopo il terremoto nel suo Cile; la priorità era tornare a casa a dare una mano a tutti i costi. Proprio ieri a Belgrado ha vinto il primo match dopo quasi 8 mesi di stop (6/2 6/4 a Martin Klizan) e adesso troverà Feliciano Lopez negli ottavi. Gonzalez ha tre medaglie olimpiche nel salotto di casa ma soprattutto sa tirare un dritto lungolinea anomalo che pochissimi hanno in repertorio, anche tra i piani alti del ranking. Lunga vita a Fernando. E che dire di Davydenko, solidissimo top ten per cinque anni di fila e ora sceso al 40 dopo essersi inguaiato con infortuni e cambi di coach e racchetta. Il russo non ha mai avuto paura del duopolio dominante, prendendosi quello che restava da prendersi con grande dignità e un tennis granitico, a volte addirittura piacevole a vedersi. Venti titoli in singolare sono un bottino di prima categoria, compresi due Masters 1000 e una Coppa dei Maestri nell’anno di grazia 2009. Oggi come oggi non rientra più nei pronostici dei tornei che contano, pur avendo iniziato benissimo l’anno con la finale a Doha e una bella lezione (6/3 6/2) a Nadal.

La grande delusione del 2011 è stata Andy Roddick: non è riuscito a difendere nemmeno la metà dei punti conquistati lo scorso anno tra Indian Wells e Miami, una brutta botta che gli è costata l’uscita dai primi dieci: ciò non significa che Roddick si presenterebbe da sfavorito in un eventuale match sul veloce contro un Berdych o un Monfils, che gli sono davanti in classifica. Il suo schema tattico è ancora valido. Fisicamente è integro. Speriamo di vederlo rilassato e in forma tra Wimbledon e New York, per rivendicare un posto lassù. Roddick ha 28 anni e può ancora vincere tornei; anche lui in ogni caso ci mancherà quando sarà finita l’avventura. Uno yankee puro nell’Atp ci vuole sempre, e dopo di lui chi rimane? Fish, che sta vivendo la classifica più dolce della sua vita, è un anno più vecchio di Andy, e con parecchi infortuni alle spalle. Un grande volleyer Mardy Fish, lui sì che mancherà ai puristi. E Nalbandian…lo hanno sepolto un paio di volte ma a smettere non ci pensa proprio: per lui la classifica conta poco e se il sorteggio lo mette di fronte a un top player lo spettacolo è garantito. E poi Nieminen col suo “gancio” sinistro, Ljubicic e quel rovescio a tutto braccio: ci mancheranno Llodra e il suo stile da spadaccino, sempre pronto a ricamare sotto rete.
In attesa di qualche giovane con la testa da campione, è un piacere godersi i match di questi veterani del circuito, gente che di Slam ne ha vinti pochi ma riesce ancora a sorprendere e divertire.

Teo Gallo

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