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30/04/2011 22:43 CEST - Storie di tennis

India e Pakistan, tennis per la pace

TENNIS – Dal 10 maggio Birbal Wandara, coach indiano che ha lavorato anche con Somdev Devvarman, andrà ad allenare per un mese in Pakistan, a Islamabad. Un piccolo gesto che potrebbe rivoluzionare i rapporti tra questi due paesi, in guerra da mezzo secolo per il possesso del Kashmir. A fine anno prevista un’esibizione con Qureshi e Bopanna sul confine di Wagah. Alessandro Mastroluca

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Il 15 agosto 1947 l’Impero Britannico concede l’indipendenza all’India. La fine del dominio inglese è sancita da un tratto di matita su una carta geografica, la “linea Radcliffe”, dal nome del nobile Sir Cyril Radcliffe, scelto dall'ultimo viceré, Lord Mountbatten. E’ lui a dividere quello che era nato unito e ratificare la nascita di due nazioni, l'Unione Indiana e il Pakistan, la terra dei puri. Il nome della nuova nazione, come acronimo, compare per la prima volta in un pamphlet dal titolo "Ora o mai più" di uno studente di Cambridge, Choudhary Rahmat Ali, nel 1933.

La linea Radcliffe lascia due due eredità: una crea divisioni sanguinose, il Kashmir, l’altra unisce, il cricket.

Per il possesso del Kashmir sono scoppiate due guerre tra India e Pakistan, con oltre mezzo milione di morti. Una terza, quella del 1971, è invece esplosa per la ribellione della provincia bengalese inizialmente accorpata al Pakistan che ha dichiarato la sua indipendenza dando così vita al Bangladesh.

Dal 2008, dal giorno dell’attentato di matrice islamica che ha ucciso 166 persone a Mumbai, India e Pakistan hanno interrotto le relazioni, anche sportive. Ma è stato proprio il cricket, lo sport degli aristocratici dominatori, l’unico punto in comune tra le diverse etnie degli ex sudditi di Sua Maestà, potrebbe aiutare a ridurre la parte più pesante dell’eredità del dominio britannico. Un mese fa, i primi ministri indiano e pakistano hanno assistito insieme alla semifinale dei Mondiali, vinta dall’India in Sudafrica. In entrambe le nazioni, però, gruppi fondamentalisti hanno minacciato di morte i giocatori.

Da qualche tempo anche il tennis sta lanciando messaggi importanti di pace. E proprio dal tennis potrebbe partire una rivoluzione di sport e di pace. Ad avviarla un coach 31enne di Chandigargh, Birbal Wandera, che lavorava alla National Tennis Academy di Gurgaon dove si è allenato anche Somdev Devvarman. Wandera ha accettato di allenare per un mese, dal 10 maggio all’8 giugno, in un campo di allenamento a Islamabad.

La decisione, ratificata dal presidente della Federazione pakistana Kalim Imam previo accordo con il governo, è unica nel suo genere. Mai un indiano aveva allenato in Pakistan. Era successo, tra il 2005 e il 2007, il contrario quando l’ex capitano della nazionale di cricket Intikhab Alam era stato assunto come coach della squadra del Punjab.

Wandera allenerà prima i più esperti e poi, via via, i giovani: i migliori dieci giovani e le cinque migliori tenniste del Pakistan dovrebbero frequentare il campo di Islamabad.

Speriamo che questa iniziativa ci aiuterà a far crescere i nostri giocatori” ha spiegato Imam all’agenzia France Press, “a migliorare le nostre giovani promesse e a distendere i nostri rapporti con l’India”.

Rapporti che, sul piano diplomatico, non sono avanzati né migliorati in maniera rilevante dopo l’accordo Simla, siglato nel 1972 da Indira Gandhi e Zulfikar Ali Butto. Rapporti che nel cricket hanno toccato vette parossistiche perché lì questo sport, un po’ come il calcio per Bill Shankly, non è questione di vita o di morte, è molto di più. Nel 1996 un tifoso pakistano, dopo aver visto la sua squadra perdere contro gli arci-rivali nei quarti dei Mondiali, si è sparato dopo aver tirato un colpo di pistola per distruggere il suo televisore.

Perdere non era un’opzione”, ha spiegato Imran Khan, leggenda sportiva e membro del parlamento pakistano, per raccontare le sfide con l’India.

Può esserlo di nuovo nell’esibizione di tennis che si giocherà a fine anno al confine di Wagah. Da una parte l’indiano Rohan Bopanna, dall’altra il pakistano Aisam Ul-Haq Qureshi. I due si conoscono da dieci anni, da quattro giocano insieme in doppio. Nel mondo del tennis, tutti li conoscono come “Indo-Pak Express”.

Alla loro prima finale, a Mumbai nel 2007, sono stati accolti in campo da un'invasione di bandiere pakistane. "Quando abbiamo iniziato a giocare, la tensione tra India e Pakistan non mi riguardava" ha spiegato Bopanna all'Asian Network della BBC l’anno scorso. "Nel tempo, però, abbiamo iniziato a vedere il quadro complessivo, e capito che oltre al tennis stiamo cambiando il modo di vedere della gente, e non può essere che un fatto positivo. E' bello vedere indiani e pakistani seduti insieme che tifano per noi".

Bopanna è stato nominato anche Campione per la Pace ha continuato a sostenere il suo amico Qureshi anche dopo che la sua Federazione aveva minacciato di espellerlo perché aveva giocato qualche torneo in coppia con l’israeliano Amir Haddad.

Un gesto percepito come uno “scandalo” anche in India. Quando Sonia Mirza ha giocato in coppia con Shahar Peer la nazione si è rivoltata, e non per la prima volta, contro la miglior tennista indiana di sempre. Dalla Fatwa del settembre 2005 emessa dal Consiglio degli Ulema per l’abbigliamento in campo alle scuse pretese perché la Mirza aveva girato uno spot pubblicitario a La Mecca “profanando un pezzetto di terreno” della città sacra fino alla denuncia di un contadino che vede un oltraggio alla nazione in una foto della giocatrice su un muretto con i piedi nudi involontariamente troppo vicini a una bandiera indiana.

Sonia è diventata anche lei un’ambasciatrice di pace quando ha deciso di sposare Shoaib Malik, ex capitano della nazionale pakistana di cricket, nonostante la denuncia di una donna 28enne di Hyderabad Ayesha Siddiquis che aveva detto di aver sposato Malik con una cerimonia telefonica nel 2002 (a quanto pare mandando al futuro marito anche delle foto non sue) e i tre capi di accusa che pendevano su Malik: articolo 506 del codice penale indiano (intimidazioni criminali), 420 (truffa), 498 (molestie).

Il presidente federale Imam vorrebbe che ci fosse anche Sonia Mirza a Wagah, con Qureshi e Bopanna. Tre simboli uniti per dimostrare che non sempre le linee di matita sono linee di separazione.

Alessandro Mastroluca

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