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05/05/2011 23:43 CEST - L'ARGOMENTO

Progetto...Campi Coperti?

TENNIS – La rivista del CONI “Spazio Sport” ha dedicato un numero all’impiantistica per il tennis. Oltre a un’ottimistica esposizione dei dati sui tesserati, emerge una nuova problematica: l’assenza di campi coperti in varie regioni. La FIT si sta muovendo, come fece a suo tempo per i i campi veloci. Una migliore impiantistica servirà ad allargare la base dei praticanti? Riccardo Bisti

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Circa 12 mesi fa, una conferenza stampa durante gli Internazionali BNL D’Italia aveva sancito il varo del “Progetto Campi Veloci”, volto ad incentivare la costruzione di campi in superfici veloci e/o la conversione di impianti già esistenti in terra battuta. Per favorire questo processo, la FIT aveva trovato tre partner di rilievo come Play-It, GreenSet e Montoflex, tra tra le più importanti aziende nella costuzione di campi in superfici sintetiche. Motivo di tutto questo? Il tentativo di educare i ragazzi italiani a giocare su tutte le superfici, e non solo sulla terra battuta. Trai i grandi paesi europei, l’Italia è quello con la percentuale più bassa di campi veloci: normale che emergano tanti specialisti del rosso e pochi giocatori adatti alle altre superfici. Non ci sarebbe nulla di male, se non che nel circuito mondiale la stragrande maggioranze dei punti ATP (circa sette su dieci) si ottengono sui campi rapidi. Sull’iniziativa, Ubitennis ha realizzato un’inchiesta qualche mese fa. Ad ogni modo, ancora oggi, è presto per fare un bilancio. Per raccogliere i frutti di questa progettualità bisognerà attendere un paio di lustri. C’è tuttavia una novità, emersa dalla rivista “Spazio Sport”, edita dal CONI. Il numero, disponibile da qualche settimana, si intitola “Impianti per il Tennis” ed è una guida, utile per i circoli ma anche per gli addetti ai lavori, in cui si spiegano i passaggi per la progettazione di impianti tennistici. Essendo realizzata di concerto tra CONI e FIT, presenta ovviamente una visione ottimistica della situazione. Tra i vari articoli trovano spazio un’intervista al Presidente Angelo Binaghi e una mini-ricerca sullo stato di salute del tennis in Italia. I dati, almeno sul piano numerico, sono positivi. Il numero di tesserati è più che raddoppiato (dai 129.797 del 2001 agli attuali 265.000), e conseguentemente sono cresciuti il numero di tornei organizzati e le relative partecipazioni. E’ significativo anche l’aumento dei tesserati agonistici, per quanto la percentuale di crescita sia molto inferiore rispetto a quella dei tesserati totali: si è passati da un minimo di circa 50.000 (nel 2002 e nel 2003) agli attuali 75.000 abbondanti. Insomma, al di là delle polemiche sull’assenza di un italiano (uomo) di livello assoluto, e di una contrazione nel mercato tennistico (-1,5% nel mercato delle racchette, che diventa -11,2% in quello degli accessori), il tennis sta vivendo un buon momento. Il merito è prevalentemente dei grandi campioni, i Federer e i Nadal, capaci di diventare personaggi anche fuori dal nostro mondo, e di un nuovo sistema di classifiche che ha stimolato anche i giocatori di basso livello a tesserarsi nella speranza di diventare almeno un…quarta.

Più “palloni”, più giocatori?
Tornando a parlare di alto livello, se il Progetto Campi Veloci è volto a far crescere meglio i giovani agonisti, quelli che già giocano, l’analisi presente su Spazio Sport evidenzia un altro aspetto importante, quasi cruciale: sul totale dei tesserati FIT, gli Under 18 oscillano intorno al 38%. Va però detto che la percentuale sale al 40% nelle regioni in cui vi è maggiore presenza di campi coperti, e scende al 35% laddove questo tipo di impiantistica latita. Sembrerebbe una differenza di poco conto, ma così non è: le regioni con il minor numero di campi coperti, infatti, sono quelle con il maggior numero di ragazzi con meno di 18 anni, tutti potenziali praticanti. Il clima mite da Roma in giù, negli anni passati, non ha incentivato investimenti sul piano dell’impiantistica al coperto, oggi ridottissima. E’ chiaro che le famiglie diano la prevalenza alle discipline sportive…da palestra (basket, pallavolo, ecc), non soggette ai fattori meteorologici. A parità di interesse, quale genitore preferirebbe iscrivere il proprio figlio ad un corso di tennis all’aperto con il rischio di basse temperature, pioggia e lezioni saltate? Un buon sistema per invertire la tendenza è la costruzione di tanti campi coperti, così da uniformare l’appeal del tennis a quello di altri sport. Insomma, accanto al “Progetto Campi Veloci” (ormai ampiamente “istituzionalizzato”, tanto che in questi giorni ha iniziato ad essere promosso tramite uno spot su SuperTennis), sta prendendo corpo un’iniziativa analoga, il “Progetto Campi Coperti”. Non se ne conoscono ancora i dettagli, ma certamente i club dovrebbero avere un maggior stimolo ad aderire rispetto al progetto campi veloci: il primo ha motivazioni prettamente tecniche, e non sempre è facile capirle a dirigenti di circolo attenti soprattutto al proprio orticello. Qui, invece, si parla di investimenti che aumenterebbero a dismisura il numero di ore prenotate, soprattutto nelle ore pomeridiane e serali del periodo invernale. In altre parole: se con i campi veloci si punta a far giocare meglio gli attuali praticanti, con quelli coperti si potrebbe ulteriormente allargare la base dei praticanti. Nessuno ha la bacchetta magica, per carità: ma con più baby tennisti si allargano le possibilità di trovare buoni elementi. Si fa sempre l’esempio della Spagna: con i Montanes, gli Alberto Martin, i Galo Blanco, i Navarro Pastor e i Garcia Lopez….sono arrivati i Bruguera, i Moya, i Corretja, i Ferrero e i Nadal. Noi ci accontenteremmo anche di qualcosa meno.

Riccardo Bisti

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