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11/05/2011 01:02 CEST - Verso il Roland Garros

Nole, il favorito per Parigi sei tu!

TENNIS - La sconfitta di Madrid (7-5, 6-4 il punteggio) rappresenta la terza consecutiva per Nadal contro Djokovic, che sembra aver fatto dei miglioramenti impressionanti a livello fisico e di continuità. Nell'ultimo confronto Nadal, invece, è sembrato involuto. Si parla tanto di nuova rivalità, ma affinché sia realmente così c'è bisogno che Rafa batta almeno una volta il "nuovo" Novak. Stefano Pentagallo

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Disfatta. Sì, proprio così, è questa a mio avviso la parola giusta per inquadrare l'ultima delle tre sconfitte subite da Nadal contro Djokovic. E lo dico non tanto per la superficie (terra) sulla quale è arrivata, né tantomeno per i due soli set con cui si è conclusa, quanto per l'involuzione nel gioco subita da Rafa rispetto alle due precedenti finali giocate nella primavera americana.

Mi sono rivisto le immagini delle partite giocate a Indian Wells e Miami ed era un Nadal più aggressivo, più propositivo e più in partita di quanto non lo sia stato a Madrid. Innanzitutto il servizio, maggiore indiziato delle sconfitte sul suolo americano per ammissione dello stesso Rafa, gli ha regalato ben pochi punti vincenti. Nella capitale spagnola nonostante abbia mantenuto un'alta percentuale di prime palle in campo, è stato sistematicamente messo in difficoltà dal serbo, in particolar modo quando ha servito la seconda, cosa che non era successa in California.

Ora, se è vero che sulla terra il colpo d'avvio ha un'incidenza inferiore rispetto al cemento, bisogna comunque dare i giusti meriti a Djoko che non ha arretrato di un centimetro, aggressivo sin dalla risposta. Proprio con questo colpo ha iniziato a macinare gioco, facendo fare il tergicristallo allo spagnolo, strappandogli la battuta in cinque occasioni delle dodici procuratesi. La risposta è stato un altro punto dolente del match. Il maiorchino, indipendentemente dal fatto che il numero 2 del mondo servisse la prima o la seconda, si è sempre fatto trovare tre quattro metri dietro la linea di fondocampo, al contrario di quanto fatto vedere negli States, non creandosi mai l'opportunità di dominare lo scambio dall'inizio alla fine.

Vogliamo parlare del palleggio da fondocampo? Non c'è stata partita sotto questo aspetto. Djokovic ha tenuto in mano il pallino del gioco per l'intero incontro. E Nadal non ha saputo trovare le soluzioni per cambiare volto al match, sempre in balia delle accelerazioni di "Djoker". Mentre nei primi due Master 1000 della stagione era stato più propositivo, cercando spesso la rete e giocando diverse palle corte, domenica era ancorato ai teloni di fondocampo. La diagonale dritto-rovescio, che tante soddisfazioni gli ha dato contro Federer, con il serbo non funziona e non ha funzionato. Anzi il numero uno del mondo ne è uscito addirittura ridimensionato, con Novak a farla da padrone, autore di alcune soluzioni incrociate da leccarsi i baffi.

Anche cercando il diritto del serbo, le cose non cambiano. Quello del "nuovo" Djokovic è giocato sempre in spinta, molto più sicuro e preciso rispetto a quello di una volta. Fisicamente poi, dove il maiorchino ha sempre fatto la differenza, in questo momento il pupillo di Vajda sembra avere una marcia in più. Da non sottovalutare nemmeno l'aspetto mentale. Queste tre sconfitte consecutive pesano come un macigno sul morale del nove volte vincitore di Slam, e qualcosa potrebbe essersi incrinato tra le sue certezze. La stretta di mano a fine match in terra spagnola, ne è il chiaro segnale. Chissà che Nadal non abbia trovato in Djokovic, quello che egli stesso è stato ed è tuttora per Federer.

Il quadro della situazione risulta essere dunque piuttosto grigio, ma non del tutto nero. Tanto per cominciare mai dare per spacciato un campione della tempra di Nadal. Tutti sanno che è un giocatore mai domo e ha sempre saputo sorprendere tutti con i suoi continui miglioramenti fisici e di gioco, anche quando nessuno se l'aspettava.

Quindi fossi in Djokovic manterrei alto il livello di guardia e non abbasserei la concentrazione in vista del loro prossimo incontro. Sopratutto perché il nativo di Manacor non è apparso fin qui al 100%, e sicuramente il suo obiettivo sarà presentarsi al massimo della forma a Parigi, sua terra di conquista. Inoltre bisogna considerare che quest'ultima sconfitta è arrivata sulla terra madrileña, la meno indicativa per valutare lo stato dello spagnolo. Lo dimostra il dato che negli ultimi due anni delle sole tre sconfitte subite sul mattone tritato, due siano arrivate proprio al 1000 di casa.

In tal senso molto più indicativa sarà la tappa romana di questa settimana, che ci saprà dire con maggiori certezze a che punto è "il toro di Manacor" in vista dei French Open e chi tra lui e Novak ha più chance di vincere al Bois de Boulogne.

Allo stato attuale delle cose, io prendo il mio favorito. Novak Djokovic!

Stefano Pentagallo

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