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18/05/2011 15:39 CEST - INTERVISTA ESCLUSIVA

Pistolesi: "Le mie 5 gioie"...e non solo

TENNIS – Dopo la separazione con Robin Soderling, il coach romano si racconta in una lunga chiacchierata tra passato, presente, futuro (“Ho già avuto delle offerte”), sogni…ma non della FIT. “Non sono nella condizione di dare un parere”. Su Bolelli dice: "Ho sbagliato quando ho assecondato la scelta di giocare con la maglia della nazionale". E ci svela una passione per…la Costituzione Italiana. Riccardo Bisti

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Incontrare Claudio Pistolesi al Foro Italico è un’esperienza divertente. L’ex coach di Robin Soderling, attuale rappresentante dei coach ATP, gira il mondo da 26 anni ma Roma è sempre casa sua. Sotto i pini di Monte Mario ritrova tanti amici e conoscenti. Lo incontri fuori dal Campo Centrale e non c’è verso di riuscire a muoversi. Lo fermano ogni 5-10 metri, gli stringono la mano, gli chiedono una foto, un autografo. Alcuni vogliono soltanto parlargli, salutarlo. All’ennesima “fermata”, ti senti quasi una guardia del corpo. Sei testimone oculare di un abbraccio con l’ex Presidente FIT Paolo Galgani che lo accoglie quasi come un figlio: “Claudio!!! Come stai?”. Il Parco del Foro Italico pullula di gente in un caldo martedì pomeriggio, allora ci si accontenta di un gradone per realizzare un’intensa chiacchierata.

La prima domanda è ovvia. Qual è il bilancio dei 6 mesi al fianco di Robin Soderling? E poi: per quale ragione avete deciso di interrompere la collaborazione?
21 vittorie e 5 sconfitte, di cui due condizionate da un infortunio. Credo che siano i numeri a parlare. E poi ha fatto cose che non gli erano mai riuscite prima: tre tornei vinti, la difesa del titolo a Rotterdam, due tornei vinti uno dopo l’altro, il quarto turno all’Australian Open (risultato mai raggiunto prima)…io cerco sempre di far ottenere risultati di questo tipo. E’ stato quasi tutto il tempo al numero 4 ATP, e non era facile. Numericamente il bilancio è ottimo. Forse anche più che ottimo. Il bilancio umano è eccezionale. Abbiamo finito benissimo, ringrazio Robin per come ha parlato di me in tante interviste e io non posso che fare altrettanto. E’ stato correttissimo sotto tutti i punti di vista, siamo amici e non è escluso che in futuro io possa dargli una qualche consulenza tecnica. Sul perché, beh, abbiamo trovato alcuni aspetti in cui non eravamo d’accordo. A livelli così alti bisogna essere d’accordo su tutto, non ci si può “adattare”. A questo punto era inevitabile la separazione, ma sempre nel massimo rispetto e stima reciproca. Ritengo questa esperienza un gioiello della mia carriera, separazione compresa. Terminare così denota grande professionalità da parte di entrambi.

Nello specifico, che tipo di divergenze avete avuto?
Non voglio essere reticente, ma come tutti i professionisti anche noi abbiamo i nostri…segreti professionali. Con Robin siamo d’accordo sul fermarci qui nella spiegazione. Ma non si pensi a qualcosa di “drammatico”, per carità! Sono aspetti che conosciamo io e lui, ed è giusto che rimangano tali.

Avete vinto tre tornei insieme. Quanto pensi di aver influito in questi successi? Qualche maligno potrebbe pensare che ci fosse ancora lo zampino del precedente coach Magnus Norman…
Questo bisognerebbe chiederlo a Robin. Io sento di aver fatto un buon lavoro su alcuni aspetti tecnici, cosa che peraltro mi è stata riconosciuta a livello internazionale (un po’ meno in Italia…). Penso al rovescio lungolinea, al gioco di volo, al rovescio slice e in generale tutto quello che succede dal lato del rovescio senza l’ausilio della mano sinistra. In Coppa Davis ha fatto 15 volte servizio e volèe, raccogliendo 15 punti. Abbiamo lavorato tanto, anche se in un lasso di tempo ristretto. L’ultima parola spetta comunque a Robin: ad ogni modo mi fa piacere che nelle interviste mi abbia riconosciuto un lavoro importante.

Ti diamo l’opportunità di una replica. Girovagando per il web si è trovato questo commento: “Pistolesi lo ha preso numero 4 del mondo ma lo stava distruggendo in fretta. I tre tornei vinti all'inizio della collaborazione erano evidentemente l'ultimo frutto della farina del sacco del precedente coach Norman. Poi, appena si è accorto dell'effetto che gli faceva la cura-Pistolesi, Soderling lo ha cacciato via. E adesso è disoccupato perché la gente mica è scema: che Pistolesi è uno che distrugge i giocatori per ambizione personale ormai lo hanno capito pure i sassi”. Ti senti di dare una risposta?
Preferirei non commentare.

Quanto ti è dispiaciuto non essere al Foro Italico da protagonista? Immaginiamo che Roma sia un torneo a cui tieni particolarmente…(Al Foro Italico ha seguito la coppia di doppio Lindstedt-Tecau, sconfitti nei quarti da Fognini-Bolelli, ndr)
In effetti il timing della separazione con Soderling non è stato dei migliori! Ma credetemi, amo talmente tanto il tennis che essere dentro il torneo per me è sufficiente per godermi queste giornate. C’è stato qualche problemino organizzativo all’inizio perché è la prima esperienza combined, ma il tempo è stato ottimo, le partite bellissime e io mi godo il torneo da coach di una coppia di doppio. Sono tranquillo, non ricordo un periodo della mia vita in cui sono stato meglio.

Argomento FIT: Parlando del Settore Tecnico, come valuti il nuovo assetto con Furlan non più full time? E il bilancio di Tirrenia? Bastano i risultati junior di Giannessi, Trevisan e Fabbiano (purtroppo non confermati tra i professionisti, almeno per ora) per definirlo buono?
Io sono talmente distante dalla FIT che non posso rispondere a questa domanda. Da oltre due anni non sono più tesserato. Per quanto riguarda Furlan, sono contento di quello che mi ha detto a Miami, quando è venuto a chiedermi qualche consiglio su Bolelli. Mi ha spiegato di essere un coach privato per Simone. Io credo molto in questo. Il rapporto funziona meglio quando non ci sono interferenze di alcun genere. Renzo conosce bene il tennis: a Tirrenia non è andata così bene, ma mi fa piacere che abbiano intrapreso questa strada, credo sia il modo migliore per far funzionare un rapporto tra coach e giocatore.

Quali sono le 5 soddisfazioni più importanti che ti sei tolto da coach?
La prima cosa che mi viene in mente è il torneo di Milano vinto da Sanguinetti in finale su Federer. Poi, vediamo…per fortuna ce ne sono state tante. Ho portato una giocatrice al Masters WTA: con Anna Smashnova siamo andati a Los Angeles e perse con Serena Williams, ma arrivarci fu bellissimo; Penso che i tre tornei vinti con Soderling vinti quasi uno dopo l’altro abbiano un certo valore, soprattutto se arrivati con vittorie su Tsonga, Roddick, Cilic, Stepanek, Youzhny e altri; Sicuramente è stato un grande orgoglio portare un ragazzo italiano, Simone Bolelli, da numero 250 che era, al n. 36 ATP e primo giocatore azzurro. E con questa siamo a quattro…vorrei parlare di Berrer, con il quale mi sono tolto grandi soddisfazioni, ma non posso lasciare fuori Takao Suzuki, che ancora oggi è il giocatore che ha vinto più tornei challenger. Per il Giappone, credetemi, la carriera di Takao è stata molto importante. Se adesso c’è un movimento nazionale così florido è molto merito di Takao, che ha vinto partite importanti e ha un ottimo record in Coppa Davis. In Italia magari questa cosa non è così percepita, eppure è così. Davvero non potevo lasciare fuori Takao, per me è quasi come un fratellino.

Qual è l’errore più grande che hai commesso, o comunque qualcosa che non rifaresti mai?
Essere d’accordo quando Bolelli giocò con la maglia dell’Italia sul Campo Centrale del Foro Italico. Era un momento molto particolare, Simone mi disse che l’avrebbe fatto: inizialmente ero contrario, ma poi fui d’accordo e non mi accorsi che era sbagliato, era un’arma a doppio taglio. L’ultima decisione spettava al giocatore, e io mi accodai a lui indossando pure io una divisa della nazionale. Se ricapitasse oggi mi opporrei. Al tempo gli dissero che tutti i testimonial di quella marca avrebbero giocato con la maglia del proprio paese. Non fu così, e anche questo ci prese in contropiede. Era un periodo in cui c’era molta tensione, anche perché dopo 2-3 settimane terminò il rapporto professionale. Ma continuo a rimproverarmi quell’episodio.

Spesso si chiedono sogni ed obiettivi a un giocatore, raramente lo si fa a un coach. Quali sono i sogni di Claudio Pistolesi?
Continuare su questa strada. Fare della propria passione il proprio lavoro è il lusso più bello che possa esserci. Poi dipende da chi alleni: è chiaro che con Soderling pensavo di poter vincere uno Slam e andare numero 1 del mondo. Con Suzuki il sogno era entrare tra i primi 100, con la Santangelo (presa quando era numero 300), il sogno era andare in Fed Cup. E’ finita che l’ha pure vinta, e credo di aver dato il mio contributo. Avevamo lavorato moltissimo sul doppio, poi vinse addirittura il Roland Garros nella specialità. Insomma, l’obiettivo è portare al massimo il giocatore che alleni. Sogno di continuare a farlo, anche se magari auspico di viaggiare meno settimane. Se consideri anche la mia carriera da giocatore, sono 26 anni che faccio il globetrotter. Rallentare un po’ non mi dispiacerebbe, mentre mi piace molto l’attività di giornalista e vorrei intensificarla.

Torniamo alla FIT. Perché ce l’hanno così tanto con te? Se dice sempre “Pistolesi inviso alla FIT”, ma non si è mai capito bene il motivo…
Guarda, non lo devi chiedere a me. Io non lo so. Non voglio essere reticente, ma preferirei non parlarne. Ho restituito la tessera FIT, questo argomento non mi interessa. Io sono interessato ai grandi tornei, all’attività internazionale, agli allenamenti, alla ricerca, al dialogo con gli altri coach, alla tecnica…Mi interessano quasi tutti gli argomenti ma non la FIT. Sono troppo distante per dare un giudizio, sia esso positivo o negativo. Quando parlo di tennis ho altri interlocutori.

Su Facebook ti presenti con una frase di Giovanni Paolo II: “Non abbiate paura”. Pensi che nel tennis italiano di oggi ci sia paura?
Si, penso che ci sia molta paura. Quello che sento io, a sensazione, è la paura. Ed è il contrario di quando ero ragazzino: la liberta, l’entusiasmo di affrontare il tennis, insegnarlo…Questo discorso non vale solo per il tennis. Io credo che in Italia ci sia molta paura. Quella frase l’ho scritta più come cittadino che come tennista. Credo che ci sia una paura generalizzata verso il futuro, il timore di non avere lavoro, di dare fastidio a qualcuno…qualche volta addirittura di esprimere la propria opinione. Da quando sono entrato su Facebook ho messo questa frase, senza mai cambiarla. E l’ha detta Papa Wojtyla, una degli esempi più importanti della mia vita.

Cos’è per te la democrazia?
E’ il sistema meno peggiore per governare un paese e dare delle regole all’essere umano per evitare di tornare all’età della pietra, alla legge del più forte. Non è perfetta, ma è la meno peggio. In Italia abbiamo una Costituzione stupenda, una delle più belle del mondo. Basterebbe rispettare quella. Non importa essere di destra, sinistra…io sono un “tifoso”, un appassionato della Costituzione. Seguendola, credo che staremmo tutti meglio.

Ultima domanda: cosa fa adesso Claudio Pistolesi? E cosa farà a breve?
Adesso mi prendo 2-3 settimane di riflessione. Ho già delle offerte. Per fortuna, appena è uscita la notizia della separazione con Soderling, alcuni giocatori mi hanno contattato. Prima di decidere, tuttavia, voglio prendere tutte le informazioni del caso. Vorrei magari viaggiare qualche settimana in meno e lasciare spazio ad altre cose. Ma chissà, magari smentisco me stesso e domattina riparto per 52 settimane all’anno! Mi piace la vita anche perché non si sa mai cosa succederà…

Riccardo Bisti

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