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17/06/2011 21:25 CEST - WIMBLEDON

Mine vaganti sotto l'erba

TENNIS - Dopo l'annuncio ufficiale del seeding, può scattare anche per Wimbledon la caccia alla mina vagante. Chi, tra le non teste di serie, può creare il panico nel tabellone e mettere paura ai migliori? Uno dei lungagnoni (Anderson, Karlovic, Isner), un talentuoso alla Malisse o alla Petzschner, un bello alla Lopez, oppure un nobile decaduto come Hewitt? Dite la vostra. Nicola Gennai

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Così come abbiamo fatto tre settimane fa per il Roland Garros, eccoci di nuovo a spulciare il ranking Atp dal numero 32 in giù per individuare quelle che potrebbero essere le mine vaganti nei primi turni o del torneo in generale. A occhio e croce, troverete una lista abbastanza diversa dai giocatori inseriti tra i papabili rompi-uova-nel-paniere a Parigi. Questione di superficie. Per cui, niente pedalatori alla Gil, Juan Monaco, Montanes. Qui si va al sodo, si va alla caccia del punto. E pure in modo veloce, se possibile.

Kevin Anderson, numero 38

Ha 25 anni, ma ne dimostra quasi quaranta. In più ha un’espressione che definire curiosa è un eufemismo. Detto ciò, l’estetica, per servire forte e angolato non è un requisito essenziale, per cui occhio ai 203 cm di Kevin, che oltretutto quest’anno pare vivere una delle sue migliori stagioni in assoluto.

Philipp Kohlschreiber, numero 39

Kolhi si può fregiare del titolo di mina vagante sia parigina sia londinese (come premio gli andrebbe donata un po’ di espressività in campo o di simpatia). Il tedesco è infatti uomo per tutte le stagioni, ergo per tutte le superfici. La scorsa settimana si è imposto ad Halle, battendo in finale il ritirato Petzschner. Nei quarti aveva battuto Hewitt e in semi Monfils (vabbé, direte voi). Insomma, è bello caldo a quanto pare. Vero è che sull’erba spelacchiata del torneo tedesco Philipp si comporta sempre piuttosto bene (prima di domenica scorsa vantava già due semi e una finale) e che a Wimbledon non ha mai fatto sfaceli (di lui si ricorda solo un set strappato a Federer nel 2009, uno dei classici parziali che ogni tanto lo svizzero concede quasi per noia mista a distrazione), però ai primi turni può fare inciampare parecchie delle 32 teste di serie.

Xavier Malisse, numero 41

Ah Saverio Saverio, ogni volta che si parla di Wimbledon come dimenticare quella semi del 2002 con Nalbandian, quando rimontasti due set, venne buio e il quinto si giocò il giorno dopo. Andasti pure avanti di un break, poi però ti sciogliesti. Che peccato, uno col tuo talento una finale Slam (e molto altro a dire il vero) se lo meritava davvero. L’anno scorso desti vita a due match consecutivi di grande qualità (con Ferrero e Querrey, entrambi al quinto, il secondo perso). Quest’anno chissà. Con un buon tabellone puoi fare molto bene.

Feliciano Lopez, numero 44

Chissà come deve sentirsi bene Feliciano a Wimbledon e sull’erba in generale. Può giocare più volée del solito, ovvero può mettersi in posa più spesso. E può anche vincere più del solito, col suo rovescino tagliato che (è bene essere sinceri) su altre superfici è quasi esilarante da vedere, mentre sui prati è un tuffo nel passato, nonché un’arma importante che in pochi possiedono. A Church Road ha fatto quarti già due volte (2005-2008). Se il servizio lo assiste come negli ultimi mesi può raggiungerli di nuovo.

Ivo Karlovic, classifica protetta, numero 44

Secondo lungagnone del mazzo delle mine vaganti dopo Anderson, il buon Ivo sarebbe numero vattelappesca (per la precisione 143), ma grazie all’ausilio della classifica protetta sarà nel tabellone principale. E l’arma che ha al posto del braccio destro è pronta a mitragliare allegramente in posizione di servizio. In realtà a Wimbledon solo in due occasioni ha superato la prima settimana (2004 e 2009, sempre battuto da Federer), ma in pochissime delle 32 teste di serie vorrebbero trovarselo davanti al primo o secondo turno. Nadal, Djokovic, Federer e Murray compresi.

John Isner, numero 46

Eccolo il terzo lungagnone. Protagonista lo scorso anno di un match destinato ad essere ricordato per sempre, forse chiederà di giocare tutte le partite sul campo 18. Di certo nessuno dei portatori di testa di serie chiederà di giocarci contro al primo turno.

Philipp Petzschner, numero 66

Col beneficio del dubbio di vederlo in campo dopo il ritiro ad Halle in finale, Picasso su erba può tutto. Se vuole, ovviamente. La scorsa edizione vinse il torneo di doppio con Melzer e mise in enorme difficoltà il futuro campione Rafa Nadal al terzo turno (si trovò avanti due set a uno e nel quinto ebbe per primo palle break). Vediamo quest’anno che combina. Ad Halle, come antipasto ha già battuto Berdych e Raonic. Il resto della ciurma è avvisato.

Nicolas Mahut, numero 99

Se Isner sul 18 ci pianterebbe pure la tenda, Mahut probabilmente non guarderà neppure un match sui monitor di quel campo. Troppi incubi, troppi ricordi, dolori, amarezze. L’erba resta però il suo terreno preferito e, anche se i tempi d’oro in cui faceva finale al Queen’s (con match point) contro Roddick sembrano ormai svaniti, può ancora dire la sua. A patto di non rimettere piede su quel campo.

Lleyton Hewitt, numero 130

E’ in crisi nera. Di risultati, di gioco e di fisico (sai che novità). Ma a Wimbledon, di riffa o di raffa, si comporta sempre piuttosto bene. Ci vuole un “big” per batterlo. Nelle ultime edizioni ha sempre perso da nomi altisonanti e in fasi avanzate del torneo. Se dal 2004, tra i mille problemi che ha avuto e un tipo di tennis ormai troppo leggero per i tempi che corrono, non ha mai fatto peggio degli ottavi un motivo ci sarà. Da tenere d’occhio in ogni caso al momento del sorteggio.

Nicola Gennai

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