ITALIANO ENGLISH
HOMEPAGE > > Tre finali da leggenda

22/06/2011 10:55 CEST - Storia

Tre finali da leggenda

TENNIS - Stefan Edberg e Boris Becker: i due grandi specialisti nel serve and volley giocarono tre finali consecutive a Londra, marcando un’epoca e negando il sogno di vincere Wimbledon ad Ivan Lendl. Su un totale di 12 set praticamente tutti i punti si risolsero a rete, in un modo o nell’altro. Ricordiamo quei match indimenticabili e poniamo un quesito. Chi è stato il migliore tra i due? Teo Gallo

| | condividi

C’é stato un tempo in cui per vincere a Wimbledon bisognava andare a rete, accorciare il punto, e a vincere erano i giocatori che sapevano fare quel tipo di gioco. Gli altri dovevano adattarsi, snaturare le proprie caratteristiche se erano dei fondisti, oppure rassegnarsi a perdere. I campi erano piú veloci rispetto ad oggi, i rimbalzi più bassi, e la bellezza del torneo stava anche nel vedere tutti i tennisti cimentarsi nel serve and volley, a volte con risultati deludenti, a volte dando vita a partite splendide. Molti terraioli sapevano di non avere possibilità restando piantati sulla linea di fondo e con umiltà e abnegazione si buttavano avanti, verso l’ignoto.

Ma a vincere il torneo alla fine erano i “natural born volleyers”. Lo stesso Lendl, che dominó la classifica Atp nella seconda metá degli anni ’80 e in carriera vinse ben 94 tornei, un colosso per anni inavvicinabile sul cemento e vincente anche sulla terra rossa, e al Queen’s, non riuscì mai a vincere Wimbledon. Una delle ragioni fu che spesso si trovó di fronte due tra i migliori interpreti di questo tipo di tennis: Becker ed Edberg.
Becker vinse il primo Wimbledon nell’85, a 17 anni, lasciando a bocca aperta il mondo del tennis. La Germania scopre racchetta e palline. Si confermó l’anno successivo, dimostrando di essere perfetto per giocare a Wimbledon. Gran servizio, capacitá acrobatiche, elegante e potente allo stesso tempo. A Londra giocherá in carriera ben sette finali. Stefan Edberg esplose lo stesso anno di Becker vincendo l’Australian Open, che all’epoca si giocava ancora sull’erba. Edberg sembrava un angelo, si muoveva con una classe e una leggerezza che avremmo rivisto in Federer vent’ anni dopo. Il serve and volley era il suo schema naturale e la sua volée di rovescio paragonabile solo alla “gillette” di McEnroe. I due furono protagonisti di tre finali consecutive nell’All England Club, dall’88 al ’90.

1988.
Becker arriva alla finale avendo perso un solo set, in semifinale contro Lendl: nei quarti ha eliminato Pat Cash e al turno precedente l’attuale allenatore di Federer, Paul Annacone. Nella prima parte della stagione ha vinto tre tornei (Indian Wells, Dallas e Queen’s) ed è arrivato a Wimbledon da numero 8 del mondo. Lo svedese (numero 3 Atp quando inizia il torneo) ha avuto un tabellone piú agevole e l’unico top ten sulla sua strada è stato Mecir, battuto in semifinale 6-4 al quinto. In tutti i match fin lí aveva ceduto almeno un set, tranne nel quarto turno contro lo sconosciuto Youl, 153 del ranking. Due settimane prima al Queen’s la stessa finale era finita 6-1 3-6 6-3 a favore di Becker, che affronta il match da favorito.
Edberg parte fortissimo , preciso con la prima di servizio e mostrandosi piú tranquillo, nonostante sia la sua prima finale a Wimbledon. A rete è un muro. Meravigliose risposte di rovescio. Va avanti 3-0 ma il tedesco non molla e recupera sul 3-3. La pioggia interrompe il match. La pausa aiuta Becker a concentrarsi e al ritorno sul prato il suo servizio è decisamente migliore e Stefanello sembra preoccupato, si fa breakkare e Becker ha il primo setpoint sul 3-5.
Ogni punto si decide a rete, senza eccezioni. Edberg serviva con un dinamica unica nel circuito, un movimento che lo portava dentro il campo di un paio di metri, ideale per seguire il punto a rete. Prima o seconda palla, non faceva molta differenza; l’obbiettivo non era l’ace , ma provocare una prima volée vincente. Il servizio di Becker aveva una dinamica piú equilibrata, piú classica, un movimento in due tempi. La prima è una bomba, la seconda carica d’effetto rimbalzava altissima. Lo svedese salva il setpoint e va 4-5. Nuova interruzione per pioggia. L’inerzia è ora dalla parte di Becker, che al rientro serve per il set e lo chiude senza troppi problemi. Nel secondo set Edberg fa fatica a rispondere, non trova piú gli angoli dei primi giochi del match e Becker sembra determinato a non regalare niente. La sua prima volée è quasi sempre risolutiva. Sul 4-3 a suo favore lo svedese ha una palla break, mail suo passante di rovescio si ferma sul nastro: Becker respira e con 2 aces va 4-4. Nel game successivo, magnifico scambio vinto da Becker con una volée da fondocampo. I due tengono i turni di battuta fino all’inevitabile tie-break, senza disdegnare un paio di risposte ciascuno da circoletto rosso (sempre rigorosamente di rovescio, delle vere perle). Nel tie-break Edberg è impeccabile e si porta 5-0 per poi chiudere 7-2 ed equilibrare il match.
In un match dominato da servizi e colpi a rete è una gran risposta di rovescio di Edberg a dargli il break del 2-1. Becker si innervosisce e nel gioco successivo scaglia platealmente la racchetta a terra, tra gli “oohhh!” del pubblico. Si tratta del punto di non ritorno per il tedesco che maledice, urla, sbuffa, non trova pace. Edberg continua a giocare divinamente e il terzo set è suo col punteggio di 6-4. Il quarto parziale ci regala una delle immagini dell’anno, con Edberg che si inginocchia per festeggiare un passante di rovescio tirato da lontano, dietro la linea di fondo, quasi fuori tempo massimo, e che atterra sulla riga per la disperazione di Bum-Bum.
Becker è fuori dal match e nel primo turno di battuta accumula errori e un doppio fallo (l’ennesimo) che è come una sentenza: Wimbledon, il suo torneo, gli sta sfuggendo di mano e non riesce a crederci. Finisce 6-2 e lo svedese col suo primo trionfo a Wimbledon salva la carriera di Rino Tommasi. (Il grande Rino nel 1983 disse che se Edberg non avesse vinto Wimbledon entro 5 anni avrebbe lasciato il giornalismo ndr)

1989.
L’anno dopo si gioca la rivincita: l’89 si dimostrerà un anno complicato per Edberg. Lo chiuderà vincendo il Master ma con ben 6 finali perse (Rotterdam, Scottsdale, Wimbledon, Roland Garros, Cincinnati e Paris Bercy). A Wimbledon ci arriva da numero 2 del ranking, dopo aver superato l’ultimo grande McEnroe in semifinale (7-5 7-6 7-6).
Becker da par suo vince i tornei di Milano (sic) e Philadelphia nei primi mesi dell’anno, poi cede proprio a Edberg nella semi di Parigi (sará il fenomenale Michael Chang a vincere il torneo) e a Wimbledon è testa di serie numero 3. In semifinale ha trovato di nuovo Ivan Lendl, spremuto e sconfitto 6-3 al quinto dopo essere stato sotto 2 set a 1.
Il tedesco dimostra subito di non aver dimenticato l’affronto dell’anno precedente e si presenta lucidissimo, al contrario di Edberg, che inizia l’incontro sbagliando 3 volée di dritto e cedendo il primo turno di servizio. Ci si aspettava una battaglia ma Becker è una macchina, una furia, mentre Edberg riesce a vincere solo 5 punti nei suoi 3 turni di battuta. Il primo set finisce con un bagel, 6-0 per la creatura di Ion Tiriac.
Anche nel secondo Becker dá la sensazione di essere in controllo. Pochissimi errori gratuiti del tedesco che tiene spesso la battuta a zero e arriva su tutte le palle mostrando alcuni dei suoi celeberrimi tuffi. Ma sul 5-5 Becker va a servire e lo svedese riesce a breakkarlo con l’aiuto del nastro: Edberg serve per il set e con 40-0 ha 3 set points a disposizione. Non riesce a trasformarne nessuno, affossa tre volée in rete (!) e cede la battuta. Nel tie-break Becker serve e risponde come un fabbro; un dritto in corsa da manuale gli regala il primo setpoint. Finisce 7-1. Edberg ha un paio di palle break all’inizio del terzo set, ma non è giornata. Ci pensa il nastro a rimandargli i passanti cui Becker non potrebbe arrivare. Boris vince dunque il suo terzo titolo sull’erba inglese, 6-0 7-6 6-4 il punteggio finale.

1990.
La migliore delle tre finali, la piú combattuta e incerta. I due sono al top della carriera, con il povero Lendl che vince il Queen’s (battendo lo svedese in semi e Becker in finale) e probabilmente si sente pronto per la missione impossibile. Ma a fermarlo sará proprio Edberg, che lo schiaccia senza pietá in semifinale (6-1 7-6 6-3) e rinnova la sfida con Bum Bum.
Partita divisa in due parti. Edberg inizia meglio e si innalza 3-1 per poi chiudere flemmatico il primo set col punteggio di 6-2 con un incredibile lob di rovescio, specialitá della casa. Le sue volée sono impeccabili ed è forse il miglior Edberg di sempre; ad agosto sará numero 1 del ranking. Trova gli angoli giusti anche con il dritto, di solito impacciato e poco naturale. Becker, silenzioso, non risponde, e anche il secondo parziale scivola via con lo stesso score.
Nel terzo Becker comincia a rispondere meglio ed Edberg abbassa leggermente il livello. Un break in apertura consente al tedesco di mettere avanti la testa ed è abbastanza per vincere il parziale 6-3 e riprendere fiducia. Anche nel quarto è la risposta l’arma segreta di Becker: vincente se possibile, o nei piedi del vichingo. Le volée di entrambi raggiungono un livello sublime, mai piú eguagliato da chi è venuto dopo di loro. Nel terzo gioco Becker ottiene il break e comincia a vedere la luce alla fine del tunnel; senza tremare, porta la finale al quinto set, esaudendo i desideri del pubblico, che tuttavia nelle tre finali ha sempre dato l’impressione di stare più dalla parte di Edberg, forse perché piú nobile nei movimenti, piú educato nel linguaggio corporale. La finale di Wimbledon 1990 si decide dunque al quinto: si puó chiedere di piú?
Edberg tesse la sua tela in silenzio, mentre Becker cerca di squarciarla con la potenza e la grinta. Massima concentrazione, nessun gesto fuori posto. Dietro ogni turno di battuta si nasconde un break che potrebbe essere risolutivo. Nel quarto game Edberg perde il servizio con un orribile doppio fallo e il match sembra destinato a una incredibile rimonta. Ma il tedesco restituisce subito il favore perdendo il turno di battuta successivo con una volée di dritto fuori di due metri. Sul 3-3 è impossibile fare un pronostico. Nel nono gioco, sul 4-4, il rovescio del biondo vichingo prende l’iniziativa e procura 2 palle break. Il lob che ne segue e porta Edberg a servire per il suo secondo titolo a Wimbledon è materiale che si vede raramente oggigiorno. Becker prova a restare vivo fino all’ultimo, con grande onore. Ma 6-2 6-2 3-6 3-6 6-4 è lo score finale.

Difficile dire chi sia stato il migliore tra questi due virtuosi del serve and volley: Entrambi hanno vinto sei titoli dello Slam . Entrambi sono stati numeri 1 Atp. Negli scontri diretti Becker chiuderà nettamente avanti, 25 a 10. Ma di quelle 3 finali, forse le piú importanti, Edberg ne portó a casa due. Voi cosa ne dite?

Teo Gallo

comments powered by Disqus
Partnership

 

Sito segnalato da Freeonline.it - La guida alle risorse gratuite

Virtual Tour / Fanta Tennis virtual tour logo 2

Il fanta gioco di Ubitennis

Ultimi commenti
Blog: Servizi vincenti
Quote del giorno

"Dare consigli a Na Li perchè ha alle spalle il peso di un'intera nazione? Veramente lei ha vinto uno Slam, quindi sono io che dovrei chiedere consigli a lei"

Andy Murray

La vittoria di Francesca Schiavone a Parigi 2010

Copertine di magazine e giornali

Ubi TV

Wimbledon, day 3: Ubaldo commenta la vittoria di Bolelli con Pistolesi