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29/06/2011 21:21 CEST - Wimbledon 2011

Soffia il vento dell' Est

TENNIS _ Sharapova-Lisicki e Kvitova-Azarenka le semifinali che premiano l’Europa al completo e un identikit comune: alte, bionde, inclini al “grantolo a prova di decibel”. L’unica giocatrice non dell’Est è la wild card tedesca che è però figlia di genitori polacchi. E’ il quartetto più giovane dal 2002.Verso una finale Sharapova-Kvitova? da Wimbledon, Ubaldo Scanagatta

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WIMBLEDON _ Non è la prima volta negli Slam, ma a Wimbledon per il secondo anno consecutivo insieme alla pioggia soffia il vento dell’Est (che non aveva mai soffiato prima nella storia del tennis open).

Le quattro semifinaliste sono tutte europee, tutte bionde e per tre quarti carucce (ma non vi dico chi non considero tale…), tutte sul metro e 80 (solo la Lisicki è un metro e 78), tutte possenti, inclini al “grantolo infrangidecibel” e curiosamente di nazioni diverse: Russia, Cechia, Bielorussia più una tedesca di genitori polacchi. Un anno fa Serena Williams era stata circondata da Zvonareva, Kvitova e Pironkova, ma se l’era cavata come quell’Orazio attorniato dai Curiazi.

Tutte europee, ma non dell’Est, erano state anche nel 2006 quando vinse la Mauresmo: le altre erano le belghe Henin e Clijsters, e la quarta era la Sharapova.

Questo è il quartetto complessivamente più giovane dal 2002, quando le Williams avevano 21 e 22 anni, la Mauresmo 23 e la Henin 20.

Delle quattro semifinaliste di quest’anno la più attesa, quasi scontata, è la sola ad aver già vinto uno Slam, anzi tre (uno per Major, tranne che a Parigi): Maria Sharapova, favorita alla vigilia dei Championships alla pari con la desaparecida Serena secondo i bookmakers.

Maria, 24 anni compiuti ad aprile è anche la più anziana delle quattro superstiti. Giovedì incontrerà una Sabine Lisicki n.62 del mondo (ma 218 a marzo) la cui storia ricorda almeno un pochino quella di Goran Ivanisevic nel 2001 perché se l’All England Club non avesse offerto anche a lei una wild card (come al croato n.125) non avrebbe potuto giocare il torneo nel quale ha invece battuto al secondo turno la favorita n.3 Na Li e oggi la Bartoli n.9, per citare soltanto le vittime più illustri.

Petra Kvitova non ha giocato bene contro la Pironkova che avrebbe dovuto battere in due set, ma alla bulgara (altra tennista dell’Est) ha comunque dato 6-2 nel terzo e per il secondo anno consecutivo è in semifinale qui in Church Road.

“Lo scorso anno per me fu un trauma. Di ritorno da Wimbledon persi cinque partite di fila al primo turno…perché sentivo di dover battere chiunque avessi incontrato dopo!” ha detto Petra che ha un problemino fisico, una contrattura alla gamba destra (inguainata in una fascia elastica), ma forse deve temere più la sua emotività che quello.

Il suo tennis sembra infatti perfetto per l’erba. Mancina ha un servizio slice esterno che soprattutto quando batte nei punti dispari, raggiunge traiettorie impossibili da recuperare. Il dritto è potente e non solo: può giocare angoli davvero micidiali.

La Azarenka, 21 anni, parrebbe più esperta di lei perché ha vinto tornei più importanti, però negli Slam non è mai andata oltre ai quarti di finale, e lei pure è un tipo piuttosto emotivo, ipersensibile. Non di rado ha sofferto di malanni che apparivano più psicosomatici che reali. Insomma vincerà non tanto chi gioca meglio, ma chi avrà i nervi più saldi: ammetto che, soprattutto trattandosi di tennis femminile, un’osservazione del genere rasenta…la scoperta dell’acqua calda.

Per quanto pare a me sotto un profilo strettamente tecnico la Kvitova, che aveva per idolo Martina Navratilova ma non può ricordarla quand’era al meglio, ha qualità “erbivore” superiori alla Azarenka, e forse le avrebbe superiori anche rispetto alla Sharapova, ma bisogna ritenere che Maria è molto più abituata a reggere certe pressioni, anche se è passato molto tempo da quando si è trovata ad affrontarle.

L’ultimo trionfo di Maria in uno Slam risale infatti al gennaio 2008 (Australia …of course), mentre contro la Na Li a Parigi si è ritrovata per la prima volta di nuovo in semifinale. Ma lì, quando si poteva pensare che avrebbe fatto prevalere la sua maggiore esperienza sulla cinese, Masha non è riuscita invece a dar prova di grande sicurezza. Ha commesso, anzi, 10 doppi falli, spesso in momenti importanti.

Il personaggio più inatteso a questi livelli è quindi forse Sabine Lisicki, prima tedesca in semifinale a Wimbledon dal 1998 e Steffi Graf. “Ho incontrato Steffi con Andre a Las Vegas, ma non abbiamo parlato di tennis…non l’ho vista giocare, ma ne ho tanto sentito parlare”.

Sabine deve la sua wild card ai quarti raggiunti qui nel 2009. E’ stata una diagnosi sbagliata negli USA, ad appiedarla per un anno. Appiedarla è un termine giusto.

“Ho sofferto a lungo per un problema alla caviglia che soltanto in Germania hanno finalmente saputo come affrontare. Mi dovesse succedere qualcosa un’altra volta salirei su un aereo e tornerei subito in Germania”.

Fra Sharapova e Lisicki c’è un unico precedente, troppo favorevole a Maria, 6-2,6-0 a Miami quest’anno, per essere vero e attendibile. Sabine non aveva ancora risolto il suo problema.

Fra la Kvitova e l’Azarenka invece il bilancio è in perfetta parità, due a due, ma è significativo che la Kvitova abbia vinto gli ultimi due confronti a Wimbledon un anno fa (7-5,6-0) e a Madrid in finale quest’anno (7-6,6-4).

Tutte le quattro sfide incrociate si sono concluse in 2 set, ma le vittorie della bielorussa sono più datate, Praga 2008 (6-3,6-4) e al primo turno Australian Open 2009 (6-2,6-1).

Ubaldo Scanagatta

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