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29/06/2011 22:48 CEST - Wimbledon

Tomic non fa il miracolo

TENNIS - Djokovic soffre più del previsto ma supera il 18enne australiano 6-2 3-6 6-3 7-5. Il serbo, dopo un primo set decisamente agevole, si è un po' distratto mentre Tomic riusciva a rallentare il ritmo con una ragnatela di rovesci in back seguiti da improvvise accelerazioni. Rimane un Wimbledon da ricordare per lui: non resterà un episodio isolato. da Wimbledon, Alessandro Mastroluca

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“Quando ero junior” diceva ieri Tomic, “i miei avversari sbagliavano e io vincevo tante partite in difesa”. Oggi la difesa ha retto per due set e mezzo, ma alla fine la logica, la classifica e l’esperienza hanno prevalso.

Djokovic ha chiuso 6-2 3-6 6-3 7-5, ha servito appena meno bene (63% di prime contro 65), ma ha perso solo 15 punti in tutto il match. Tomic l’ha costretto a chiudere con 4 vincenti in meno (39 a 43), ma il serbo ha regalato anche meno: 27 errori contro 41. Il più giovane quartofinalista di Wimbledon dai tempi di Boris Becker (che arrivò due volte a questo traguardo, nel 1985 e 1986 a cavallo dei 18 anni), e il quarto dell'era Open (dopo, appunto, Becker (2 volte), Borg e McEnroe) si ferma qui.

"Sono felicissimo di essere in semifinale" ha detto a caldo Djokovic. "E' stata una partita alla pari. Nel primo set ho giocato bene, poi ho avuto un pessimo turno di servizio e da lì in poi è stato lui a giocare meglio. Tomic è un giocatore imprevedibile, ha tirato molti vincenti ed era difficile intuire dove avrebbe tirato. Io facevo tanti errori, provavo a cambiare ritmo ma lui mi ha reso la vista difficile"

Se a Tomic non erano bastati i match con Davydenko e Soderling, il primo game contro Djokovic gli ha dato la misura della differenza tra allora e adesso.

Una battaglia di 14 punti, da 9 minuti, in cui vince un punto lunghissimo per annullare la prima palla break, in cui intontisce il serbo di rovesci affettati che fluttuano nell’aria e non atterrano mai. E quando poi lo fanno, di rimbalzare non ne vogliono proprio sapere. Ma alla seconda Djoko strappa il break e vola verso un 6-2 con poca storia.

Un punteggio e un andamento molto vicini al set di allenamento che i due hanno giocato all’inizio del torneo. Ma oggi non andrà come in allenamento, almeno nella forma. Djoko un po’ si rilassa, sbaglia di più e commette tre doppi falli, sempre in momenti abbastanza importanti; Tomic sale e soprattutto col rovescio riesce ad addormentare la partita e gli scambi. Djoko non può appoggiarsi al peso di palla per spingere e il ritmo lo detta Tomic, rallentandolo fino a renderlo produttivo.

Così può rimanere a fondo campo e non scendere a rete, dove ha ancora notevoli margini nella ricerca della palla in avanzamento oltre che nel senso della posizione. Per un set e mezzo Tomic fa partita pari con il numero 2 del mondo che un po’ si innervosisce, gli regala un break con due doppi falli e si perde alla risposta. Tomic alza il livello del servizio, trova un’accelerazione di rovescio lungolinea che spazzola la riga e una controsmorzata in allungo che accendono il campo 1 (e i Fanatics australiani) prima di steccare un dritto che rimane sulla riga e gli vale il secondo set.

L’inerzia prosegue nel terzo. Djokovic cerca di tirarsi fuori dallo scambio, ma concede qualcosa di più e Tomic fa corsa in testa dal primo game. A metà del set, però, inizia a rendersi conto del punteggio, dell’avversario, della grandezza della partita. Perde il servizio due volte di fila, appare sempre più frustrato mentre l’esperienza del serbo fa la differenza.

Djoko infila il terzo break di fila in avvio di quarto set: si apre il campo con un cross di dritto e rifinisce con la demi-volée a campo aperto e sembra dare l’ultimo colpo alla partita. Ma Tomic dimostra, se mai non fosse bastata la rimonta contro Andreev partendo da uno svantaggio di due set e un break, che quello che in passato è stato fatto passare per un cattivo carattere è, forse, solo carattere. Non la vuole proprio mollare la partita: brekka a zero nel quarto game, nel quinto va 0-30, salva una palla break ma alla fine tiene il servizio.

Tomic continua ad affettare rovesci in slice che quasi girano verso l’interno, e forza Djoko dietro la riga e a tirare a distanza di sicurezza dalla rete e dalle righe. Anche Tomic, però, una volta ridotta la velocità e aumentato gli angoli, deve tirarsi fuori dallo scambio: e lì, col dritto soprattutto, qualche volta perde il campo e il controllo del colpo.

Djokovic si ritrova due volte a due punti dal quinto (la seconda dopo un tracciante di rovescio lungolinea che si stampa sulla riga) ma trova un break fondamentale per salire 6-5 e andare a servire per il match. I decibel del “com’ooooon” liberatorio con cui accoglie il break danno la misura dell’importanza del momento e della difficoltà del match.

Il dritto torna a tradire Tomic quando meno dovrebbe, sul 30-15. E Djokovic va a chiudere con una volée di dritto in cross che scatena l’ovazione di tutti. Per entrambi. E se la meritano tutta.

Alessandro Mastroluca

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