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01/07/2011 22:18 CEST - Wimbledon

Murray: non c'è due senza tre

TENNIS - Murray perde la terza semifinale a Wimbledon (come lui solo Henman nell'era Open). Rafa Nadal torna in finale e continua la sua serie di vittorie consecutive a Wimbledon: il maiorchino non perde ai Championships dalla finale del 2007. Il match è girato su un errore molto gratuito dello scozzese a metà del secondo set. Nadal ha chiuso 5-7 6-2 6-2 6-4. da Wimbledon, Alessandro Mastroluca

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Due corone in un giorno solo sono troppe da perdere. Rafa Nadal mantiene la speranza di rimanere campione di Wimbledon. Anche se vincere il secondo Slam stagionale sui tre giocati non gli basterà a essere considerato ancora il numero uno del mondo.

Murray eguaglia invece il primato, certo poco gradito, di Tim Henman: sono gli unici nell’era Open ad aver perso le prime tre semifinali giocate in carriera ai Championships.

Nadal chiude con cinque vincenti in meno (37 a 42), ma con appena 7 errori gratuiti a 39. Si può dubitare della statistica, del limite tra forced e unforced error, ma quando si sfiora la perfezione il resto, percentuali di servizio comprese, diventano superflui orpelli.

Eppure Andy per un set e mezzo fa tutto bene. Chiude il primo set con 14 vincenti e 8 errori, ottiene l’83% di punti con la prima e il 58 con la seconda. Serve forte, comanda sulla diagonale destra, dritto contro rovescio, ma soprattutto non aspetta che le cose succedano: prende la rete, guadagna campo, anticipa appena possibile.

Anche Nadal, però, esegue il suo gameplan alla perfezione, nonostante l’iniezione di antidolorifici grazie alla quale scende in campo. Ha gli stessi vincenti di Murray alla fine del primo set (14), e solo 4 errori. Paga la percentuale di punti con la seconda sotto il 50%. Cede cinque punti nei primi cinque turni di battuta del match mentre Murray, nell’undicesimo gioco si trova costretto ai vantaggi. Si tira fuori, comunque, anche grazie all’ace più veloce del suo torneo (218 kmh). E nel game successivo trova il break che vale il set. Nadal cede il servizio a 15 affossando un tentativo di passante di rovescio.

Il match cambia al quarto gioco. Serve Nadal, Murray è 15-30, ha un dritto a campo aperto elementare che gli porterebbe in dote due palle break, ma incredibilmente lo spedisce lungo. Da qui al primo sorpasso Nadal il passo è breve. Un doppio fallo e uno smash steccato a campo aperto danno al maiorchino il primo vantaggio. E trasformano Murray nella versione spenta e passiva che ha perso senza lottare la semifinale dell’anno scorso. Troppi gli errori dello scozzese, rigido sulle gambe, incapace di tenere lo scambio mentre Nadal si fa applaudire per atteggiamento propositivo e per una volée di dritto spalle alle rete per niente semplice.

Un altro doppio fallo e due dritti non controllati (uno davvero per qualche millimetro come dimostra il Falco) costano allo scozzese il break nel primo gioco del terzo set. Il pubblico, che tenta disperatamente di sorreggere Murray (un tifoso intona anche un “Oh-Oh-Murray-we-love-you”), riesce a fare poco. E anche il supporto di mamma Judy si fa sempre più flebile. Quando poi Rafa trova il passante in cross che vale il secondo break (5-2), il match sembra ormai segnato. Il maiorchino tiene a 30 e allunga al quarto.

E come nel terzo brekka subito. Emblematico il punto del 15-40: Murray non chiude 3 volée e finisce infilato da un passante di diritto in corsa.  

Ma Murray, nel quarto gioco, si ricorda di quello che lui stesso aveva detto e scritto: “so che perderò molti scambi ma non devo avere paura. Non mi posso permettere di avere paura”. Si ricorda di essere “il paziente inglese” e forza Nadal ai vantaggi sul suo servizio per la prima volta nel match: si procura due palle del controbreak, che però Nadal annulla (la seconda tenendo uno scambio strepitoso da fondo) prima di allungare 3-1.

Non si guarderà più indietro fino all’ace che lo riporta in finale. Dodici mesi dopo. Non sarà più il numero uno. Ma vuole ancora essere chiamato campione in carica.

Alessandro Mastroluca

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