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04/07/2011 15:22 CEST - Wimbledon

Nole n.1 di nome, di fatto, di merito

TENNIS - Per la prima volta un giocatore ha fatto meno errori gratuiti di Nadal. Lo ha battuto su tutte le superfici. Recuperare la prima posizione per Nadal sarà difficilissimo, e una delle prime due per Federer tutt'altro che facile. Per non parlare di Murray. Djokovic rivela i suoi dubbi, finchè viene interrotto! Le dichiarazioni dei protagonisti, E Borg dice...Da Wimbledon, Ubaldo Scanagatta

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Aveva già lanciato tre racchette in mezzo al pubblico del centre court in delirio, non aveva più il ciuffo d’erba in bocca (“Mi sono sentito un po’ come un animale, non sapevo come esprimere la mia gioia, volevo sentire che sapore ha l’erba…è buona” e sorride fino alle orecchie) quando il neo n.1 del mondo e campione di Wimbledon, Nole Djokovic, ha detto a noi giornalisti che l’avevamo appena accolto con il fragoroso applauso riservato ai vincitori di Slam: “Ho giocato il miglior match della mia vita sull’erba”.

Riuscire a battere Nadal facendo meno errori gratuiti di lui, 12 contro 15, non era mai riuscito a nessuno. Ci si poteva attendere dal serbo una condotta aggressiva,come nelle quattro partite vinte quest’anno, lui dentro il campo, il maiorchino fuori, gli scambi con il suo rovescio infallibile sul dritto (senza paura del gancio di Rafa…) per aprirsi il campo, giocare un ficcante lungolinea e mettere così alle corde lo spagnolo sul rovescio _ stessa identica tattica adottata lungo tutto questo straordinario 2011 sigillato da 48 vittorie e una sola sconfitta _ e quindi anche magari un maggiore numero di vincenti del suo avversario, 27 contro 21, ma…tengo a sottolineare non un numero inferiore di errori gratuiti.

Forse questa statistica è quella che fa dire a Nadal, che pure riconosce ampiamente i meriti di Nole, “avrei dovuto giocare meglio per vincere, avrei dovuto essere più aggressivo, come due giorni fa contro Murray, e giocare meglio i punti importanti: sono quelli che possono fare cambiare un match e oggi non sono riuscito a farli”.

Quella convinzione di Djokovic (“Il mio miglior match di sempre sull’erba”) spiega molte cose. Ed è condivisibile, per quanto mi riguarda, in particolare per il secondo set, davvero straordinario, incontenibile,  e in misura leggermente inferiore anche nel primo set dove però c’era stato più equilibrio fino al 5-4 per Novak con Nadal che serviva sul 30 a 0, prima di commettere due errori di dritto per lui abbastanza inconsueti.

Se fino alla conclusione del secondo set si poteva dire, alla Clerici, che un giocatore con due colpi da fondo aveva dominato quello che giocava con un colpo solo, poi si è visto nel terzo un Djokovic che pareva essersi reso conto di poter finalmente battere Nadal anche in uno Slam. Infatti se era vero che lo aveva battuto 4 volte su quattro quest’anno, sia sul cemento che sulla terra rossa, era anche vero che Rafa lo aveva sconfitto in tutte le cinque occasioni in cui i due si erano incontrati in prove dello Slam. Sarebbe riuscito a battere il maiorchino anche quando non bastava vincere due set ma ne occorrevano tre?

Io ho interpretato il calo di Novak nel terzo set (“Ha perso improvvisamente il dritto” si diceva in tribuna, laddove seguivo il match accanto a Semeraro de La Stampa e Martucci della Gazzetta) come una conseguenza della tensione che stava forse impadronendosi di uno che si poteva sentire vicino al traguardo più sospirato.

Lui invece ha imputato quel calo a…”Mi sono rilassato un po’ troppo, non ero più concentrato…con Nadal non te lo puoi permettere, lui approfitta subito delle opportunità per rientrare in partita. Lui ha meritato quel 6-1, ma io ho fatto un sacco di errori gratuiti (in pratica li ha concentrati tutti lì!), ma poi nel quarto sono stato sempre avanti…il primo game è stato davvero importante tenere il servizio…”

In effetti lì poteva ancora girare la partita. Nadal è stato in vantaggio 15-30, poi anche 30-40, ma Djoko lo ha aggredito e costretto a tirare un passante impossibile annullandogli così la palla break. Dopo di che è stato Nadal a perdere la battuta.

“Era da quando Nole aveva 7 anni che mi diceva di sognare Wimbledon” confermava al mio registratore Dijana, sua mamma, mentre papà Srdjan veniva lanciato in aria dai sostenitori serbi che celebravano, dopo il successo in Coppa Davis lo scorso dicembre, un trionfo che era toccato ai poco amati “cugini” croati nel 2001 grzie a Goran Ivanisevic ma mai a loro.

Novak confermava_ “Fino a oggi il più bel giorno della mia vita di tennista era stato quello della vittoria di in Coppa Davis…ora è Wimbledon. Anche questo successo è stata una vittoria di squadra, non ho vinto io solo, ma tutta una nazione”.

Voglio anche ricordare che nei primi due set Djokovic non aveva dato la minina occasione a Nadal di fargli il break: mai Rafa era riuscito ad arrivare a 40 nei games di risposta. Nel primo set in cinque turni di servizio di Nole Rafa ha fatto 7 punti, nel secondo in 4 turni appena 4. Dopo un’ora e 14 minuti Novak era saldamente, e inaspettatamente in vantaggio per due set a zero.

Prima che qualcuno dei lettori contesti quell’avverbio _ inaspettatamente _ vorrei ricordare che tutte le più importanti società di bookmakers del mondo davano favorito Nadal. E anche chi pronosticava la più che possibile vittoria di Djokovic non si sarebbe sbilanciato per un 6-4,6-1 in 74 minuti.

Mai vendere la pelle di un Nadal prima di averlo abbattuto” si scherzava in tribuna stampa (dandogli dell….’Orso!) nel vedere un Rafa apparentemente non troppo turbato dall’andamento della finale. Quasi che non avesse perso le altre quattro. E si aggiungeva: “Se questo punteggio fosse rovesciato chissà come starebbe sclerando Djoko!”.

Ma quel terzo set di Nadal era dipeso più dall’abbassamento della concentrazione di Nole che dai veri progressi di Rafa. Nemmeno il net fortunosissimo con il quale Rafa ha rimontato il break del secondo game nel quarto set ha cambiato le sorti del match che si è deciso definitvamente nell’ottavo game nel quale Rafa ha esordito con il primo doppio fallo della sua partita incerta seguito da altri due punti in cui si è fatto letteralmente portare via il pallino da Djokovic, ritornato ad essere quello bello carico del secondo set.

Verdetto più meritato non  poteva venir fuori da questa finale e questo torneo ha ribadito una supremazia palesata lungo tutto l’anno. Djokovic ha 13.285 punti Atp, Nadal 11.270, Federer 9.230 e Murray 6.855, quindi in questo momento il serbo ha sullo spagnolo lo stesso vantaggio che il maiorchino ha sullo svizzero, mentre Murray ha meno della metà dei punti di Djokovic.

Mi pare che il computer, che non può essere accusato di fare il tifo per nessuno, rispecchi abbastanz fedelmente quelle che sono state negli ultimi 12 mesi le forze in campo.

All’US Open Nadal avrà una cambiale più pesante di Djokovic (un anno fa vinse lui la finale) e quindi molto difficilmente la classifica potrà cambiare a New York, perché il vantaggio di Djokovic è adesso consistente nei confronti di tutti.

Per lui questo terzo Slam, il primo Wimbledon che sfugge al duopolio Federer-Nadal dal 2003, vale davvero un tesoro, ben oltre il milione e 100.000 sterline del primo premio. “Ho sempre creduto di avere le qualità per battere i migliori…” non ha fatto che ripetere Novak.

Ma ora ci credono anche gli altri. Tutti gli altri. Inclusi Nadal e Federer e i loro aficionados. E quando gli ho chiesto quale fosse stato il suo momento più difficile per lui, quello dei dubbbi…ha ammesso che dubbi ne aveva avuti: “Quando vinsi il mio primo Slam, ho cominciato ad affrontare sensazioni e situazioni che non avevo mai fronteggiato prima: difendere titoli dello Slam, essere uno dei top-players, dovere rispondere alle aspettative della gente, raggiungere almeno le semifinali…feeling che non avevo sperimentato prima dei miei 21 anni. E così negli ultimi due,tre anni ci sono stati periodi di su e giù, Direi bugie se dicessi che non avevo dubbi! Li avevo. Ho avuto momenti difficili, crisi quando non sapevo se davvero ce l’avrei fatta, perché sai…i primi due dominavano talmente…”

Qui, a questo punto, un collega totalmente sprovveduto, ha pensato bene di interrompere Novak mentre stava dicendo le cose più interessanti per domandargli: “Avevi mai servito bene così?”.

Alla fine dell’intervista Barry Flatman del Sunday Times, Jon Wertheim di sports Illustrated, Peter Bodo di Tennis Magazine, sono andati da quel collega _ mai visto prima_ per dirgli: “Ma che ti è saltato in mente di imterromperlo quando stava dicendo le cose più interessanti?”.

Sono cose che succedono in conferenza stampa. Resta il fatto che questo Wimbledon iscrive nel suo albo d’oro due degnissimi campioni, entrambi inediti, Novak Djokovic e Petra Kvitova, come era accaduto l’ultima volta nel 2002 quando a vincere furono per la prima volta Serena Williams e Lleyton Hewitt.

Martedì sera alle 19 avremo modo di ripercorrere le vicende più significative di questo Wimbledon, con la nostra diretta-tbv post torneo, nel corso della quale cercherò di dare tante risposte a chi ci (mi) accusa di essere Ubinadal, di avercela con Federer per oscuri motivi (ne ho lette di tutte e di più), e rileggerò tanti di quei commenti che non ce l’ho fatta a leggere perché preso da mille impegni qui.

Devo ringraziare adesso, come ho fatto anche nei video e negli audio, tutta la folta equipe di Ubitennis al completo.

Vi suggerisco di vedere quello con il mio amico Bjorn Borg che è stato eccezionalmente carino ed affettuoso, accettando anche di venire fuori dai cancelli di Wimbledon per concedersi alla nostra mini-telecamera .

Lo avrebbero fatto i nostri giocatori italiani? Se andrò ad Arzachena per Italia-Slovenia, dove la FIT proibisce di registrare i commenti resi in conferenza stampa…Starace, Bolelli, Fognini, Bracciali…verranno fuori dai cancelli per consentirmi di registrare le loro voci e farvi sentire i loro commenti?

Nei giorni prossimi metteremo il video interessante registrato con Vijay Amritraj.

Stavo ringraziando tutta la squadra di Ubitennis che ci ha meravigliosamente sorretto dall’Italia, dal Canada e dall’India.

Ci siamo alternati con il “live” coperto da Alberto Giorni e Alessandro Mastroluca che erano qui con me a Wimbledon e registravano non solo gli audio e i video, ma tutto le sensazioni che raccoglievano sui campi e in sala stampa.

Ma come detto dall’Italia ci hanno dato molta mano in tantissimi e restando nella penombra. Vorrei citare tutti ma poi temo di dimenticare qualcuno…Quindi mi limiterò al vicedirettore Riccardo Bisti in primis che ha coordinato dall’Italia anche gli interventi di Vanni Gibertini dal Canada che ascoltava la tv americana, ESPN e non solo, Daniele Malafarina dall’India che non so quale tv seguisse con i relativi commenti. L’elenco sarebbe lungo, ma credetemi che senza almeno una dozzina di collaboratori non saremmo riusciti ad offrirvi quel (poco) che vi abbiamo dato.

Ubaldo Scanagatta

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