ITALIANO ENGLISH
HOMEPAGE > > Tsveta, Popp e i miracolati dell'erba

06/07/2011 11:24 CEST - IL CASO

Tsveta, Popp e i miracolati dell'erba

La sorprendente performance della Pironkova, giunta di nuovo ai quarti dei Championships dopo aver vinto 4 sole partite nella stagione in corso, pone la bulgara come una specialista del terzo Slam stagionale. Da Popp alla Stevenson passando per Yen Hsun Lu, facciamo una breve rassegna di coloro che hanno brillato solo a Wimbledon:aspettando anche i vostri suggerimenti..  Christian Turba

| | condividi

Quattro sole vittorie da inizio anno, perlopiù con avversarie escluse dalla top 100, e una messe di eliminazioni all’esordio: poi d’improvviso arrivano i Championships, ed ecco fioccare 4 successi in un sol colpo, tra cui un doppio 6-2 6-3 inflitto alla finalista uscente Vera Zvonareva e alla penta campionessa Venus Williams, prima di uscire con tutti gli onori (6-2 nel set decisivo) per la mano potente della futura vincitrice Kvitova. Tsvetana Pironkova è la prova vivente di come Wimbledon possa ancora essere un’oasi protetta per certi tennisti.

 
La 24enne di Plovdiv è quel che potrebbe dirsi un “Panda” di Wimbledon, avendo costruito la quasi totalità delle sue fortune sull’erba londinese: la performance di quest’anno, infatti, passa in secondo piano rispetto all’exploit che la vide protagonista 12 mesi fa. Numero 81 mondiale e reduce dalla sconfitta contro la britannica Heather Watson nelle qualificazioni di Eastbourne, la bulgara apprestò un banchetto luculliano sulle rive del Tamigi, prendendo come antipasto un tris di russe (Lapuschenkova, Dushevina e Kulikova), offrendosi un raffinato premier plat à la Marion Bartoli (doppio 6-4) e abbuffandosi della carne nera di Venere, rimandata a casa con un netto 6-2 6-3. Sazia al momento del dessert-semifinale, la bulgara avrebbe poi perso in 3 lottati set (3-6 6-3 6-2) da Vera Zvonareva, ma quel succulento pasto l’avrebbe portata in un sol colpo alla35esima posizione del ranking, con concrete prospettive di entrata nella top 20-30. E invece, per il resto della stagione, Tsvetana non avrebbe mai più vinto due match consecutivi, tendenza confermata del resto nell’annata corrente. Tenendo conto che in ciascuno degli altri tre Slam il Best Career Result è un 2°turno, possiamo dire con certezza che Wimbledon rappresenti un unicum nella carriera della bulgara.


P come Pironkova, P come Panda, ma anche P come Alexsandr Popp, che ancor più della Pironkova è un vero e proprio “miracolato” dei Championships. “Popp-Eye”, questo l’azzeccatissimo soprannome affibbiatogli, era un ragazzone di 201 cm nato nel 1976 in quella Heidelberg sede dei vescovi di Worms in epoca medievale. Ammesso al limbo dei Challenger alla veneranda” età di 23 anni, il tedescone si costruì una discreta classifica tra palazzetti indoor e campi in terra germanici, guadagnandosi l’ingresso dalla porta principale a Roland Garros e Wimbedon 2000. Transitato senza colpo ferire per la Porte d’Auteuil, Alexsandr trovò la sua dimensione a Londra, su un’erba che non amava (“l’erba è la superficie che gradisco di meno” ripeteva in conferenza stampa ai giornalisti). Letteralmente trascinato -sui campi in erba di Wimbledon..- dal suo coach Helmut Luthy, il biondo teutonico sconfisse l’haitiano Agenor, la spuntò al quinto su un Michelino Chang ancora inquilino della top 30, martirizzò in 3 set il futuro numero 1 mondiale Guga Kuerten e infine neutralizzò la rimonta di un altro marcantonio come Marc Rosset: appagato, perse poi in 3 set dal futuro finalista Pat Rafter, ma il suo torneo entusiasmò i tabloid inglesi, che in virtù delle origini londinesi della madre Jennifer fantasticavano di un arrivo del 24enne in seno al team britannico di Coppa Davis.


Nel Wimbledon giubilare, quello dell’ultimo titolo di Pistol Pete e del primo della Venere Nera, la piccola impresa di Popp passò inosservata, tranne che in patria, dove la stampa iniziò a parlare di “ nuovo Becker” e a sognare un tedesco sul trono di Wimbledon 10 anni dopo Michael Stich. Tale pressione mediatica spinse il centesimo erede designato di Bum Bum ad aumentare gli allenamenti per progredire ulteriormente: la sua foga, unita ad un fisico abbastanza gracile, gli costò però una mononucleosi seguita da due infortuni al polso destro e alla spalla, che inficiarono la sua attività nelle stagioni 2001 e 2002. Tornato con un ranking protetto, Alexsandr Popp restava comunque uno semi-sconosciuto alla vigilia del Wimbledon 2003, il secondo della sua carriera, preparato con due vittorie ai danni di Spadea e Sa in quel di Nottingham. E, come nelle migliori favole, sull’erba londinese il principe addormentato si ridestò, incasellando una serie di successi con avversari di rilievo come Arazi, Sluiter, Novak e Rochus. Niente in confronto a ciò che sarebbe accaduto nei quarti: trovatosi ad affrontare un Mark Philippoussis galvanizzato dal successo in 5 set contro il n.1 Andreino Agassi, il teutonico prese due set di vantaggio prima di subire la rimonta di un irato Scud, che vinse 8-6 al quinto solo dopo aver salvato un break point sul 5 pari con una miracolosa volée in tuffo.


Ormai era chiaro che il nostro era davvero “ Popp-Eye”, un omino all’apparenza innocuo, che non appena inalava l’erba dell’All England Club scatenava le sue doti nascoste: nell’intera stagione post exploit londinese, il magro bottino racimolato dal gigante di Heidelberg furono infatti i quarti dell’ATP di Metz e tante sconfitte ai primi turni. Per tornare a splendere, onorando il motto “non c’è due senza tre”, Alexsandr dovette quindi aspettare la successiva edizione dei Championships, conclusa agli ottavi contro A-Rod dopo aver battuto in “ straight sets” Massu, Montanes e Carlsen: questo Wimbledon,con l’appendice della finale ottenuta a Newport due settimane dopo, fu l’ultimo vero squillo della sua carriera, alla quale mise fine nel 2005-per dedicarsi a studi, ironia della sorte, di..Farmacia!- dopo un nuovo infortunio alla spalla, ma non prima di aver sconfitto per 14-12 al 5°, sull’erba londinese, lo specialista australiano Wayne Arthurs..


Pironkova e Popp, a memoria, sono i due casi più eclatanti di tennisti che hanno brillato solo, o quasi, a Wimbledon. Nonostante la netta sconfitta patita da Llodra, Yen Hsun Lu si candida a unirsi a loro a breve termine: già protagonista indiscusso dell’edizione 2010 battendo 9-7 al quinto Roddick e fermando la sua corsa ai quarti contro Robodjok, il taiwanese è dovuto tornare sui prati inglesi per vincere le prime due partite consecutive della stagione, con due clienti ostici come Troicki e Robredo. Quando si dice sentire l’odore di Wimbledon..Anche la recente semifinalista Sabine Lisicki, già approdata ai quarti nell'edizione 2009, può rientrare nella categoria dei miracolati di Wimbledon, ma credendo che la tedesca possa diventare una Top Player su tutte le superfici le lascio il beneficio del dubbio..


Scavando nei meandri dell’archivio di Wimbledon si posson poi trovare altri nomi, anche se meno accreditati dei quattro sopraccitati. Ci sarebbe il “ Gladiatore” Vladimir Voltchkov, che da qualificato si inerpicò fino alle semifinali nell’edizione 2000, dopo aver guardato per quattro volte il film con Russell Crowe: tuttavia, il suo exploit resta un caso isolato e non ripetuto negli anni successivi. Si potrebbe anche menzionare l’Arthur Ashe degli anni’90, quel Malivai Washington storico finalista del Wimbledon 1996 vinto da Krajicek, ma si parla comunque di un giocatore già numero 11 del mondo nel 1992 e ottavo-finalista in tutte le prove dello Slam. Più seriamente, per chiudere il cerchio, si può ricordare Chris Lewis, che con la sua Prince Original Graphite conquistò la finale nel 1983, dopo aver sconfitto altri “erbivori” come Steve Denton e Kevin Curren: malgrado il periodico 6-2 rimediato da Big Mac, quella di Lewis -primo neozelandese dopo Tony Wilding nel 1913 a giungere all’ultimo atto di Wimbledon- rimane una delle più belle storie raccontate dai Championships nella loro centenaria storia.
 

La musica non cambia tra le ragazze. Tutti ricorderanno la figlia del mitico “ Doctor J” (se seguite il basket avrete già capito di chi parlo..), quell’Alexandra Stevenson semifinalista a sorpresa al debutto londinese nel 1999 dopo aver sconfitto Halard, Raymond e Dokic, poi letteralmente scomparsa dal circuito e mai più giunta oltre il 2°turno di un torneo dello Slam. Nella stessa edizione si mise poi in luce un’altra bambina prodigio,la croata Mirjana Lucic, che dopo aver battuto la Seles e la finalista uscente Tauziat giunse a un passo dalla finale perdendo dalla rediviva Steffi Graf con il punteggio di 6-7 6-4 6-3: purtroppo però, anche a causa delle angherie subite dal padre Marinko, la 29enne nata a Dortmund si sarebbe rivelata un’altra “ One Slam Wonder”. Volendo essere spietati anche Laura Golarsa, che come tutti gli abbonati Sky sapranno nei quarti dell’edizione 1989 arrivò a due 15 dal battere Chris Evert, si può definire “miracolata da Wimbledon”,non avendo superato il 3°turno in nessun’altro Slam. In ognuno di questi nomi manca però la reiterazione, la capacità di ripetere una grande performance, che distingue una meteora –precisiamo, la Golarsa fu tutto meno che una meteora..-da una semplice specialista. Speriamo per lei che l’atleta destinata a colmare questo vuoto non sia proprio la campionessa in carica Petra Kvitova, sbocciata con le vittorie del 2010 ai danni di Wozniacki, Azarenka e Kanepi: vedendola giocare, non scommetteremmo nemmeno la Numero Uno di Zio Paperone sul verificarsi di quest’evento..
 

Comunque sia, il recentissimo caso della Pironkova dimostra che, malgrado l’uniformizzazione delle superfici tenda a creare campioni universali a scapito degli specialisti, con un servizio potente o grazie alla capacità di variare il gioco e scendere a rete, è ancora possibile distinguersi dalla massa. Forse, ai tempi attuali, il compito è leggermente più facile in campo femminile, in virtù del livello più basso delle migliori rispetto al tennis maschile: ma non è mai detta l’ultima parola, attendiamo la nuova generazione dei DImitrov, dei Raonic e degli Harrison, il figlio di Popp-eye potrebbe essere dietro l’angolo..


 

Christian Turba

comments powered by Disqus
Partnership

 

Sito segnalato da Freeonline.it - La guida alle risorse gratuite

Virtual Tour / Fanta Tennis virtual tour logo 2

Il fanta gioco di Ubitennis

Ultimi commenti
Blog: Servizi vincenti
Quote del giorno

"Avevo deciso di smettere con i miei balletti, ma quando l'ho fatto ho perso due partite di fila giocando il tennis più orribile della mia vita. Così ho ricominciato a danzare"

Andrea Petkovic

La vittoria di Francesca Schiavone a Parigi 2010

Copertine di magazine e giornali

Ubi TV

Sabine Lisicki incontra David Guetta