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20/07/2011 14:03 CEST - L'ARGOMENTO

Ma in fondo non vali poi così tanto...

TENNIS - Diatribe interminabili per stabilire chi sia il GOAT, liti furibonde sui forum per eleggere il tennista più forte, bello, simpatico, robotico, ecc. Ma chi sono invece i giocatori più sopravvalutati? Il sito Bleacher Report ne ha selezionati dieci, prendendo in esame l’ultima decade: risultato? Un articolo pieno di considerazioni divertenti ma al tempo stesso opinabili. Claudio Maglieri

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Premessa: amo il tennis e amo leggere articoli sul tennis. Quando càpito su siti internet come Ubitennis, tuttavia, non mi limito alla sola lettura dei pezzi: mi diverto un mondo a spulciare gli interventi degli utenti, sul nostro sito si è creato negli anni un microcosmo di commentatori invisibili che si <scannano> per difendere fino alla morte il proprio beniamino. Scontri verbali tra federeriani e nadaliani (in rigoroso ordine alfabetico), arringhe infinite per capire una volta per tutte se Federer sia più forte di Sampras o Nadal più mostruoso di Borg. Capita inoltre di leggere spesso robe del tipo “eh quel giocatore aveva un braccio d’oro, avrebbe vinto molto di più con maggiore testa e fortuna”, “Safin se si fosse allenato seriamente avrebbe duellato a lungo con Federer”, oppure “nessuno ne parla, ma quel tennista era veramente bravo”.
Facendo tuttavia il ragionamento opposto, vi siete mai chiesti quali siano invece i giocatori più sopravvalutati, per capirci quelli che vengono considerati moltissimo dagli addetti ai lavori ma che in realtà non hanno saputo convertire in risultati il proprio talento? Questo articolo prende spunto da un pezzo pubblicato dal sito Bleacher Report: prendendo in considerazione gli ultimi anni, l’autore ha selezionato una gustosa top ten, formata dai tennisti più <pompati> da tifosi e giornalisti. Ce n’è per tutti i gusti, addirittura fanno capolino nomi illustri, <perché nel tennis ci sono molti giocatori che non meritano la considerazione che viene data loro>: magari hanno fatto il botto in uno Slam, ma in fin dei conti non hanno saputo confermarsi.

10 – MARIN CILIC (miglior risultato in uno Slam: semifinale, Australian Open 2010).
Del giocatore croato si parla da tempo un gran bene. Il suo tennis è un po’ noioso, il dritto è un colpo stilisticamente da rivedere, il potenziale tuttavia c’è. Su di lui ha puntato molto Bob Brett, storico coach con un passato sulle panchine di Becker e Ivanisevic: qualcosa vorrà pur dire. Quando fece il suo esordio, Cilic colpì per la sua struttura fisica: il croato, molto vicino ai due metri di altezza, non sembrava granchè fornito a livello di massa muscolare. <Appena mette su un po’ di chili e affina il servizio, questo diventa forte forte> era la frase preferita dai cronisti. E’ passato qualche anno, ma la situazione non è cambiata: Cilic non ha ancora compiuto il salto di qualità definitivo, il suo gioco ha subìto pochissime migliorie ed a livello fisico siamo sempre li. Quest’anno, al di là degli ottavi di finale colti a Melbourne, non ha impressionato: out al primo turno a Parigi e Wimbledon, una finale persa (a Marsiglia contro Soderling) e poco altro. Lo scorso anno si arrampicò fino al nono posto del ranking, oggi è precipitato in 32esima posizione. <Si muove bene nonostante la stazza ed i suoi colpi da fondo fanno male. Tuttavia è arrivato il momento di arrendersi: Cilic non sarà mai un giocatore consistente. In futuro, nei tornei dello Slam, potrà al massimo arrivare fino agli ottavi di finale> dice l’articolo.

9 – FERNANDO VERDASCO (miglior risultato in uno Slam: semifinale, Australian Open 2009).
Parli di Verdasco e ancora ti vengono in mente le splendide immagini di quella famosa semifinale contro Nadal, a Melbourne nel 2009. Quella volta, <Nando> giocò un tennis straripante, toccando picchi di competitività forse irripetibili: servizi bomba, colpi da fondo devastanti, voglia di lottare incredibile. Dopo quel torneo, purtroppo, Verdasco non è più stato capace di ripetersi e con il passare dei mesi la spinta si è a poco a poco esaurita. Oggi il madrileno occupa la 22esima piazza del ranking, ma non sembra più avere le armi per fare male ai top players. Quest’anno, obiettivamente, non ha impressionato: ha conquistato due finali in altrettanti tornei minori (Estoril e San Jose, perdendole entrambe), per il resto è mancato l’acuto. La carta di identità, poi, non lo aiuta: i trent’anni si avvicinano, forse i tempi migliori sono definitivamente andati. <Non colpisce la palla abbastanza forte per competere con i big, è il classico giocatore da fondo campo che aspetta gli errori dell’avversario. Se vuole avere più chances in futuro, deve cambiare il suo gioco in modo drastico> è la dura sentenza. <Di questo passo, negli Slam, non supererà più il terzo turno>.

8 – MARCOS BAGHDATIS (miglior risultato in uno Slam: finale, Australian Open 2006).
Il nostro Luigi Ansaloni ha già trattato in passato l’argomento Baghdatis, ricevendo in cambio sberleffi a volte esagerati. La verità, tuttavia, è lampante: il cipriota è in grado di giocare un ottimo tennis, a Wimbledon ha creato non pochi problemi a Djokovic, ma quando arriva il momento di piazzare la stoccata decisiva gli manca quel qualcosa in più. Il Baghdatis capace di raggiungere la finale a Melbourne è ormai un ricordo sbiadito: dopo quell’exploit, il cipriota è lentamente calato, vittima di problemi fisici di varia natura, ma soprattutto non ha mai fatto intendere di avere le qualità per ripetere tale risultato. Gioca bene, per carità: i colpi da fondo ci sono, il tocco anche, la personalità non manca. Quello che non c’è è la costanza ad alti livelli: nel 2011 ha collezionato troppe sconfitte ai primi turni, gli è mancata molte volte la solidità del grande giocatore. <Da guardare è piacevole, il suo tennis diverte, ma forse non è più in grado di competere con i migliori: in uno Slam difficilmente andrà oltre il terzo turno>.

7 – THOMAZ BELLUCCI (miglior risultato in uno Slam: ottavi di finale, Roland Garros 2010).
La prima volta che vidi giocare il brasiliano fu al Roland Garros nel 2008: al primo turno ebbe la sfortuna di beccare subito Nadal e come da copione rimediò un ko per tre set a zero. Non fu tuttavia un massacro: Bellucci giocò a tratti un ottimo tennis e, soprattutto nel primo set, diede parecchio filo da torcere allo spagnolo (non dimentichiamo che quel Nadal era forse il più tracimante, il più cannibale, tant’è verò che polverizzò tutti in quel Roland Garros). In Brasile, orfani di Kuerten, hanno iniziato a puntare su di lui, etichettandolo come nuova stella del tennis verdeoro. Bellucci, in effetti, ha buone potenzialità: mancino, dotato di buona potenza, sa giocare bene sia sulla terra che sul veloce e, grazie alla sua altezza, può fare male anche con il servizio cannone. Di lui si parla bene, ma è davvero un giocatore cosi valido? Quest’anno ha giocato da Dio a Madrid (in semifinale ha rischiato seriamente di sculacciare Djokovic) ma si è trattato del classico fiore in mezzo al deserto. Per il resto, buoni piazzamenti e tante sconfitte inopinate. <Forse è troppo presto per inserirlo in questa lista, ma deve lavorare molto sulla sua condizione. Dal punto di vista mentale, inoltre, è ancora troppo debole>. Previsioni sul suo conto? <Il suo migliore risultato in uno Slam da qui in avanti potrebbe essere il raggiungimento dei quarti di finale>.

6 – SAM QUERREY (miglior risultato in uno Slam: ottavi di finale, Us Open 2008 e 2010, Wimbledon 2010).
Su Querrey va specificata una cosa: ultimamente la fortuna gli ha voltato le spalle. Soste ai box forzate come se piovesse, problemi fisici di vario genere. Fatta questa precisazione, è lampante un fatto: il popolo americano, che in passato ha goduto delle imprese di Agassi e Sampras, ora si trova tra le mani questo onesto randellatore, indubbiamente un ragazzo per bene ma anche un tennista di scarso valore tecnico. Una volta c’erano i McEnroe, ora ci sono i Querrey: meglio stracciarsi le vesti e ripensare con nostalgia ai tempi che furono. Ricordo di averlo visto all’opera per la prima volta nel 2006, contro Nadal a Cincinnati: servizio terrificante, dritto potente e nulla più. Da allora ne è passata di acqua sotto i ponti, ma Querrey non ha evoluto di una virgola il suo gioco: certamente è un gran lavoratore, colpisce la palla con forza bruta, ma le sue potenzialità non sono granchè elevate. <E’ stato un grande dispiacere per il tennis americano, ma in fondo non sorprende – dice il sito – la sua unica forza è il servizio, stazionerà intorno alla trentesima posizione per tutta la carriera e al massimo raggiungerà il terzo turno nei prossimi Slam>.

5 – DAVID FERRER (miglior risultato in uno Slam: semifinale, Australian Open 2011, Us Open 2007)
Si può mettere nella lista dei giocatori sopravvalutati un top ten? Risposta complessa, qualcuno potrebbe arricciare il naso. Di Ferrer si è detto e scritto di tutto: esempio di abnegazione e amore per il lavoro, uomo che rappresenta al meglio la classe operaia che va in Paradiso, il giocatore che compensa il poco talento con la grinta e la determinazione. Però, diciamolo: il tennis praticato da Ferrer è a tratti soporifero, è difficile trovare entusiasmante un giocatore che trasforma in suoi match in maratone di ciclismo, fatte di estenuanti pedalate da fondo campo e di colpi tirati in fotocopia. Mai una variazione, mai un cambio di ritmo. Chi vince, tuttavia, ha sempre ragione: lo spagnolo ha costruito su queste doti un’intera carriera ed è stato eccezionale nel levarsi parecchie soddisfazioni. La domanda è: Ferrer è sopravvalutato? <Gioca esattamente come Verdasco – riporta l’articolo – non merita di essere il numero 6 al mondo, non ha il servizio e non sa giocare di volo. Forse può ancora arrivare nei quarti di finale nei tornei dello Slam>.

4 – JOHN ISNER (miglior risultato in uno Slam: ottavi di finale, Australian Open 2010, Us Open 2009)
Quando Ivanisevic trionfò a Wimbledon nel 2001, dichiarò in conferenza stampa: <Da qui in avanti potrà accadere qualunque cosa, ma io resterò per sempre un campione di Wimbledon>. Passando a Isner, si può dire che qualunque cosa accadrà in futuro, lui resterà per sempre il tennista capace di aggiudicarsi la partita più lunga di tutti i tempi. Sono soddisfazioni.
L’americano fece il suo esordio nel mondo Atp nel 2007, a 22 anni: non proprio un esempio di precocità. Il suo gioco monocorde è rimasto lo stesso di allora: grandissimo servizio (ma d’altronde quando sei alto più di due metri non deve essere difficile sfondare con quel colpo), discreti fondamentali e niente di più. Sui campi veloci è sempre un cliente terribile, ma nel complesso non stiamo parlando di un tennista dal talento smisurato. E’ stato capace di entrare nei primi 20 lo scorso anno, oggi gravita intorno alla trentesima posizione senza dare il minimo segnale di crescita repentina. <Non può arrivare agli ottavi di finale in nessun torneo dello Slam. Si muove male e con tutta probabilità dispone del peggior rovescio mai visto. La verità è che Isner ha già 26 anni e in passato non ha mai colto grandi risultati: nel circuito ci sono molti giovani più interessanti di lui>.

3 – MARDY FISH (miglior risultato in uno Slam: quarti di finale, Wimbledon 2011, Us Open 2008, Australian Open 2007).
Settimana scorsa l’ho visto all’opera in Coppa Davis, contro la Spagna, ed ho pensato: <come fa un giocatore con un dritto cosi brutto ad essere numero 9 al mondo?>. Sopravvalutato o no, Fish ha un grosso merito: è stato eccezionale nel tirare fuori il massimo da sé stesso, ha raggiunto risultati di spessore praticando un tennis piuttosto basico. Nella seconda parte della sua carriera, lo yankee si è rimesso in gioco rivoluzionando la propria dieta ed i risultati si sono visti: alla soglia dei trent’anni sta giocando il suo miglior tennis, pur disponendo di poche armi (il servizio è indubbiamente la migliore). Per Fish si potrebbe fare lo stesso discorso di Querrey: se il meglio che il tennis americano può produrre è lui, evidentemente c’è qualcosa che non funziona. Nel 2011, tuttavia, ha messo insieme un buon bottino di risultati, impreziosito dai quarti di finale raggiunti ai Championships. Il verdetto finale, comunque, è impietoso. <Non potrà mai vincere uno Slam, al massimo potrà raggiungere di nuovo i quarti. Ormai è vecchio e in giro ci sono troppi giocatori di talento in grado di batterlo>.

2 – ANDY RODDICK (miglior risultato in uno Slam: vittoria, Us Open 2003).
Sull’argomento Roddick sono stati versati fiumi di inchiostro in questi anni, inutile riesumare vecchie considerazioni. Il punto è che A-Rod, alla soglia dei trent’anni, pare avviato ad un inesorabile declino, per la gioia dei suoi detrattori. Il suo coach Larry Stefanki dichiarò in passato che <molti tennisti possono dare ancora moltissimo a trent’anni, pensate ad Andre Agassi. Roddick ha 29 anni, sto cercando di fargli capire che di tempo per vincere ce n’è ancora>. Onestamente è difficile essere d’accordo con Stefanki: a differenza di Agassi, Roddick si è spremuto come un limone negli ultimi dodici anni e adesso sembra non averne davvero più. Il gioco esplosivo che gli consentì di salire in cima al mondo nel 2003 è sparito completamente, probabilmente la finale persa malamente a Wimbledon nel 2009 rappresenta il canto del cigno. Intendiamoci, l’americano è un combattente nato ed avrebbe ancora le qualità per tentare un colpo di coda, ma più passa il tempo e più diventa difficile. <Roddick è il giocatore più sopravvalutato di tutti i tempi, in carriera ha vinto un solo Slam e da qui in avanti non raggiungerà mai più nemmeno i quarti. A Wimbledon Lopez lo ha distrutto: Roddick ha i peggiori colpi d’approccio mai visti, da fondo campo non fa male e a rete non è granchè. L’unico colpo su cui può fare affidamento è il servizio>.

1 – ANDY MURRAY (miglior risultato in uno Slam: finale, Australian Open 2011 e 2010, Us Open 2008).
Maneggiare con cura, verrebbe da pensare. Andy Murray è l’eterno incompiuto del tennis moderno: ha vinto molto, avrebbe potuto vincere di più. Sa giocare un gran tennis, potrebbe giocarlo più spesso. Lo scozzese è una contraddizione unica e perfino gli esperti non sanno più cosa dire di lui. <Mentalmente vale poco> si dice, oppure <ha tutte le qualità per praticare un tennis aggressivo ma si limita a palleggiare>. Sta di fatto che, a 24 anni, Murray ha ancora un pesante <zero> nella casella Slam vinti. Tutti dicono che presto ce la farà (quel <presto> dura ormai da tre anni), tutti scendono in campo per dargli consigli su come rompere l’incantesimo. <Murray ha tutto il talento del mondo – il parere del sito – ma ha una forza mentale molto scarsa. Potrebbe essere il migliore del mondo: a Wimbledon avrebbe potuto battere Nadal, ma dopo aver giocato un primo set aggressivo si è sciolto. Murray è sopravvalutato perché la gente pensa ancora che abbia le qualità per vincere uno Slam: ha fallito tutte le opportunità, in futuro potrà al massimo raggiungere ancora la finale, tranne che a Wimbledon>.

E voi, invece, cosa ne pensate? Chi sono i tennisti più sopravvalutati dell’ultimo decennio?
 

Claudio Maglieri

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