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20/07/2011 15:26 CEST - Rogers Cup

Agassi in campo... e a tutto campo

TENNIS - Ammesso anche nella Rogers Cup Hall of Fame, Andre Agassi si è concesso alla stampa parlando a 360 gradi dell'impegno con la sua fondazione, delle grandi rivalità degli ultimi decenni e dell'annosa questione di chi sia il più grande di tutti i tempi. Sarà in campo a Toronto con Chang, Courier e McEnroe in un quadrangolare la cui promozione ha creato qualche polemica. Vanni Gibertini

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Pochi giorni dopo la sua introduzione nella International Tennis Hall of Fame di Newport, Andre Agassi riceve un altro prestigioso riconoscimento alla sua straordinaria carriera da parte di Tennis Canada: insieme con il leggendario Jimmy Connors e con la presidente della WTA Stacey Allastair, sarà ammesso alla Rogers Cup Hall of Fame nel corso di una cerimonia che avrà luogo lunedì 8 agosto e che come tutta l’edizione 2011 della Rogers Cup sarà divisa tra Toronto e Montreal. Infatti se Andre e Stacy Allastair verranno insigniti di questo prestigioso riconoscimento nel Rexall Center di Toronto prima della sessione serale del torneo femminile, l’intramontabile Jimbo sarà invece a Montreal dove a darsi battaglia saranno i campioni dell’ATP. Andre Agassi sarà inoltre protagonista di un quadrangolare di vecchie glorie che si disputerà in parallelo al torneo WTA e che vedrà in campo altri tre grandi campioni del tennis americano come Jim Courier (attuale capitano della squadra USA di Coppa Davis), Michael Chang e John McEnroe.

“Sono molto contento di far parte di questa manifestazione – ha dichiarato l’ex kid di Las Vegas nel corso di una teleconferenza stampa organizzata da Tennis Canada - oggi per me è piuttosto difficile rimanere a contatto con il mondo del tennis, poiché la maggior parte del mio tempo è assorbita dagli impegni con la mia fondazione (la Andre Agassi Foundation for Education, che si occupa di fornire un’istruzione ai bambini provenienti da famiglie disagiate n.d.r.) e per me è importante restituire qualcosa ad uno sport che mi ha dato così tanto”. Agassi parla con grande trasporto del suo lavoro con i bambini della fondazione: “Durante la mia carriera mi sono reso conto che la mancanza di educazione era un handicap importante quando viaggiavo per il mondo e non riuscivo a capire le varie culture. Fortunatamente per me ho avuto il tennis che mi ha dato la possibilità di ottenere una vita agiata, ma ci sono tanti bambini che non sono così fortunati: nel contesto sociale in cui opera la mia fondazione i ragazzi tendono a trascorrere in carcere durante la loro vita adulta il triplo del tempo che hanno trascorso a scuola durante l’età dello sviluppo. Noi cerchiamo di invertire questa tendenza fornendo la chance di conseguire un diploma.”

La chiacchierata con Andre ha toccato vari temi, tra i quali quello sempre più in voga del confronto tra le tre grandi rivalità del tennis contemporaneo: Borg-McEnroe-Connos, Agassi-Sampras e Federer-Nadal-Djokovic. “Non posso parlare del rapporto tra Borg, McEnroe e Connors perché non ho sufficienti elementi per esprimere un giudizio; per quel che riguarda il rapporto tra me e Pete, si è trattato di una rivalità piuttosto rara, davvero fantastica, resa ancora più speciale dal fatto che eravamo entrambi americani; ma la contrapposizione tra Roger e Rafa è di un livello ancora superiore, dal momento che rappresentano l’uno l’antitesi dell’altro come tennisti, si rispettano moltissimo come professionisti, sono onesti l’uno con l’altro e, per come si rapportano con i tifosi, sono davvero una classe sopra tutti gli altri. Da quello che so, Borg, McEnroe e Connors non erano amici al di fuori dal campo, mentre io e Pete ci rispettavamo, ma durante gli incontri di Davis ci siamo ben presto resi conto di essere persone molto diverse ed inevitabilmente abbiamo finito per condurre vite professionali separate, anche perché essendo stati per parecchio tempo n.1 e n.2 del mondo giocavamo spesso in giorni diversi ed in orari diversi e ci si incontrava di rado.”

A suo modo di vedere anche la fatidica domanda da un milione di dollari su chi sia il migliore di tutti i tempi ha soltanto due possibili risposte: “In tutti gli sport che si possono misurare con il metro e con il cronometro si vede chiaramente come ogni 3-5 anni il livello si alzi notevolmente. Non credo che il tennis sia diverso: i limiti cui Roger e Rafa hanno spinto il tennis moderno sono sicuramente superiori a quelli che a nostro tempo avevamo raggiunto io e Pete, per cui senza dubbio sono loro i due migliori giocatori di ogni epoca. E a rendere le cose ancora più interessanti quest’anno è arrivato un altro tennista (Djokovic n.d.r.) che ha dimostrato senza tema di smentita di poter essere considerato al loro stesso livello”.

Agassi ha avuto parole di grande elogio per l’astro nascente canadese Milos Raonic, che quest’anno non potrà partecipare al torneo di casa a causa dell’infortunio all’anca subito a Wimbledon: “Se dovessi dare un consiglio a Raonic gli direi di riprendersi per bene, senza forzare le tappe e farsi ossessionare dai risultati. Una delle cose più difficili è passare da un campo secondario ad uno stadio importante mantenendo la convinzione di meritare di essere lì. Raonic ha effettuato il passaggio in maniera straordinaria, segno che ci sono tutti gli ingredienti per una carriera ad alto livello”. E c’è stato tempo anche di scambiare due parole sulla nostra Francesca Schiavone, che di passaggi dai campi secondari ai grandi palcoscenici sicuramente se ne intende: “Mi sono molto divertito vedendola giocare – ha confermato Agassi – ha dimostrato uno spirito molto combattivo riuscendo ad esaltarsi in una situazione molto difficile come quella della difesa di un titolo del Grande Slam. Per questo io l’avevo pronosticata vincitrice anche quest’anno. Tecnicamente ha la grande qualità di far giocare l’avversaria in ogni posizione del campo con ogni tipo di colpi, caratteristica questa davvero molto poco diffusa e difficile da replicare”.

Andre Agassi sarà dunque in campo ad arricchire il programma del torneo femminile con il quadrangolare delle vecchie glorie che recentemente è stato al centro di polemiche sullo slogan utilizzato per promuovere l’evento, reo di esaltare in maniera troppo marcata la presenza dei vecchi campioni uomini rispetto alle protagoniste del circuito WTA. Infatti la frase “Come for the ladies, stay for the legends” (venite per le donne, rimanete per le leggende) ha fatto alzare più di un sopracciglio in quanto sembra suggerire una funzione più estetica che tecnica del torneo femminile ed implicitamente afferma che solo gli uomini possono diventare leggende. L’organizzazione ha così deciso di cambiare il proprio slogan in “making history, re-living history” (fare la storia, rivivere la storia) che sicuramente è più “politically correct” ma che probabilmente manca di quel pizzico di malizia che aiuta nell’attirare gli spettatori in una piazza tradizionalmente difficile per il tennis femminile come Toronto.
 

Vanni Gibertini

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