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03/08/2011 15:14 CEST - VERSO LO US OPEN

Magic Moments a Flushing Meadows

TENNIS - Mancano ancora diversi giorni all’inizio degli Us Open, ma già sale l’adrenalina: come si concluderà l’ultimo Slam del 2011? Nell’attesa, il sito Bleacher Report ne ha approfittato per focalizzare i dieci momenti più significativi della storia recente del torneo: dal 2000 al 2010, un entusiasmante tuffo nel passato che ancora ci regala mille emozioni. Claudio Maglieri

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Vi ricordate quella volta in cui Marat Safin si divertì a ridicolizzare Pete Sampras? O quella volta in cui Andy Roddick salvò un matchpoint nella semifinale 2003 contro David Nalbandian? Oppure quando il nonnetto Andre Agassi giunse in finale nel 2005? Perché non citare la prima affermazione in uno Slam di Kim Clijsters? Frammenti degli Us Open passati alla storia, momenti incancellabili che ancora oggi rimangono ben impressi nelle memorie di tutti gli appassionati. Ce ne sono a bizzeffe di ricordi come questi: negli ultimi dieci anni, in particolare, il torneo newyorkese ci ha regalato diverse partite a loro modo epiche, passate agli annali per motivazioni varie. Ancora una volta, è il sito americano Bleacher Report a fornirci uno spunto interessante: quali solo i dieci momenti più significativi nella storia recente degli Us Open? Come di consueto, il dibattito è aperto…

10) Marat Safin distrugge Pete Sampras
A distanza di quasi undici anni, quella finale del 2000 è ancora viva nella mente di chi scrive. Sulla carta doveva essere il 14esimo Slam di <Pistol> Pete: l’americano, ancora ad altissimi livelli, era reduce dall’ennesimo trionfo a Wimbledon e durante il torneo aveva dimostrato di essere in ottima forma. Safin, dal canto suo, era alle prese con la prima finale Slam della carriera e pareva destinato al martirio in casa di Sampras. Invece, ecco l’inimmaginabile: quanti tennisti possono dire di aver ridicolizzato Sampras in modo cosi netto? Safin può: quel giorno Marat si dimenticò di essere un giovanotto di belle speranze ed iniziò a demolire la resistenza dell’avversario con dei colpi devastanti. Servizi bomba, risposte vincenti da ogni angolo del campo, passanti imprendibili: vedere Sampras ciondolare in quel modo a capo chino fu un qualcosa di unico, strano. Finì 6-3 6-4 6-4 per il russo e nel dopo match Sampras dichiarò <questo ragazzo dominerà a lungo nel tour>. Purtroppo per noi amanti di Safin, lo yankee sbagliò pronostico, ma la potenza e la solidità del russo in quel giorno sono cose che non si scordano.

9) Le sorelle Williams iniziano il proprio dominio
E’ il 2000, Venus Williams piega in finale Lindsay Davenport e si aggiudica lo Slam di casa, un anno dopo la vittoria della sorella minore Serena. Da quel momento, le due <sisters> iniziano un lungo dominio nel tour e molto spesso devono affrontarsi nelle varie finali Slam per contendersi le vittorie ed il numero 1 del ranking. Con Martina Hingis in declino, Jennifer Capriati e Mary Pierce spesso afflitte da problemi di varia natura, le sorellone non ci mettono molto a salire sul trono e a dividersi il bottino. Nella storia del tennis si tratta di un qualcosa di unico, probabilmente irripetibile.

8) Pete Sampras vince il 14esimo Slam
Lo vedevi trascinarsi in campo e quasi faceva tenerezza. Negli ultimi due anni di carriera, Sampras era tutto fuorchè un atleta invincibile, come nei suoi anni migliori. Certo, Pistol Pete era ancora in grado di giocare a livelli mostruosi (ricordate i quarti del 2001 a NY, contro Agassi?) ma si trattava sempre più di episodi sporadici. Il Sampras dominatore era un ricordo, molti colleghi non lo temevano più, alcuni lo definirono senza rispetto “un morto che cammina”. Faceva fatica, Sampras, il ritiro sembrava l’epilogo più naturale ma lui voleva chiudere in grande stile. Lo fece nell’edizione del 2002: Pete riuscì a conquistare un posto in finale e nell’ultimo atto del torneo si impose sullo storico rivale Agassi, in un match dalle mille interpretazioni. Diciamolo chiaramente: Andre era decisamente più in palla a livello fisico, Sampras faceva fatica a reggere un punto di oltre tre scambi, ma il servizio ed il gioco di volo gli bastarono per avere ragione di un Agassi meno efficace, nuovamente succube dell’avversario. Andre soffriva parecchio Sampras, le numerose sconfitte del passato gli avevano tolto sicurezza: nel 2000 e nel 2001 Pete fu spazzato via in finale, ma contro Agassi trovò il giusto equilibrio per alzare di nuovo la coppa del vincitore. Dopo quel successo, Sampras decise saggiamente di appendere la racchetta al chiodo.

7) Andy Roddick conquista il suo primo (e finora unico) Slam
Il suo trionfo era preannunciato: a Wimbledon aveva perso in semifinale contro un ottimo Federer e durante l’estate americana aveva dilaniato tutti con il suo gioco ultrapower. Il giovane Roddick, in quegli anni, sprizzava potenza da ogni poro: servizi da autovelox, dritti pesantissimi, personalità da vendere. Gli mancava solo la ciliegina sulla torta per legittimare tale forza e l’occasione migliore non poteva che essere lo Slam di casa: nel 2003 Roddick riuscì a sopravvivere ad una durissima semifinale contro Nalbandian, rimontando due set di ritardo (nel tie-break del terzo set salvò un match point con una bomba di servizio, poi una chiamata arbitrale favorevole gli consentì di rimanere a galla) e in finale dominò senza problemi Juan Carlos Ferrero, aggiudicandosi una vittoria meritata. Quel successo gli permise a fine anno di chiudere in vetta al ranking: secondo molti esperti, il futuro di Roddick sarebbe stato ricco di grandi successi, ma tutti sappiamo come sono andate in realtà le cose. Senza Roger Federer tra i piedi, Roddick avrebbe vinto almeno altri 4 Slam (Wimbledon 04, 05, 09 e Us Open 06), anche se con i se ed i ma non si va da nessuna parte.

6) Roger Federer rifila a Lleyton Hewitt due 6-0
Una delle finali più scontate degli ultimi anni. Il 2004 fu il primo anno di dominio di Roger Federer, lo svizzero vinse tre Slam su quattro dimostrando una superiorità sulla concorrenza imbarazzante. Agli Us Open, Roger cercava il primo sigillo e durante il torneo fu chiamato a superare ostacoli difficili (come Agassi, sconfitto in cinque set). La finale contro Hewitt fu invece un massacro: Federer, voglioso di vendicare i numerosi ko del passato, giocò con il sangue negli occhi e fece letteralmente impazzire l’australiano: tennis perfetto, colpi splendidi, solidità impeccabile. Hewitt diede fondo a tutte le sue energie da fighter, ma rimediò nel primo set un umiliante 6-0. Nel secondo parziale Federer prese un break di vantaggio, ma al momento di chiudere si fece rimontare e la disputa si trascinò al tie-break: nulla da fare per Hewitt, Roger giocò da Dio e si prese anche il secondo set. Nel terzo, tanto per mettere ulteriormente in chiaro le cose, Federer chiuse con un altro 6-0, vincendo il suo primo Us Open. Un altro doppio <bagel> in una finale Slam maschile non si ricorda tanto facilmente.

5) Andre Agassi coglie la sua ultima finale a 35 anni
Lo davano per finito, bollito, decrepito, ma lui era ancora li a dare battaglia a ragazzini molto più giovani di lui. Doveva fare uso di cortisone per sopportare il dolore alla schiena, ma la voglia di lottare c’era ancora: di Agassi si è detto e scritto di tutto, inutile tornarci su. Nel 2005, a 35 anni suonati, l’ex <kid> diede nuovamente dimostrazione della propria immensa classe: disputò uno splendido torneo, vinse partite stupende come quella nei quarti contro James Blake e arrivò tra lo stupore di tutti in finale. Come da copione la perse, contro un Roger Federer al suo massimo splendore. Ma non fu mattanza: prima di quella finale, molti esperti dissero più o meno <finirà come nel ’74 tra Connors e Rosewall>. Le cose sarebbero potute andare diversamente: dopo aver perso il primo set, Andre vinse il secondo e prese un break di vantaggio nel terzo. Lo avesse vinto, chissà cosa sarebbe accaduto, probabilmente Roger si sarebbe imposto al quinto ma non lo sapremo mai. La storia è nota: Federer vinse il terzo set e dilagò nel quarto, inanellando il secondo Us Open. Per Agassi, tuttavia, furono due settimane spettacolari.

4) Agassi elimina il 21enne Baghdatis
Gli Us Open del 2006 furono il suo ultimo torneo, perse al terzo turno contro il carneade Benjamin Becker. A 36 anni suonati, con il fisico letteralmente a pezzi, Andre Agassi trovò comunque il modo di lasciare l’ennesima traccia indelebile: nel secondo turno, opposto al 21enne Marcos Baghdatis (allora numero 8 al mondo), Andre conquistò una delle sue vittorie più belle, ottenuta con sforzi sovrumani e sacrifici pazzeschi. In una calda serata newyorkese, i due giocatori diedero vita ad una lotta furiosa, fatta di legnate da fondo campo e scambi atroci. Agassi vinse i primi due set, Baghdatis si aggiudicò il terzo ed il quarto (recuperando uno svantaggio di 4-0) e la partita si decise al quinto. Accadde di tutto: rincorse incredibili, sofferenza fisica, crampi, giochi molto combattuti. Quando il tie-break sembrava imminente, un Agassi prosciugato diede la spallata decisiva imponendosi 7-5. Fu una vittoria bellissima, che ancora oggi regala brividi solo a pensarci.

3) Roger Federer vince il quinto titolo di fila
A Flushing Meadows Federer si trova sempre molto bene. Sarà l’aria americana, sarà il decoturf particolarmente rapido, sta di fatto che agli Us Open Roger abbia sempre un rendimento eccellente. Nel 2008, tuttavia, lo svizzero pareva cotto: dopo aver ceduto a Nadal lo scettro mondiale, nessuno pareva credere più in lui, parecchia gente si lasciò scappare <non vincerà mai più uno Slam>. I fatti sembravano corroborare questa tesi: nei primi turni degli Us Open Federer giocò molto male, rischiando un’eliminazione precoce. Negli ottavi si fece portare al quinto da Andreev, nei quarti dovette faticare per avere ragione di Gilles Muller. Quell’anno, tuttavia, Roger fu fortunato: giocò contro Djokovic la prima semifinale e la seconda (tra Nadal e Murray) fu interrotta e rimandata al giorno seguente a causa di un uragano. Con un giorno in più di riposo nelle gambe, Roger liquidò in finale un Murray con le ruote sgonfie e si aggiudicò il titolo, il quinto consecutivo. Attenzione, nessun fraintendimento: la fortuna e la sfortuna si compensano, quella volta toccò a Roger la buona stella e lui fu bravissimo a sfruttarla.

2) Kim Clijsters vince il secondo titolo dopo il rientro alle competizioni
Nel 2005 Kim Clijsters, già numero uno mondiale, vinse il primo Slam della carriera. Due anni dopo decise di ritirarsi, ma dopo essersi sposata ed aver avuto una figlia, la belga prese la decisione di tornare a giocare. Complice la situazione stagnante del tennis femminile, Kim non ci mise molto tempo a tornare nelle posizione di vertice, tanto da ispirare anche il ritorno di Justine Henin. Clijsters, tuttavia, si rese protagonista di un <comeback> roboante: a Flushing Meadows giunse in finale e nell’ultimo atto dell’evento piegò senza affanni la nuova numero 1 Caroline Wozniacki. Non fu una finale bellissima, tutt’altro: la semifinale contro Serena Williams fu decisamente di un’altra categoria (quella del famoso point penalty comminato alla statunitense sul match point). La belga, giocando ad altissimi livelli, vinse il torneo, sorprendendo tutto il mondo.

1) Nadal diventa il settimo giocatore a completare il Career Grand Slam
Il 2010 fu un anno stellare per lo spagnolo: tre Slam su quattro, la prima posizione mondiale consolidata, un dominio destinato a durare a lungo (almeno cosi si diceva, prima dell’esplosione di Djokovic). In quella edizione del 2010, Nadal ebbe la fortuna di imbattersi in un tabellone molto semplice: l’iberico, storicamente a disagio nello Slam americano, ne approfittò alla grande ed in finale piegò Djokovic, reduce da una dura battaglia in semifinale contro Federer. Per Nadal fu una vittoria storica, sotto molti punti di vista: con quel trionfo, lo spagnolo è entrato di diritto nei libri di storia del tennis.

E voi cosa ne pensate sui momenti più significativi della storia recente degli Us Open?

Claudio Maglieri

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