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11/08/2011 01:14 CEST - PROFILI

Bollettieri, 80 anni e non sentirli

TENNIS - Prima paracadutista, poi maestro di tennis: Nick Bollettieri ha compiuto 80 anni e non accenna a smettere di creare campioni. Il Wall Street Journal lo definì “il più prolifico allenatore di tennis della storia”. Vita e miracoli di un uomo che ha cambiato il tennis e che ha portato ben 10 giocatori al numero 1 del mondo. Uno che aveva preferito Agassi a una delle 8 mogli. E che di Quinzi dice... Daniele Vallotto

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Che cosa hanno in comune Andre Agassi, Boris Becker, Jim Courier, Marcelo Rios, Jennifer Capriati, Martina Hingis, Jelena Jankovic, Maria Sharapova e le sorelle Williams oltre al fatto che sono stati tutti numero uno del mondo? Semplice, sono stati allievi della più celebre scuola di tennis del continente, la Nick Bollettieri Tennis Academy (NBTA), fondata nel 1978 ed instancabile fucina di campioni. Nicholas James Bollettieri, per tutti Nick, il 31 luglio ha soffiato su ben 80 candeline ed è un'autentica istituzione di questo sport. Ma il bello è che non ha alcuna intenzione di fermarsi.

Basta pensare a come ha deciso di festeggiare l'entrata nella nona decade: un bel lancio in paracadute da 4.200 metri d'altezza. Roba da far impallidire molti giovani tennisti – e non solo – di oggi. “Ho visto gli altri buttarsi, uno dopo l'altro e mi sono detto: «Vecchio, non puoi fartela sotto ora». Siamo stati in caduta libera per 2.100 metri, c'è voluto un minuto. Quando il paracadute si è finalmente aperto ho tirato un sospiro di sollievo”.

I paracadute rivestono un ruolo importante nella vita di Bollettieri: dopo una laurea in filosofia, il buon Nick si arruola nell'esercito, sezione paracadusti, dove rimane per due anni in mezzo. Mi piaceva stare nei paracadutisti, sono molto disciplinati. Eravamo tutti volontari. Quando c'è un gruppo di volontari che osserva la stessa disciplina hai delle opportunità di far successo”. La disciplina sarà fondamentale per Nick che, terminata l'esperienza militare, comincia una nuova vita, la sua vita: quella del maestro di tennis. Sente di essere predisposto all'insegnamento e i risultati sono subito importanti: Brian Gottfried diviene infatti numero 3 del mondo anche grazie a Bollettieri. Sarà il primo di tanti successi. A Miami Nick conosce Fred Perry, ovvero l'ultimo britannico a vincere uno Slam, il quale una volta gli disse che gli piaceva vederlo passare sopra la sua Buick decapottabile. “Belle ruote, eh, Fred?” disse Nick ma Perry non era interessato ai motori: “Non è la macchina, Nick. È che c'è sempre una bella donna sul posto del passeggero”.

Sembra quasi superfluo dire che per essere come Nick Bollettieri occorra aver carattere. E coraggio, anche. “Lavoravo in un country club a Chicago. La moglie del presidente non mi andava a genio ed io non andavo a genio a lei. Si lamentava che i campi erano troppo asciutti. Io allora accesi gli annaffiatoi mentre lei stava giocando. Persi subito il lavoro, per cui chiamai Vince [Lombardi, un celebre allenatore di football americano, conosciuto durante i 17 anni nei quali Nick lavorò per la famiglia Rockefeller]. Lui e AC Nielsen mi aiutarono a fondare il mio primo campo a Beaver Dam, nel Wisconsin”. L'accademia di tennis più conosciuta del globo sta per nascere. Nel 1975, mentre sta lavorando per il Colony Beach di Longboat Fly in Florida, Nick decide di mettersi in proprio: “L'accademia nacque a casa mia. Avevo nove studenti. Poi mi feci prestare i soldi per fondare Bradenton”. E così, nel 1978 vide la luce una scuola di tennis capace di creare, finora, dieci atleti che sono stati in cima al mondo. Il punto di riferimento nel tennis moderno. Bradenton è ora sede di uno dei più grandi impianti sportivi volti all'apprendimento di uno sport: nel 1987 l'IMG (International Management Group) rileva l'accademia ed affianca all'NBTA la David Leadbetter Golf Academy, l' IMG Soccer Academy, l'IMG Baseball Academy, l' IMG Basketball Academy e l'IMG Performance Institute. In tutto si tratta di 300 acri, sui quali si allenano 12.000 ragazzi provenienti da 75 nazioni del mondo. Nick si può tranquillamente definire un pioniere: oggi sembra del tutto naturale che dei giovani ambiziosi vadano ad allenarsi all'estero in strutture apposite (si pensi a Murray o Djokovic) ma questo concetto si è affermato soprattutto grazie alla sua accademia.

L'NBTA comincia a farsi notare da subito, grazie a Monica Seles, Boris Becker (il primo dei dieci numeri uno), Jim Courier ed Andre Agassi. Proprio a quest'ultimo è legato il ricordo più dolce di Nick riguardo al tennis, la vittoria di Wimbledon nel 1992: “È stato il clou. Andre era ed è ancora una persona molto speciale. Penso che l'esperienza del 1992 sia il motivo per cui amo Wimbledon così tanto”. Il loro è un rapporto talmente forte che una delle sue molte mogli – Nick ha già detto sì 8 volte – lo mette di fronte ad una scelta: o lei o Agassi. “Ci poteva essere solo una risposta. Presi la mia roba dalla lavatrice, la misi nella Corvette che Andre mi aveva regalato e me ne andai via con 4000 dollari in tasca. Le lasciai tutto. Andre era speciale. E poi, sentivo che il nostro matrimonio non sarebbe durato in ogni caso”. Poi arriva Anna Kournikova, che non raggiunge risultati sfolgoranti ma apre la strada alle russe che domineranno il tennis per qualche anno. Quella più famosa, manco a dirlo, ha frequentato l'accademia di Nick: Maria Sharapova, arrivata in Florida all'età di nove anni e oramai una statunitense d'adozione.

E adesso, ad ottant'anni appena compiuti, dopo otto matrimoni, sei figli, dieci numeri uno e una valanga di straordinari risultati di cosa si occupa Nick? Be', di quello di cui si è sempre occupato: forgiare nuovi assi della racchetta. L'ultima soddisfazione è arrivata ancora da Wimbledon con Sabine Lisicki capace di raggiungere le semifinali a suon di servizi e dritti. Sulla rampa di lancio ci sono Kei Nishikori, Ryan Harrison (da poco entrato nei 100) e la giovane teenager britannica Heather Watson. Senza dimenticare il nostro giovane più promettente, Gianluigi Quinzi, definito da Nick come “uno che non ha paura”.
Ma che cosa rende Bollettieri il GOAT dei coach? Peter Bodo la pensa così: “Ha creato un'accademia che ha posto le basi per creare la grandezza, un modello moderno per un nuovo approccio nell'allenare”. Courier lo definisce “un grande motivatore. Sa come spingere quei pulsanti che ti spingono a fare quello di cui hai bisogno”. Lui invece è più terra terra: “Ho l'abilità di relazionarmi alle persone in una maniera molto semplice. Sono nel consiglio dell'USTA, hanno un sacco di allenatori che parlano di cinetica e di biomeccanica. Ma io non so niente di quelle cose. Ciò che so è che sono capace di relazionarmi alle persone in modo da farle sentire quello che sono. Questo è il più grande dono che possiedo”.
Allora lunga vita a Nick Bollettieri, mago del tennis di ieri, di oggi e probabilmente anche di domani. Con l'augurio di creare (almeno) altri dieci numero uno del mondo.

Daniele Vallotto

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