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14/08/2011 01:20 CEST - Tennis e doping

Le tappe del caso Wickmayer

TENNIS - Entro la fine di ottobre il Tribunale di Arbitrato dello Sport dovrà decidere sulla sospensione di Yanina Wickmayer e Xavier Malisse per aver violato le norme Wada sui criticati "whereabouts". Il caso risale al 2009 e crescono le voci secondo cui il TAS sarebbe orientato a squalificare i due tennisti belgi. Ripercorriamo le fasi della vicenda processuale. Alessandro Mastroluca

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Il Belgio trema di nuovo. Yanina Wickmayer e Xavier Malisse, come ha scritto la nostra preziosissima Monique Filippella potrebbero essere sospesi per doping. Il loro caso risale alla fine del 2009, e pende ancora davanti al Tribunale di Arbitrato dello Sport di Losanna, che non dovrebbe prendere una decisione prima di ottobre.

Ripercorriamo le tappe della vicenda. Malisse e la Wickmayer sono accusati di aver violato il regolamento Wada per quanto concerne il questionario ADAMS (Anti-Doping Administration and Management System) con l’indicazione degli spostamenti quotidiani, tra le 6 e le 23, per un periodo di tre mesi. La semifinalista degli Us Open 2009 avrebbe mancato di dare comunicazione della propria reperibilità per 3 volte. Malisse, invece, avrebbe mancato un test a sorpresa e omesso di comunicare i propri “whereabouts” nei 18 mesi precedenti. Tre violazioni, secondo la Wada, equivalgono a risultare positivi a un test anti-doping.

Inizialmente, la commissione anti-doping fiamminga aveva deciso di non chiedere la sospensione per i due giocatori, che si erano difesi citando problemi informatici. Password mal funzionanti, mail non ricevute e lettere spedite ad indirizzi errati sarebbero stati alla base delle mancate comunicazioni. La Wickmayer aveva aggiunto di non aver ricevuto alcun avvertimento, perchè in giro per tornei. La belga aveva inoltre ribadito di non aver "saltato" alcun controllo e di essere risultata sempre negativa.

Ma il Tribunale opta per la squalifica, anche se non c’è alcuna prova, deduzione o implicazione che i due abbiano usato sostanze proibite. Parecchie critiche sono piovute all’epoca per la decisione di applicare il pugno di ferro, soprattutto per la contemporaneità tra la decisione della Corte e l’uscita dell’autobiografia di Agassi con la sua sensazionale rivelazione di aver usato “crystal meth” nel 1997 e aver sostanzialmente mentito all’ATP, dicendo di aver ingerito inavvertitamente metanfitamine in una bevanda.

Bonnie Ford, giornalista della ESPN, all’epoca dei fatti aveva espresso un punto di vista diverso, appoggiando la decisione della corte. “E’ molto probabile”, scriveva, “che le autorità belghe abbiano semplicemente voluto rinforzare l’idea che i test anti-doping sono un’arma inutile se i giocatori non possono essere localizzati per test a sorpresa. Le regole della WADA sono perfette? Assolutamente no. Colpiscono a volte atleti che non meritano di essere puniti? Sì. Si è parlato tanto di come lo sport si sia evoluto dai permissivi anni ‘90 quando i vertici dell’ATP e dell’ITF hanno creduto alle parole di Agassi senza guardare troppo nei suoi grandi occhi castani. Vogliamo davvero tornare a quell’era di scuse facili?”

Il Tribunale Civile di Bruxelles, però, il 15 dicembre 2009 accoglie la richiesta degli avvocati della Wickmayer che chiedevano alla corte di sospendere la sentenza fino alla pronuncia del Consiglio di Stato sulla squalifica. Una decisione definita “logica” dall’avvocato della giocatrice, Kristof De Saedeleer: “L’ITF ha basato le sue decisioni su delle sentenze che ora non possono essere applicate” ha dichiarato l’avvocato subito dopo l’annuncio. “sarebbe una conseguenza logica se entrambi i giocatori fossero riammessi. Questo è solo il primo passo per garantire che i nostri giocatori tornino in campo il prima possibile”.

Il giorno dopo è arrivata anche l’ufficializzazione da parte dell’ITF, che si è consultata con la WADA e ha cancellato i nomi di Wickmayer e Malisse dall’elenco dei giocatori sospesi e li ha di fatto riammessi all’attività agonistica.

Il Consiglio di Stato ha accolto le argomentazioni della difesa dei tennisti, ma la Corte di Cassazione ha annullato il pronunciamento sostenendo che il Consiglio di Stato non fosse competente. A questo punto, la decisione finale spetta al Tas ed è prevista non più tardi del 31 ottobre 2011. I due giocatori e la WADA hanno presentato le rispettive memorie (la scadenza, secondo quanto rivelato dal sito Het Laatste Nieuws era fissata per l’11 luglio). L’avvocato che difende i due giocatori, Johnny Maeschalk, ha dichiarato all’agenzia di stampa Belga che è già stata prevista un’udienza per il prossimo 12 settembre. “Non è ancora una data sicura al 100%” ha aggiunto però l’avvocato.

Alessandro Mastroluca

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