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19/08/2011 14:49 CEST - Rassegna nazionale

Nadal, che fatica (Marianantoni). Nadal fa 12, ma che fatica! (Corriere dello Sport). Nadal e l’amore-odio per lo zio Toni (Semeraro)

19-8-2011

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Nadal, che fatica (Luca Marianantoni, Gazzetta dello Sport 19-8-2011)

Dopo la sconfitta con Dodig a Montreal e il bruttissimo esordio di Cincinnati contro Benneteau, Rafael Nadal vince con il cuore una maratona di 3 ore e 37 minuti superando con tre tie-break il connazionale Fernando Verdasco. I precedenti dicono che Nadal ha vinto 12 volte su 12 concedendo appena 3 set, compresa quella fantastica semifinale dell'Open d'Australia del 2009 vinta dopo 5 ore e 14 minuti e chiusa da un doppio fallo di Verdasco che grida ancora vendetta. Questa volta il tennis non è spettacolare come allora, e la colpa è di entrambi che non sono al massimo della forma. Verdasco gestisce male tutte le situazioni di vantaggio e Nadal ne approfitta per cercare i colpi. Fernando sale 3-2 e servizio, ma dal 40-15 sbaglia 4 dritti di fila. Sul 3 pari ha ancora l'opportunità di fare il break, ma Nadal si salva con il servizio. Si va al tie-break, Nadal sale 3-1, ma è Verdasco che serve avanti 5-4; una schiocchezza dietro l'altra, poi tenta di sorprendere Nadal con un serve and volley, ma viene passato e il set se ne va.

Nel secondo set Nadal è costretto ad annullare palle break sul 2-1, sul 3-2 e sul 4-3. Qui capitola: Verdasco sale 5-3, ma ancora una volta gestisce malissimo il vantaggio. Nadal gioca al di sotto delle sue possibilità, eppure rimane lì, è paziente; reagisce, riprende il rivale e si trascina al tie-break. Sul 2-2 Verdasco gioca a tutto braccio, sale ancora 5-3 e questa volta tiene vincendo gli ultimi due punti sul servizio di Nadal. Nel terzo Nadal sembra spacciato quando perde il servizio nel quinto game. Lo recupera subito e si va nuovamente al tie-break. Rafa lo gioca benissimo fino al 5-1, poi si spegne, Verdasco risale fino al 5 pari, poi Nadal si mangia quattro match point, ma non il quinto che chiude con una volèe. Ora lo attende Mardy Fish, il più in forma del momento dopo Djokovic. Lo statunitense ha superato con un doppio 7-5 il francese Richard Gasquet concendendo una sola palla break in tutto l'incontro cancellata con il servizio (…)

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Nadal fa 12, ma che fatica! (Corriere dello Sport 19-8-2011)

Rafa Nadal approda ai quarti del Masters 1000 di Cincinnati, ultimo torneo davvero importante in avvicinamento agli US Open, ma quanta fatica per l'ex numero 1! Ieri nel terzo turno gli ci sono volute 3h37' di gioco e tre set, tutti finiti al tie-break, per venire a capo dell'altro mancino spagnolo Fernando Verdasco. Vinto il primo, si è fatto rimon¬tare nel secondo e in quello decisivo l'ha spuntata solo al quinto match-point per 11- 9. Si allunga così la striscia vincente su Verdasco (addirittura 12-0!), anche se ancora non è apparso il Nadal dei giorni migliori ( a Montreal era subito uscito fuori contro Dodig).

Nei quarti avrà un altro severo esame in Mardy Fish. Intanto per martedì prossimo è intanto annunciata l'uscita della biografia dello spagnolo, scritta con John Carlin: racconterà co¬se vecchie e nuove di Rafa, il quale ha anche confermato come la crisi del 2009 fosse stata fortemente determinata dalla crisi coniugale dei suoi genitori.

Nel torneo femminile, dopo l'infortunio di Serena Williams c'è stato anche quello di Victoria Azarenka ( problema alla mano destra), sostituita in tabellone da Pauline Parmentier.

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Nadal e l’amore-odio per lo zio Toni (Stefano Semeraro, lastampa.it 19-8-2011)

Il tennis, il grande tennis, spesso è una questione di famiglia. Di rapporti saldissimi e delicati, terribili o magnifici, che legano madri e figli, padri e figlie. O zii e nipoti, come nel caso di Toni e Rafael Nadal.

Senza mamma Gloria forse non avremmo avuto Jimmy Connors, sicuramente Olga Lendlova, che teneva il figlioletto legato al palo della rete mentre si allenava, ha avuto un grande ruolo nella vocazione tennistica del giovane Ivan.

Oppure pensate a Karol Seles e Monica, a Stefano Capriati e Jennifer, a Richard Williams e alle sue due gioie Venus e Serena. Fra papà Graf e Steffi il legame è stato fortissimo, anche durante le tempeste esistenziali attraversate da Herr Peter. E l’attuale marito della ex Signorina Dritto, Andre Agassi, sul suo rapporto con papà Mike potrebbe scrivere - e in parte ha scritto - un trattato di psicoanalisi. Gli esempi di genitori terribili, o comunque invadenti, ossessivi e ingombranti sono quasi infiniti, nella storia del tennis e dello sport in generale. Ma spesso senza quelle presenze inquietanti e importantissime avremmo dovuto rinunciare a tanti campioni.

La (molto precoce) autobiografia di Rafael Nadal – Rafa: la mia storia - non è controversa e scandalosa come quella del kid di Las Vegas ma getta una luce diversa sul rapporto che lega da sempre il Nino di Manacor al suo zio e coach.

“Toni è stato duro con me fin dall’inizio”, scrive Nadal nei brani della sua confessione che il “Daily Telegraph” sta pubblicando a puntate. “Molto più duro che con gli altri ragazzini del gruppo che allenava. Mi chiedeva molto, mi metteva pressione, usava un linguaggio duro, mi urlava dietro fino a spaventarmi, specie quando ci ritrovavamo da soli. Il mio amico Miguel Angel Munar si ricorda di come a volte mi tirasse una pallina contro, senza colpirmi, quando si accorgeva che ero distratto e voleva spaventarmi per farmi ritrovare la concentrazione”.

Nadal racconta di come anche una volta iniziata la routine dei tornei giovanili che l’avrebbero portato al professionismo e ai suoi attuali enormi successi, la morsa di zio Toni non si è allentata, anzi. Una volta si rifiutò di dargli una bottiglia d’acqua per sostituire quella che Rafa si era dimenticata a casa. “Diceva che ero un mammone, ma io non lo riferivo a mia madre, anche quando lei si accorgeva dopo gli allenamenti che ero spaventato”, continua Rafa. “Perché allora non mi sono ribellato? Perché amavo il tennis, e poi ero un bambino docile, mia madre ha sempre detto che ero persino troppo facile da manovrare”.

Un “gattino impaurito”, come viene scritto in altre parti dell’autobiografia. Un ritratto ben diverso, insomma, dall’immagine pubblica del Nadal guerriero senza paura che appare sul campo. Ovviamente, dato l’affetto che lega zio-coach e nipote-allievo, quelle di Nadal non sono accuse pure e semplici. Piuttosto le lacrime trattenute di un ex-bambino diviso fra amore e rancore. “Solo a nove anni ho smesso di credere che mio zio fosse un mago con poteri speciali, fra i quali quello di rendersi invisibile. Ma l’ho sempre amato, e sempre lo amerò, perché so benissimo che tutto quello che ha fatto lo ha fatto per il mio bene.

Mi ha sempre ripetuto che dovevo resistere alle avversità, farmi carico delle mie responsabilità e superare le mie debolezze attraverso il dolore, perché altrimenti non sarei mai diventato un grande atleta”. Un orco o un benefattore, il sorridente – ma non durante le partite di Rafa – Zio Toni? Come sempre nella vita e nello sport la risposta non è in bianco e nero, ma sfumata. E la fornisce lo stesso Nadal, attraverso la penna di John Carlin , il co-autore del libro (e l’autore del volume che ha fornito il soggetto a Invictus, il film di Clint Eastwood sul rugby).

“Tutti i successi che ho ottenuto nel tennis li devo a Toni. E gli devo molti ringraziamenti per aver insistito fin dall’inizio perché rimanessi con i piedi per terra e non mi montassi la testa. Il fatto che Toni non abbia mai allentato la pressione su di me ha avuto il suo valore, mi ha sempre spinto a migliorarmi, ma mi ha anche creato insicurezza. Me ne rendo conto spesso nei primi turni di un torneo, e la verità è che mio zio, se merita credito per tante cose positive nella mia carriera, si merita anche qualche rimprovero per avermi reso più insicuro di quanto dovrei essere”.

Anche i più grandi guerrieri hanno qualche crepa nella loro armatura, e le origini spesso più che da colpi esterni sono dovute a fratture interne. Se vi siete chiesti il motivo dei passi falsi dell’ultimo Nadal, ora potete darvi qualche risposta.

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