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20/08/2011 04:46 CEST - Momento d'oro

Fish è un treno diretto a Londra

TENNIS - L'americano, che ha raggiunto alla soglia dei trent'anni un best ranking di numero 7 al mondo, sta vivendo una seconda giovinezza e, dopo Djokovic, può essere considerato il giocatore più in forma del momento. Quest'anno, serbo permettendo, la US Open Series potrebbe essere sua, ma i veri obiettivi sono altri: innanzitutto fare bene allo US Open, lo Slam di casa. E poi c'è un sogno chiamato Masters... Mauro Cappiello

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Per fortuna che c’è Mardy Fish… Non sarà il numero 1 nazionale di cui l’America, ormai da otto anni alla ricerca di un’affermazione Slam in campo maschile, ha davvero bisogno, ma se non fosse per lui, gli Stati Uniti, tra un Roddick che ormai da un anno e mezzo non ne becca più una, un Isner troppo discontinuo, un Querrey precipitato e poco altro, sarebbero davvero messi male. Invece il buon Mardy, che alla soglia dei 30 anni ha appena raggiunto il best ranking di numero 7 del mondo, non finisce più di stupire. Sì, perché se per uno come lui stazionare tra i top ten a quest’età può già essere considerata un’impresa, specialmente dopo l’infortunio di fine 2009, che aveva contribuito a farlo scivolare fuori dai primi 100 a marzo della stagione passata, un’impresa ancor più grande è forse l’essere riuscito a ripetere nell’estate americana gli straordinari risultati dell’anno scorso.

Vincitore ad Atlanta su Isner, finalista a Los Angeles (battuto da Gulbis) e a Montreal (da Djokovic), Mardy, che aveva messo il turbo già con il quarto di finale a Wimbledon, è il giocatore caldo della US Open Series e, quando mancano ormai dieci giorni allo US Open, non è detto che il tennista originario del Minnesota e residente in Florida non riesca a trionfare nel circuito di preparazione al Major americano, migliorando il terzo posto dell’anno scorso, quando aveva chiuso alle spalle di Murray e Federer.

Ma al di là di questo risultato che, per quanto significativo, non passerebbe di certo agli annali, il numero 1 americano, che tutt’oggi dichiara di occupare questa posizione con un certo imbarazzo, poiché si sente inferiore all’amico Roddick, ha a portata di mano due traguardi ben più prestigiosi. Innanzitutto, sfruttando la classifica di livello ormai raggiunta, oltre che lo straordinario momento di forma, potrebbe davvero ben figurare nello Slam di casa. È vero, Fish ha sempre dato il meglio di sé nei due set su tre, ma chissà che la fiducia ormai acquisita e magari qualche sorpresa nel tabellone di New York non lo portino a migliorare il quarto di finale di tre anni fa, sua migliore prestazione in carriera allo US Open. Ora che il peso della cambiale in scadenza della finale 2010 di Cincinnati è stato già ammortizzato con la finale a Montreal, è ormai sicuro: per la prima volta in carriera, Mardy parteciperà a Flushing Meadows da top ten e questo era un suo obiettivo. Aumenterà la pressione e ci saranno tutti gli occhi dei connazionali puntati su di lui, ma la vita del tennista di vertice, e Fish in tarda età si è riscoperto tale, è anche, soprattutto, questo.

Poi c’è il sogno, l’opportunità davvero concreta di qualificarsi per le ATP World Tour Finals di Londra. Chissà se nel 2005, quando un infortunio al polso lo aveva buttato fuori dai primi 400, o solo un anno e mezzo fa, quando faticava a recuperare da un’operazione al ginocchio sinistro che avrebbe potuto anche compromettere il resto della sua carriera già in fase avanzata, Fish avrebbe scommesso anche appena un malridotto dollaro sul fatto di potersi giocare una chance del genere. Proprio lui, classe ’81, che sembrava poter essere ricordato solo per una “vita da mediano”, sempre lì lì per entrare tra i primi 15 senza mai riuscire a fare il vero salto. Invece, poi, proprio durante la sosta forzata di due anni fa, è arrivata la decisione di prestare finalmente un occhio di riguardo all’alimentazione, di smetterla con i doppi cheeseburger e iniziare davvero a fare vita d’atleta, a 28 anni. I suoi tredici chili persi sono ormai storia nota, così come i due tornei vinti e le due finali raggiunte nel 2010, che lo hanno riportato in alto. Forse però nessuno si sarebbe aspettato che nel 2011 riuscisse ancora a migliorarsi.

Il suo score di 17 vittorie e 5 sconfitte da Wimbledon in poi, (e, se togliamo i due passi falsi evitabili nella sfida casalinga di quarti in Davis contro la Spagna, il bilancio a livello ATP-Slam è di 17-3) ha dato una spinta ulteriore alla sua classifica, proprio nel periodo in cui si trovava a fronteggiare la maggiore quantità di punti in scadenza. Ecco, dunque, che la qualificazione per il Masters di fine anno potrebbe essere tutt’altro che un miraggio.

«Sul lungo termine è probabilmente l’obiettivo numero 1. È diverso dal traguardo di un torneo di una settimana – ha dichiarato pochi giorni fa a Cincinnati in conferenza stampa –. Credo di essere numero 6 nella race al momento, non sono mai stato così in alto, soprattutto a questo punto della stagione. Da ora in avanti c’è solo cemento all’aperto e indoor per me». Già, e da Flushing Meadows in poi non ha da difendere praticamente nulla: nel suo “best-18” figurano infatti anche gli 0 punti 2010 di Shanghai e Bercy e, anche se Fish si esprime al meglio sul cemento outdoor, quelli sono comunque tornei sul veloce nei quali può fare bene.

Certo, è ipotizzabile che il suo stato di forma cali dopo lo US Open, ma intanto il vecchio Mardy continua a godersi quella che da sempre è la sua stagione preferita. Da quel 2003, quando arrivò a un solo passo dal conquistare il torneo Masters Series di Cincinnati e fu sconfitto in finale da Roddick dopo aver avuto match point. Da allora di finali nei 1000 ne sono arrivate altre tre, sempre sul cemento nord-americano (anche se una, quella a Indian Wells del 2008, in primavera e non in estate) e Fish non ha ancora abbandonato la speranza di vincerne uno.

Questa settimana, a Cincinnati, sulla sua strada hanno lasciato le penne un Davydenko ormai irriconoscibile e un Gasquet che, invece, si sta ritrovando anche lui ad alti livelli. Tra poche ore Fish affronta Nadal nei quarti di finale e, anche se i confronti diretti parlano di un 6-0 per lo spagnolo, che però non è nel migliore momento di fiducia e forma, il verdetto del campo potrebbe non essere così scontato.

Mauro Cappiello

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