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22/08/2011 14:03 CEST - MASTERS 1000 CINCINNATI

Murray e infortunio battono Djokovic

TENNIS - Seconda vittoria stagionale per Murray e terza in carriera nel torneo di Cincinnati. Buona prestazione dello scozzese, ottimo in difesa e molto  più mobile rispetto al suo avversario. Vittoria molto importante per la fiducia in vista dello US Open. Peccato invece per Nole, visibilmente limitato nei colpi sopra la testa e bloccato dal dolore alla spalla. Karim Nafea / l'opinione di Rino Tommasi

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Nel 1984 Cincinnati portò a John McEnroe la seconda delle tre sconfitte che macchiarono un’annata altrimenti perfetta.  Anche per Djokovic Cincinnati è fatale ed il record (comunque eccezionale) scala a 57-2.
A parte corsi e ricorsi storici (anche per McEnroe le prime due sconfitte arrivarono a Roland Garros e, appunto, Cincinnati) la partita di oggi, che si presentava come una vera e propria battaglia, ha avuto senso solo nel primo set. Andiamo con ordine: come nelle ultime partite, Djokovic parte a rilento, commettendo un gran numero di errori non forzati, specialmente col dritto.  Murray è bravo a non sbagliare nulla ed a costringere Djokovic a tirare vincenti per conquistare i punti ed è così subito capace di conquistare e confermare un break: 2-0. Si notano subito dei problemi per il serbo al servizio e soprattutto negli spostamenti, molto meno rapidi del solito.

Nonostante tutto Nole accorcia le distanze, annullando una palla break.
A questo punto l’impressione è che il numero uno del mondo possa tornare padrone di se stesso e del suo gioco e malgrado la fatica che impieghi a tenere i suoi turni di battuta rimane a ruota: 3-2 Murray.
Nel sesto gioco il serbo alza notevolmente il volume della radio conquistando una palla break, annullata da una buona prima di Murray. Dopo aver cancellato una palla del 4-2 il primo giocatore del mondo torna alla carica e guadagna un’altra chance per il contro-break.  Murray serve un altro ace, ma Djokovic chiama il falco, smentendo il giudice di linea e costringendo Murrahy a giocare la seconda. Questa volta il dritto tradisce lo scozzese e riequilibra la partita: 3-3. La reazione del quarto giocatore del mondo è immediata, infatti spostando Djokovic da una parte all’altra del campo ottiene due palle break. Mentre la prima viene annullata da un errore da principiante di Murray (stecca una back e se lo spara praticamente sui piedi) la seconda viene trasformata al termine di uno scambio pazzesco col nativo di Dunblane eccellente sia in attacco che in difesa. Lo scozzese rinfrancato dal break innalza ulteriormente il proprio gioco e poco più tardi riesce a chiudere, grazie all’ennesimo errore di diritto del serbo.

A questo punto Djokovic richiede l’aiuto del trainer che manipola per un paio di minuti la spalla destra del numero uno del mondo senza nessun risultato apparente eccetto il fiorire di una certa preoccupazione sulle facce e dei tifosi e dello staff del giocatore. Per quanto riguarda Djokovic l’unica emozione mostrata è una gran frustrazione. Il secondo parziale dura solo tre game prima che il serbo, anche se a malincuore, si arrenda, giusto in tempo prima che la pioggia inizi a rovesciarsi sull’impianto. Come detto questa vittoria è una grandissima iniezione di fiducia per il quarto giocatore del mondo (che con i punti guadagnati ha scavalcato Federer al terzo posto della Race) che proverà ancora una volta l’assalto al primo Slam tra quindici giorni.
Non si è certamente visto il miglior Murray ma probabilmente a New York, smaltiti gli ultimi residui di preparazione, lo avremo al massimo, sperando che anche l’atteggiamento sarà un po’ meno difensivo del solito. Per Djokovic invece è molto preoccupante il dolore alla spalla, contando che un infortunio visti i ritmi e le fatiche sopportati dal fisico del serbo negli ultime mesi era facilmente pronosticabile. Ovviamente sarebbe davvero una beffa se questo dolore dovesse limitare la sua prestazione allo US Open che dista solo due settimane. Staremo a vedere.

L'OPINIONE DI RINO TOMMASI

I record sono fatti per essere battuti. Così è successo che Novak Djokovic, il qualce sembrava avviato a stabilire un primato di imbattibilità difficile da immaginare e da battere di questi tempi, ha finito per subire la sua seconda sconfitta stagionale dopo quella patita per mano di Roger Federer al Roland Garros. Si era visto chiaramente nella semifinale contro Berdych che il campione serbo aveva qualche problema. Se l’era cavata soltanto perché il suo avversario era stato costretto al ritiro dopo aver perso per 7-5 un primo set nel quale era stato in vantaggio per 5 a 3. In finale, Djokovic ha subito subito un break, lo ha recuperato ma ha perso ugualmente il primo set dopo di che sullo 0 a 3 del secondo è stato costretto ad abbandonare.

Questa spiacevole conclusione riproprone alla vigilia dell’Open degli Stati Uniti ill problema di un calendario tennistico troppo fitto. E’ assurdo programmare due tornei importanti come l’Open del Canada e quello di Cincinnati, che si giocano in condizioni ambientali proibitive uno dopo l’altro. La Federazione Internazionale dovrebbe intervenire ed obbligare i due sindacati dei giocatori (ATP e WTA) a programmare con maggior attenzione i tornei soprattutto in vicinanza degli appuntamenti più prestigiosi della stagione. Il ritiro di Serena Williams e pii quelli di Berdych e di Djokovic non sono casuali e dovrebbero insegnare qualcosa.

Karim Nafea

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