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24/08/2011 23:07 CEST - Mine vaganti

US Open 2011: sorprese in vista?

TENNIS - Scorrendo l’attuale ranking maschile, valevole per il sorteggio delle teste di serie dei prossimi Us Open, si possono trovare molti tennisti dal glorioso passato o dal radioso avvenire, che in un momento di ”transizione”tra i top player rischiano seriamente di portare scompiglio nello Slam newyorkese. Analizziamo in dettaglio la loro situazione... Christian Turba

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Con Nadal in forma quantomeno precaria, Federer in apparente (apparente sia chiaro, ricordiamoci come lo svizzero giocò i tornei pre Us Open nel 2008..) letargo, un Murray altalenante e ancora atteso dalla prova Slam ed infine un Djokovic che inizia a pagare fisicamente il fio delle troppe (??) vittorie, la prossima edizione degli Us Open maschili si presenta quanto mai incerta. E proprio quest’incertezza potrebbe rivelarsi terreno fertile per far emergere qualche outsider tra i giocatori non compresi nelle 32 teste di serie, in un periodo in cui, come non mai, la zona dei “ No seeded players” abbonda di nobili decaduti e giovani promesse. In che misura costoro potranno creare scompiglio sin dai primi turni e scalare tabellone newyorkese? Proviamo ad analizzare la situazione.

Al settore” vecchie volpi”, in ordine di classifica, appartengono Nikolay Davydenko,Dmitry Tursunov, Marcos Baghdatis, James Blake, David Nalbaldian e Lleyton Hewitt. Sono le cosiddette “ mine vaganti”, quei giocatori di cui si dice sempre “eh, ma se sono in giornata positiva possono battere chiunque”. Sicuramente è così, ma per loro, ultimamente, le giornate positive sono arrivate col contagocce..
Partiamo da Kolya. Lo Stakanov del tennis, come di consueto iscritto a tutti i tornei possibili, ha però raccolto le briciole rispetto ai suoi anni d’oro, uscendo per 9 volte al 1°turno e scottandosi negli Slam, con 2 eliminazioni premature e un inaspettato scivolone al 2°turno del Roland Garros per mano del croato Veic. Anche il recente Master 1000 di Cincinnati suona come un campanello di allarme: al di là dei 2 game racimolati con Fish, preoccupa il fatto che un Davydenko in buona vena abbia rischiato di farsi trascinare al set decisivo da Stakhovsky, salvandosi al tie-break grazie a qualche ingenuità di troppo dell’ucraino.

La situazione non è certo migliore in casa di David Nalbaldian (n.77 del ranking). Dopo l’esaltltante torneo di Washington 2010 che aveva fatto gridare al ritorno del figliol prodigo, il 2011 del cordobense è stato un pianto: partito con la finale di Auckland, l’argentino è poi sprofondato tra infortuni e cattive prestazioni. Il fatto che, nemmeno con Wawrinka in Canada o con Murray al 2°turno di Cincinnati, David si sia lontanamente avvicinato a strappare almeno un set all’avversario ci induce a credere che la maratona australiana con Lleyton Hewitt abbia prosciugato definitivamente le forze dell’ex bestia nera di Federer.

A proposito di Hewitt, “Satanetto” è un altro nome che alla vigilia di ogni grande torneo viene associato alla parola “ outsider”. Questa volta, però, immaginare il 30enne di Adelaide, attuale numero 188 del ranking, in grado di far male nel torneo che lo vide vincitore nel 2001 richiederebbe un intenso sforzo di fede. E’vero che in sparute occasioni (lo stesso match con Nalbaldian e soprattutto i primi 2 set del 1°turno londinese con Soderling) il pupillo di Tony Roche ha mostrato perché é stato numero 1 del mondo, ma è anche vero che dopo Wimbledon l’australiano ha giocato 3 soli match, battendo faticosamente il cinese Zhang nella sfida di Davis e facendosi estromettere al 2°turno di Atlanta da Rajeev Ram: storicamente, quando approccia uno Slam in condizioni precarie o con poco fondo alle spalle, LLeyton fatica sempre a farsi strada.

Ancora peggio le cose vanno per Marcos Baghdatis, crollato al numero 60 del ranking dopo una stagione mediocre: ad esclusione della breve escursione sull’erba, con la semifinale di Halle e l’ottima prova del 3°turno dei Championships con Djokovic, nel 2011 il cipriota non ha avuto guizzi degni di nota e sembra lontano parente del tennista che impegnò il miglior Federer nella finale degli Austraiian Open 2006, Tenendo conto, oltretutto, che Marcos non ha mai brillato a Flushing Meadows, in assoluto il 26enne di Limassol sembra l’outsider con meno possibilità di stupire sotto i cieli newyorkesi.

Stando alla pura forma del momento, i “ vecchi” con maggiori speranze potrebbero essere quelli meno titolati, ossia Tursunov e Blake. Il moscovita (numero 44), non molto brillante nell’estate americana (una sola vittoria, col nostro Cipolla), ha comunque risollevato in una sola annata una carriera che sembrava avviata al termine, aggiudicandosi 2 Challenger ed il torneo di Hertogenbosch, e sul veloce può sempre dire la sua con servizio e gioco di volo. Anche l’afroamericano –numero 63 del ranking-,sprofondato oltre la 150esima piazza del ranking, ha risalito la china partendo dal challenger di Winnetka e incasellando belle vittorie con Nalbaldian a Washington e Blake e Fognini a Cincinnati: per uno che ha sempre amato giocare in patria, questi Us Open potrebbero essere manna dal cielo. Certo, per quanto in forma possano essere Blake e Tursunov rimangono atleti in calo che nemmeno al loro top hanno brillato negli Slam e allo stato attuale non danno maggiori garanzie di uno hewitt o di un Davydenko..

E per quanto riguarda i tennisti del futuro, quali pericoli possono arrivare da loro? Certamente i nomi più accreditati sono quelli di Bernard Tomic (n.62) e Ryan Harrison (n.67). L’erede di Hewitt ha stupito gli addetti ai lavori con un fantastico Wimbledon, ma deve ancora dimostrare costanza nel corso di una stagione, e soprattutto nei primi anni di carriera è difficile ripetere una performance come quella londinese dopo pochi mesi. Diverso il discorso per Harrison, autore di una stagione in progresso, dalla vittoria del challenger di Honolulu agli ottavi di Indian Wells, fino ad un Us Open Series che l’ha visto agguantare due semifinali: l’estrema confidenza col cemento americano potrebbe giocare in favore del 19enne della Louisiana –già vicino al 3°turno l’anno scorso-, ed aver conquistato il seeding di Roland Garros e Wimbledon passando dalle forche caudine delle qualificazioni dovrebbe metterlo al riparo da false partenze.. Infine c’è quel Gregor Dimitrov già erede designato di Federer, salito alla posizione 52 del ranking a forza di qualificazioni ai grandi tornei e reduce da una quasi vittoria con Ferrer in quel di Cincinnati: il gioiellino di Haskovo è certamente un buon prospetto, ma forse gli manca ancora una dose di esperienza nei Majors e qualche vero exploit alle spalle per poter aspirare già da ora ad un posto al sole newyorkese..

E dunque, se giovani leve e vecchi lupi di mare tentennano, da quale degli unseeded possiamo aspettarci due settimane di fuoco a Flushing Meadows?

Il primo nome, ovvio, è quel Kevin Anderson numero 34 mondiale e autore della clamorosa eliminazione di Andy Murray a Montreal: tuttavia, col forfait già annunciato di Raonic ed il rischio di altre rinunce, é molto probabile che il sudafricano venga accreditato di una testa di serie (cosa che accadrà sicuramente al croato Dodig, numero 33 e atleta “hot” del momento) ed esca dunque fuori dai nostri parametri.
Scorrendo la classifica verso il basso, possiamo quindi prendere il nome di Robin Haase, un altro che questa settimana ha raggiunto il suo best ranking di n.42. Recentemente trionfatore in quel di Kitzbuhel, l’olandese si difende bene anche sul rapido ( lo ricordiamo impegnare A-Rod al 3°turno degli ultimi Australian Open) e ha tutte le carte in regola per sorprendere qualcuno dei favoriti sin dal primo giorno; Unica incognita, il fatto che in tutta l’estate americana abbia disputato solo il 1°turno del torneo di Winston Salem in corso –vincendo peraltro facilmente con Blake-, ma non crediamo che possa risentirne esageratamente. Un altro tennista da tener d’occhio é quell’Alex Bogomolov Jr che, dopo aver estromesso Andy Murray dal Master 1000 di Indian Wells, si é ripetuto a Cincinnati spegnendo il sacro furore di Jo-Jo Tsonga e guadagnandosi così il meritatissimo ranking di numero 45 del mondo. Ultraallenato sul cemento statunitense, dunque, l’americano di Mosca promette di essere una gatta da pelare per molti dei top player.

Ai bordi della top 50, poi, ci si può sempre aspettare il colpo di reni di giocatori esperti come Philip Kohlschreiber (n.47) e Xavier Malisse (n.51): al momento il teutonico, vincitore del discusso 1°turnod i Cincinnati ai danni di Roddick, promette di più del belga –a secco di vittorie nell’intera Us Open Series- ma tutti sappiamo che quando vuole Xavier può lottare alla pari con chiunque..E ancora, dopo mesi di vuoto assoluto, la vittoria di Los Angeles e l’ottavo di finale raggiunto in Canada hanno rilanciato le quotazioni del “principino” Ernests Gulbis, come sempre genio e sregolatezza: ricordiamoci, però, che il lettone non supera l 1°turno di uno Slam dalla notte dei tempi –Wimbledon 2009, col nostro Ghedin!!-e ha spesso mostrato di non saper reggere la pressione qualora venga pronosticato come possibile outsider.

Scendendo ulteriormente il ranking, infine, potremmo menzionare un’infinità di nomi: un Adrian Mannarino (n.59) autore della migliore stagione della su carriera, l’indiano Devvarman (n.64) in evidenza la scorsa primavera con l’ottavo di Indian Wells, Picasso Petschzner (n.66) sempre pericoloso quando scende dal letto col piede giusto, un Igor Andreev ( n.79) in leggera ripresa che potrebbe ricordarsi del fantastico ottavo di finale con Federer nell’edizione 2008, un Ivo Karlovic tornato a pieno regime e, dulcis in fundo –ma qui l’azzardo é davvero elevato-l’ex enfant prodige del tennis a stelle e strisce Doanld Young, che a Washington ha recentemente conquistato la prima semifinale ATP della carriera, e tanti altri che sicuramente sto dimenticando.
Certo, quest’elenco potrebbe rivelarsi aria fritta, e nelle due settimane newyorkesi emergere il tennista che nessuno si aspetta: per una volta, auguriamoci che si possa trattare del numero 38 mondiale, il nostro Fabio Fognini..

Christian Turba

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