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26/08/2011 17:01 CEST - Rassegna stampa del 26 Agosto 2011

Nadal si racconta: "Quando rischiai il ritiro...", Sul sito del grande tennis...il bello di Napoli (Marino)

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Rubrica a cura di Daniele Flavi

Nadal si racconta: "Quando rischiai il ritiro..."

Repubblica.it del 23.08.2011


Esce ngli Usa l'autobiografia dello spagnolo, dove Rafa parla dei giorni difficili del 2005, dopo la diagnosi della lesione congenita ad un osso del piede sinistro: "Avevo 19 anni, ho pensato al golf"

MADRID - Il peggior nemico di Rafael Nadal non è Roger Federer, bensì un delicato osso del piede sinistro del maiorchino. Tanto che l'ex numero uno del mondo ha temuto di dover cambiare sport, per darsi al golf e trasformarsi magari nel rivale di Tiger Woods. Oppure seguire la tradizione di famiglia, diventando un calciatore come lo zio Miguel Angel. Le possibilità di un Nadal golfista o calciatore sono alcune tra le rivelazioni contenute nel libro "Rafa", autobiografia del tennista maiorchino scritta con il giornalista inglese John Carlin, che esce oggi negli Stati Uniti. Nadal racconta come il suo mondo precipitò, quando arrivò la diagnosi alla fine del 2005 - l'anno della sua esplosione come giocatore - di una lesione congenita ad un piccolissimo osso del suo piede sinistro, lo scafoide del tarso. Dopo vari consulti, uno specialista di Madrid gli diede la sua diagnosi: esisteva la possibilità di dover lasciare per sempre il tennis e ritirarsi a 19 anni. Allora, fugacemente, Nadal pensò ad un futuro come golfista.

GOLF? SOLO UN HOBBY - L'idea fu di suo padre, Sebastiàn. "Con tutto il talento e la forza che hai, puoi trasformarti in un golfista professionista", le sue parole. Dopo sei anni e dieci Slam, oro olimpico e conquistato il numero uno del mondo, Nadal ricorda con un certo distacco e sollievo quei giorni. "Questa possibilità, piuttosto lontana, deve aspettare per ora e speriamo per sempre", ha scritto l'attuale numero due al mondo,
che però nel suo tempo libero continua a giocare a golf. Mentre il suo sponsor tecnico creava una scarpa ed una suola speciale per quel delicato piede sinistro, Nadal passava i suoi giorni a Maiorca senza potersi allenare e con grande incertezza sul futuro. Fu allora che Toni, il suo zio-allenatore, pensò ad una 'soluzione': Rafa si sarebbe allenato 45 minuti al giorno seduto su una sedia. In questo modo avrebbe potuto muovere le braccia e liberare la sua energia, sfogando la sua frustrazione, senza appoggiare il piede a terra.

CALCIATORE MANCATO - Ma più dura fu la decisione di lasciare il calcio. Rafa, nipote di Miguel Angel Nadal, ex roccioso difensore del Barcellona, ricorda il dispiacere dell'addio ad una carriera sull'erbetta. Il tennis, il calcio e gli studi: qualcosa doveva essere sacrificato da Nadal, che a 12 anni non aveva il tempo per fare tutto. Rafa allora giocava nella selezione delle Baleari della sua categoria, mietendo contemporaneamente trionfi nel tennis in tutta Europa. Ma sua madre, Ana Marìa, gli ricordò i suoi obblighi da studente: "E' stata una delle decisioni più dure che abbia mai dovuto prendere, ma alla fine, le circostanze decisero per me", spiega il tennista spagnolo. Arrivò infatti un nuovo allenatore, il quale decise che chiunque avesse saltato un solo allenamento non avrebbe poi giocato i tornei nel weekend. "E così fu, con il rimpianto di mio padre", che aveva "grande fiducia" nel suo talento come calciatore, ricorda Nadal.

"GRAZIE ZIO TONI" - Il gioco nel quale realmente risaltava era il tennis. Ma lo zio Toni non permise mai che Rafa si sentisse superiore. Il giocatore descrive come "crudo" lo stile di Toni, che non gli diede tregua neanche nel giugno 2005, quando l'allora 19enne maiorchino conquistò il Roland Garros, primo torneo di un Grand Slam. "Mi disse che in quella finale ebbi la fortuna di vincere i punti decisivi, e che Mariano Puerta, rivale in quella finale, aveva giocato meglio", scrive Nadal. E via con un elenco di tutto quello che avrebbe dovuto correggere se voleva vincere più di un Grand Slam, secondo il parere dello stesso Toni. Nadal da allora ne vinse altri nove, ma lo spagnolo che si considera "scoordinato" e rozzo di natura, dà ragione allo zio, l'uomo che ha modellato il suo tennis fin dalla sua più tenera infanzia. "Quello che io volevo era trionfare nel tennis, e ogni cosa che avesse ostacolato quel sogno, come passare un'estate oziando con i miei amici o avere sentimenti di antagonismo verso Toni, doveva essere messa da parte. Perchè Toni aveva ragione. Molte volte ti irritava, ma nel lungo termine aveva ragione".

 

Sul sito del grande tennis...il bello di Napoli

Giovanni Marino, repubblica.it del 26.08.2011

ui si chiama Martin Vassallo Arguello ed è un tennista professionista molto particolare. Ha raggiunto buoni risultati (nel suo anno d'oro gli ottavi al Roland Garros e i primi 40 al mondo), in particolar modo sulla terra rossa dove la scuola argentina è al top. Ha giocato in Davis, in singolo e in doppio, ha guadagnato in carriera di soli montepremi quasi due milioni di dollari. Ma Martin non è soltanto dritti e rovesci. Ha una forte coscienza sociale e politica, si schiera naturalmente sempre per i più deboli, ama girare le città dove gioca, scoprirne le bellezze e coglierne l'animo.

Un personaggio originale e sensibile che ha inventato anche un sito, www.segundosaque.com e già il nome dice tutto: sarebbe secondo servizio, niente titoli roboanti tipo ace o smash e roba simile. Lì raduna pensieri tennistici e argomenti geo-politici e si inventa anche reporter. Sempre anticonformista, sempre molto interessante, al punto da finire diritto nella home page (versione spagnola) di www.atpworld.com.

Il tennista che ama la videocamera ha dedicato l'ultima puntata proprio a Napoli e ancora una volta ha scelto un punto di vista differente. Mentre molti (non a torto, va sottolineato), insistono sull'angoscioso degrado della terza città d'Italia, Martin si è fatto una passeggiata nel cuore antico della città e ha saputo coglierne l'unicità. Un bello spot per Napoli che inevitabilmente farà il giro del mondo visto che è stato pubblicato su uno dei siti sportivi più cliccati in assoluto.

Andrebbe preso come incoraggiamento. Per la serie: c'è ancora qualcuno che vede del positivo, che crede nelle risorse del patrimonio storico culturale della città. Che al disfattismo preferisce l'energia e il fascino che questi luoghi sprigionano. Facciamo in modo che non resti isolato e, soprattutto, che il bello torni a prevalere sul brutto di Napoli.

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