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27/08/2011 12:59 CEST - L'ARGOMENTO

Elogio del talento nascosto

TENNIS - Ogni giorno nell’ambiente tennistico si parla di giocatori con poco talento che, grazie ad altre doti, come la tenacia e la grinta, sono riusciti a raggiungere risultati al di sopra dello standard. Ma è davvero così? E’ possibile che un top 10 sia sprovvisto di talento o è solo “diverso” da quello degli altri? Da John Isner a David Ferrer, ecco un piccolo "riscatto" per giocatori ingiustamente bistrattati. Paolo Giua

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2 Agosto 2011, Steve Darcis sconfigge in due set nel challenger di Trani l’azzurro Marco Crugnola. Di per sé la notizia non desta troppo scalpore (il belga è decisamente più forte), ma mi ha fatto tornare alla mente un'intervista di un bel po’ di tempo fa su Tennis Magazine proprio a Crugnola. Mi aveva colpito che il varesino affermasse di prendere esempio dal tedesco Rainer Schuettler che, diceva, pur essendo dotato di un gioco meccanico e un talento mediocre, era riuscito a raggiungere risultati prestigiosi. Gli inglesi hanno una bellissima espressione, “I wonder if”, che indica una riflessione e un dubbio riguardo una qualche questione, ed è così che quel giorno mi chiesi se davvero Schuettler fosse un giocatore senza talento. Detto in altro modo: anch'io, allenandomi allo stremo, sarei potuto arrivare al numero 5 delle classifiche, fare una finale in uno slam e, in particolare, a giocarmi una semi a Wimbledon, tempio del tennis, a ben 32 anni? Molto probabilmente no.

Ripensai così a tutti quei giocatori che vengono talvolta definiti, a torto, “senza talento” perché, soprattutto negli ultimi tempi, la tendenza è di confondere il “vero talento” con la sensibilità e il tocco. Di certo non verrò a dirvi che Federer è meno talentuoso di Montanes, ma mi piacerebbe sfatare i pregiudizi. Qui sotto vi proporrò quelli che, a mio parere, sono i cinque casi più ricorrenti e ingiusti.

5. John Isner. Lo spilungone americano è stato spesso oggetto di critiche (come il suo “gemello” Karlovic) per il gioco basato fondamentalmente sul servizio, privo di fondamentali da top ten. Il ragazzo del North Carolina, tuttavia, possiede un grande talento che gli permette sia di continuare a migliorare vistosamente - il rovescio di due anni fa non era nemmeno paragonabile per solidità a quello attuale, pur avendo raggiunto un’età tennistica “matura” -, sia di giocare con sicurezza e abilità i punti importanti: infatti ha raggiunto grandi soddisfazioni in carriera, come la vittoria a Wimbledon contro Mahut nel match più lungo della storia, e il successo con Roddick agli Us Open al terzo turno, grazie a due bellissimi passanti di rovescio (qui con Mahut e qui con Roddick, minuto 3.12, attenzione all’audio fastidioso) , il colpo che, essendo più debole, dovrebbe tremare maggiormente nei momenti più delicati.

4. Nikolay Davydenko. Il russo, forse per il carattere un po’ chiuso e l’aspetto non proprio “giovanile”, non è mai stato al centro delle simpatie di pubblico e critica, che frequentemente gli ha affibbiato dei soprannomi poco carini come “robottino ” o “martellatore”. Pur avendo un gioco diverso, Davydenko possiede la rara qualità che aveva reso famoso un idolo come Agassi: l’anticipo, che gli ha permesso di arrivare alla terza posizione nel ranking ATP e di vincere le ATP World Tour Finals, battendo in fila i dominatori del circuito, Nadal e Federer, e superando in finale contro Del Potro, trionfatore degli Us Open 2009. In tale competizione Davydenko ha raggiunto uno dei suoi picchi più alti in carriera ed ha mostrato tutto il talento di cui dispone.

3. Andy Roddick. L’ex numero 1 è tra i giocatori che hanno avuto la “fortuna” di vivere nella fase di interregno tra Sampras/Agassi e Federer/Nadal (insieme a Moya, Ferrero, Kuerten, ecc.), ma questa casualità sminuisce i meriti dell’americano, che ha raggiunto grandi risultati e ha saputo mantenersi ad altissimo livello per molti anni (solo ora sembra in pieno declino). I suoi detrattori l’hanno sempre indicato come un “Karlovic evoluto” per il tremendo servizio su cui costruisce le partite ma, a mio parere, è proprio questo colpo a mostrare tutto il suo talento. Roddick è capace di servire con grandissima varietà e potenza, soprattutto negli attimi decisivi, pur essendo alto “solo” un metro e 88 centimentri. Inoltre, ai tempi d’oro, anche il dritto viaggiava a velocità impressionanti, a cui lo stesso Federer, che gli ha dato tante delusioni, doveva cedere.

2. Lleyton Hewitt. Il mitico “Rusty”, ultimo giocatore della lunga tradizione australiana a raggiungere la vittoria in uno slam (Us Open 2001 e Wimbledon 2002), si è attirato nel corso della carriera l’antipatia del pubblico e degli stessi avversari per l'esultanze spesso esagerata e antisportiva, e forse questo gli è costato anche un giudizio negativo dal punto di vista del gioco. Definito "un semplice ribattitore”, l’australiano di talento ne ha eccome: è capace di tirare fuori dal cilindro colpi angolatissimi, di variare il gioco anche con il back di rovescio e, se chiamato a rete, di difendersi con grande efficacia. Ma ciò che più contraddistingue Lleyton sono la visione tattica e la grinta fuori dal comune che lo hanno portato a vincere tante partite difficili.

1. David Ferrer. L’ho dovuto mettere in cima alla lista non perché sia il più forte, ma perché sicuramente rappresenta il caso più clamoroso: alzi la mano chi non ha mai sentito dire in televisione o letto su internet o sui giornali che Ferrer è un giocatore di poco talento che, con grande dedizione ed allenamento, è riuscito a raggiungere risultati di altissimo livello. È vero, senza il massacrante impegno a cui lo spagnolo si sottopone ogni giorno, probabilmente non sarebbe riuscito ad arrivare dov’è adesso, ma qui ritorna la domanda di prima: tutti noi, con l’allenamento di Ferrer, saremmo nei primi 5 del mondo? La risposta continua ad essere no. Infatti, pur non avendo dei colpi straordinari come Federer, Nadal o Djokovic, è l’incredibile abilità di essere sempre sulla palla, che ha regalato tanti successi allo spagnolo. Pur avendo costruito la sua corsa con estenuanti allenamenti, Ferrer riesce "di natura" ad impattare la palla nella posizione giusta perché possiede una visione della palla e del campo davvero eccezionali. Questo è il suo talento.

Qual è la vostra opinione? Ci sono altri giocatori che vengono definiti immeritatamente “senza talento”?

Paolo Giua

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