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05/09/2011 17:06 CEST - US OPEN

Schiavone vincerĂ  in 3 set se...

TENNIS - Contro la Pavlyuchenkova ha il vantaggio dell’esperienza, una condizione atletica superiore nonostante gli 11 anni in più, e un bilancio nei confronti diretti (3-1) che può avere un peso psicologico. E le tre vittorie sono arrivate in occasioni importanti. L’importanza dei colpi d’inizio gioco. Il sogno di un record azzurro: due italiane nei quarti allo stesso US Open. Da NY, Ubaldo Scanagatta

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Dall’inviato Ubaldo Scanagatta

NEW YORK - Dunque Flavia Pennetta ce l’ha fatta, forse non è stata nemmeno la miglior Pennetta (cioè quella che io avevo pronosticato in grado di battere la miglior Peng), ma il mio ottimismo nei suoi confronti è stato messo a dura prova perché il suo happy end ha avuto del miracoloso con quei 4 setpoint annullati (il quarto con non poca fortuna, lo smash non chiuso dalla Peng e il suo passante steccato di dritto) e con il contributo disinteressato ma efficace della cinese che ci ha messo del suo per perdere una partita che aveva in pugno. Flavia dice che avrebbe lottato anche il terzo set, ma secondo me non aveva più una stilla di energia. Annotazione che, invece, non mi capita mai di fare quando gioca Francesca Schiavone.

Un lettore dal nick name Aguirre ha scritto qui su Ubitennis, replicando alla mia osservazione che copio fra parentesi (“La Peng avrà pure fatto grandi risultati ma secondo me è assai limitata. La Pennetta ora è su di giri, la miglior Pennetta è più forte della miglior Peng. Non so invece se sul cemento la miglior Schiavone è più forte della miglior Pavlyuchenkova. Lo è solo dal terzo set in poi. Ma la russa potrebbe vincere in due set se la “Schiavo” non gioca decisamente meglio di come l’ho vista in questi giorni. Trattandosi di un purosangue può darsi che faccia la corsa della vita, ma da 1-6,1-4 si può recuperare sulla terra rossa. Sul cemento è più dura”) quanto segue:

“Mi ricordo una Pavlyuchenkova d'autore mettere a segno 26 doppi falli, nuovo record del mondo, appena 3-4 settimane fa. La russa è una strana creatura a cui non si può fare grande affidamento, può giocare come al RG di quest'anno come incappare in una giornata disastrosa in cui non le entra nulla. Dire dunque che la Schiavone parta sfavorita mi sembra una grossa eresia. Giocando sulla frase di Ubaldo direi che la peggior Schiavone batte nettamente la peggior Pavlyuchekova...”.

Trovo l’osservazione interessante e degna di approfondimento. La maggior esperienza di Francesca le può consentire di tirarsi fuori anche da una cattiva giornata. Forse Anastasia invece non può permetterselo. Del resto proprio la partita vinta al Roland Garros nei quarti quest’anno da Francesca sulla giovane russa la dice lunga sulla diversa solidità mentale delle due tenniste. Certo il tempo gioca a favore della Pavlyuchenkova: ha 20 anni, 10 meno di Francesca, e se prima era grassottella e poco incline a soffrire e correre, non c’è dubbio che fra le ex teenagers sia la ragazza più interessante e quella che ha fatto i migliori progressi.

Lo scorso anno _ vedi articolo scritto qui _ non ci fu proprio partita. Furono 68 minuti a senso unico, un 6-3,6-0 imbarazzante per la “Pav”. (Mi consentite di chiamarla così? Quel cognome è un incubo per chi debba scriverlo dieci volte in un articolo).

Quella però era una Schiavone in gran forma, che aveva perso appena 13 games in 4 incontri. Ma la “Pav” non era quella di oggi e forse anche la brutta avventura dell’ultimo Roland Garros, quando si fece rimontare da Francesca sul punteggio 6-1,4-1 per lei, le sarà servita da lezione. Invecchiando, e sbagliando, di solito si impara. Insomma rispetto ad un anno fa la “Pav” è certamente migliorata, sotto tutti i profili _ al di là di quelle crisi passeggere che le fanno commettere 24 doppi falli in un match come ricorda Aguirre _ e quindi anche come tenuta atletica, visto che si è alleggerita di una zavorra di almeno 8/10 chili. Per quanto mi riguarda io ribadisco l’idea che Francesca sia una ventisettenne mascherata da trentunenne. Con il fisico leggero che ha al terzo set è capace ancora di volare, proprio quando le altre un po’ invece si affossano. Non ricordo di aver mai visto, neppure nel match di 4 ore e 44 contro la Kuznetsova, la “Schiavo” mal ridotta come la “Penna” a fine secondo set con la Peng.

Francesca probabilmente non è migliorata rispetto ad un anno fa, se non che quando è in cattiva giornata _ e magari la “prima” di servizio non le entra che una volta su tre come l’altro giorno _ riesce comunque a farsi forza e, prima o poi, a reagire. E’ il suo nuovo status, la sua condizione di testa di serie, di campionessa di Slam (e finalista), a darle fiducia di poter ribaltare la situazione più compronessa. E’ un bel viatico, credete. Non molla mai per carattere, da sempre, ma anche perché sente che più il match si mette sulla lotta più lei ha chances di emergerne vittoriosa.

La Schiavone vista in questi giorni non partirebbe favorita contro la Pavlyuchnkova, ma si sa che Francesca può svegliarsi oggi e scendere dal letto con il piede giusto per disputare una prestazione maiuscola. Intanto i brutti avvii di alcune partite a volte la stimolano a studiare il modo per partire bene invece nel match successivo. Ricordo che proprio a Parigi, dopo quel disastroso avvio nei quarti con la Pav, lei disse: “Adesso con la Bartoli non farò la stessa falsa partenza”. Difatti così andò.

Francesca ha ragionissima quando dice che il tennis di oggi, in cui tutti/tutte, hanno capito che è prendendo l’iniziativa che si mette in difficoltà gli avversari e si vince (perfino quando si è straordinarie in difesa e nei recuperi come lo è Francesca), quindi i colpi d’inizio gioco, servizio e risposta, sono davvero fondamentali. Da lì si comincia a costruire il punto, da lì chi ha il pallino in mano fa correre l’avversario, da lì si acquista anche fiducia e non ci si innervosisce. Se Francesca riuscisse a servire bene sarà a metà dell’opera. La Pav, pur dimagrita, non è un mostro di agilità e se c’è una capace di trovare angoli e palle sempre disuguali (assai più di Flavia Pennetta) questa è certo Francesca. Insomma se do per scontato che in un match che si prolunga al terzo set Francesca vada sempre migliorando, non posso sapere come riuscirà a cominciare alla battuta (e nel resto). Comunque sia non riesco ad immaginare che possa subire una lezione come quella patita dalla Pav contro di lei un anno fa. Qualcosa per reagire penso se lo inventerà. Il sogno di avere due italiane nei quarti all’US open è tutt’altro che irrealizzabile. Ma sappiamo tutti, Francesca per prima, che non sarà facile.

Quel che non avrei mai immaginato è che Flavia fosse all’oscuro del fatto che al prossimo turno, nei quarti, avrebbe incontrato la vincente di Kleber-Niculescu. Io non resisterei a non guardare un tabellone. Invece Urpi glielo ha tenuto nascosto per non farle sentire pressioni supplementari. Bravo lui, brava lei. Lei che quando è arrivata ai quarti le altre volte si è imbattuta nella Safina nel 2008 e in Serena Williams nel 2009 adesso sa che è un’opportunità incredibile per centrare la semifinale,anche se “La Kerber è mancina, è potente quando colpisce di dritto…ma è anche abbastanza fallosa”. Curioso anche che la “Penna” abbia scoperto da una mia domanda che aveva battuto la tedesca un mese e mezzo fa a Bastad. “Non me lo ricordavo proprio, uuuhhh,mi fa piacere ricordarlo adesso…anche se sulla terra rossa il gioco è diverso”.

Beh sì, diverso, tant’è che Flavia ha centrato sul cemento 3 quarti di finale negli ultimi 4 anni! Anche la Schiavone aveva raggiunto due volte i quarti qui, nel 2003 e l’anno scorso (perse da Venus Williams dopo una bella battaglia), e potrebbe centrare il traguardo per la terza volta. Se ha fiducia lei, nonostante uno stato di forma così così, perché no dovremmo averlo noi? Nei duelli diretti è avanti 3-1. E gli ultimi match non sono così datati. Guarda caso in tornei dello Slam, quando valgono il doppio.

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Questo scrissi l’anno scorso quando Francesca battè qui a New York la Pavluchenkova. (LINK ALL'ARTICOLO ORIGINALE)

NEW YORK _ Mezza bicicletta, 6-3,6-0, e la Schiavone vola in 68 minuti nei quarti di finale, per la quinta volta nella sua carriera, per la ventiduesima presenza italiana complessiva delle nostre donne nei quarti dal 1930 a oggi.

In quattro incontri la regina del Roland Garros ha perso qui appena 13 games, una media di 3 games e spiccioli a match.

La Pavlyuchenkova, vestita metà dalla Babolat e l’altra metà… dal dottor Gibaud (per tutte le fasce che coprivano anche buona parte dei suoi tatuaggi) non l’ha certo impegnata come avrebbe potuto se pesasse 10 chili di meno e se non avesse problemi all’avambraccio (fasciato al polso all’inizio e fin quasi al gomito dallo 0-3 del secondo set in poi, quando si è fermata per sei minuti per farsi raggiungere dal medico).

E’ strano, al giorno d’oggi, che una tennista di appena 20 anni e n.22 al mondo possa competere così grassottella. E’ vero che anche Martina Navratilova non era una Silfide a 20 anni, prima di affidarsi alle diete del dottor Haas seguite in parte anche da Ivan Lendl) ma quelli erano altri tempi.

Al prossimo turno Francesca affronterà due giocatrici con le quali è in bilancio terribilmente rosso: 0-7 con Venus Williams, di sei giorni più anziana di Francesca, 17 giugno l’americana, 23 giugno la milanese. 1-3 con la Peer nei confronti della quale ricordo un match buttato da Francesca nel 2006 che aveva vinto il secondo set 7-6 e vinceva 4-1 nel terzo ma lo perse 7-6.

E’ vero che con Venus, alla quale ha strappato solo 3 set perdendone 14, Francesca ne ha vinti due proprio negli ultimi due incontri quest’anno in Australia e a Madrid (in entrambi un 6-3 d’abbrivio), però poi ha fatto tre games fra secondo e terzo set. Insomma, questa sembra davvero un’altra Schiavone, l’effetto Roland Garros appannato per tutta l’estate sembra scoppiato adesso, però o Venus gioca peggio del solito _ e finora non ha impressionato granchè…ma si sa che negli Slam le Williams spesso danno il meglio di loro stesse _ oppure …bisogna tifare per Shahar Peer, più battibile sicuramente.

Mezza bicicletta, dicevo all’inizio, perché i francesi _ che l’hanno ormai eletta a loro beniamina _ dicono che un giocatore se ne va via in bicicletta quando prende un 6-0,6-0.

La cronaca di un match vinto 6-3,6-0, non può che essere scarna. C’era un cielo blù, senza una nuvola, un discreto vento ma non come ieri, e poi l’Armstrong sembra avere meno spifferi dell’Ashe, così grande che perfino gli accessi allo stadio (da dove possono passare perfino i camion) creano incredibili vortici di aria.

Francesca, che si è permessa nel quinto game, sul 3-1 per lei dopo il 3-0 d’avvio anche un ace di seconda palla, non ha rifatto il colpo Noah-Vilas-Federer sottogamba, ma ha giocato un paio di smorzate seguite da lob vincenti che hanno entusiasmato gli spettatori dell’Armstrong Stadium.

Mentre la Pavyuchenkova collezionava stecche su stecche, non quelle dei tenori…ma semmai quelle che una volta contrassegnavano le peggiori performances della “Schiavo” al rovescio, Francesca ha praticamente dominato tutti i suoi servizi, salvo che sul 2-0 quando ha concesso l’unica palla break della sua partita. Ma nel primo set ha ceduto in tutto 7 punti in quattro turni di servizio, di cui 3 in quel terzo game. Per la verità nel primo set Anastasia ha tenuto bene anche lei tutti i suoi servizi salvo che nel secondo game.

Nel secondo invece ha perso a 15 il primo game, ai vantaggi il terzo, e non c’è stata più storia. Unico momento di suspence, non avvertito da tutti, quando sette o otto guardie delle Security sono scattate come un sol uomo all’ultimo anello di un lato della tribuna e guardavano verso il basso. Si è capito poi che si era sentita male una signora su una carrozzella e allora era stato bloccato l’accesso alle varie porte per consentirle di uscire accompagnata da un dottore.

A bordo campo, nell’angolo del clan italiano, il solito gruppo: Palmieri con l’immancabile maglietta bordeaux, il presidente Fit Binaghi con la non meno immancabile maglietta verde (ne avrà diverse, immagino) e signora. Il figlioletto credo d’averlo intravisto invece sul bus che porta dirigenti, arbitri e giocatori.

Vicino a me un collega di radio New York che mi ha detto: “Francesca è diventata popolarissima negli States. L’audience per la finale del Roland Garros non è stata granchè, ma chiunque ha visto il match fra lei e la Stosur, ne è rimasto così impressionato che ne ha parlato anche a chi non l’aveva visto. E’ una giocatrice che sa fare tutto e in aggiunta a questo è una capace di trasmettere le emozioni. Non sono tutte così…”.

Dietro a me gridavano ad ogni bel punto di Francesca anche tante signore americane. Di sicuro è diventata una beniamina. E chissà che anche se dovesse giocare contro Venus Francesca non abbia molte tifose in suo favore.

Per risalire al suo best ranking, n.6, dovrebbe al momento arrivare in semifinale. Intanto però con i premi, 200.000 dollari per il traguardo dei quarti, siamo vicini ai 7 milioni di dollari (senza contare ovviamente i 400.000 della Fit, gli sponsor, i gettoni di presenza, le esibizioni etc) e credo proprio che nessuna atleta italiana abbia mai guadagnato più di lei. Lo dico, sia chiaro, perché mi sembra una notizia, e certo quindi più con ammirazione che invidia (oddio…).

La Pavlyuchenkova ha appena detto (alla presenza di Enzo Cherici) : “La Schiavone gioca un tennis diverso da tutte le altre giocatrici, ha un top-spin di dritto pazzesco, fastidiosissimo e un back di rovescio che non gioca quasi nessuna altra. Se giocherà contro Venus dipenderà molto da Venus ma ha le sue chances…Io ho avuto un problema alla spalla a Cincinnati, ho dovuto saltare New Haven, e oggi ho sentito male non solo alla spalla ma a tutto il braccio”.

 

L’articolo scritto da Alberto Giorni alla vigilia di Schiavone-Pavlyuchenkova, quarti di finale Roland Garros 2011.

Era scritto nelle stelle che Anastasia Pavlyuchenkova avrebbe avuto il tennis nel proprio destino. E’ nata a Samara il 3 luglio 1991, una data non banale per lo sport dei gesti bianchi. In semifinale a Wimbledon Michael Stich sconfisse Stefan Edberg in un match memorabile terminato 4-6 7-6 7-6 7-6, e proprio quel giorno morì James Van Alen, inventore del tiebreak. Fin da piccola, Anastasia è cresciuta a pane e sport. Mamma Marina è stata nazionale russa di basket e nuotatrice, mentre papà Sergey ha un passato da canoista a livello olimpico e arbitro di pallacanestro. E’ merito loro se la figlia, all’età di sei anni, ha preso in mano la prima racchetta: la scintilla è scoccata subito.

Ne ha fatta di strada quella bambina, fino a giungere a vent’anni non ancora compiuti nei quarti di finale del Roland Garros, il suo miglior risultato in uno Slam; agli US Open dello scorso anno si era fermata agli ottavi. E non ha alcuna paura di confrontarsi con Francesca Schiavone, la campionessa in carica: “Negli ultimi tempi sono migliorata – ha spiegato dopo aver fatto lo sgambetto negli ottavi alla connazionale Zvonareva –. In passato, quando mi trovavo sotto di un set mi demoralizzavo e finivo sempre per perdere. Ultimamente invece ho imparato a rimanere concentrata e a lottare su ogni punto. Il mental coach? Non ce l’ho, il miglior allenatore è l’esperienza, cerco di imparare dalle sconfitte per non ripetere gli stessi errori”.

La Schiavone ha tirato un sospiro di sollievo per l’eliminazione della Zvonareva, la sua bestia nera, ma sa che non può sottovalutare la Pavlyuchenkova, che conosce bene anche per aver giocato insieme a lei il doppio al Roland Garros e a Wimbledon nel 2009: a Parigi persero agli ottavi da Azarenka e Vesnina, mentre a Londra si fermarono al secondo turno, eliminate da Llagostera Vives e Martinez Sanchez. Nei precedenti Francesca conduce 2-1 e ha vinto l’unica sfida sulla terra battuta disputatasi in Fed Cup. “Lei si allena in Spagna – ha ricordato Francesca – e ha fatto grandi progressi: è più consistente, difende meglio e il suo tennis è basato sulla potenza. Dovrò essere intelligente e avere l’umiltà di difendere, per poi contrattaccare quando ne avrò l’opportunità”.

Anastasia ama la Francia, vi ha trascorso due anni a partire dal 2007 all’accademia di Patrick Mouratoglu e ha dichiarato più volte che il suo obiettivo è conquistare un giorno il Roland Garros. Per riuscirci, sta lavorando duro e l’anno scorso ha scelto di non essere più guidata dal fratello Alexandr per trasferirsi a Barcellona e affidarsi a coach Jordi Vilaro. Campionessa mondiale juniores nel 2006, all’inizio ha sofferto il brusco passaggio nel circuito maggiore, poi però si è ambientata alla perfezione, al punto di specializzarsi negli sgambetti alle top 10. Prima della Zvonareva, aveva fatto fuori tra le altre Stosur, Jankovic e Venus Williams.

E non è una che trema nei momenti importanti: ha vinto le prime tre finali Wta giocate, imponendosi a Istanbul l’anno scorso e a Monterrey sia nel 2010 che nel 2011. Alla vigilia del Roland Garros era n°15 del ranking, ma l’approdo fra le top ten è solo questione di tempo. La stagione sulla terra le sta procurando soddisfazioni: quarti a Madrid, terzo turno a Roma e secondo turno a Stoccarda prima dell’exploit parigino. Sempre molto disponibile in conferenza stampa, se non fosse riuscita a sfondare nel tennis le sarebbe piaciuto fare la giornalista. In futuro punta a realizzare anche questo sogno nel cassetto, non prima di aver lasciato un’impronta indelebile sul pianeta del tennis.

Schiavone-Pavlyuchenkova, precedenti 3-1
2009 Fed Cup: Schiavone 7-6 4-6 6-2
2010 32esimi Miami: Pavlyuchenkova 7-5 6-3
2010 ottavi US Open: Schiavone 6-3 6-0

2011 quarti Roland Garros: Schiavone 1-6 7-5 9-7

LEGGI QUI L’articolo scritto da Ubaldo Scanagatta il giorno in cui Francesca Schiavone ha centrato le semifinali del Roland Garros 2011 rimontando Anastasia Pavlyuchenkova.

PAVLYUCHENKOVA, LA PREDESTINATA (Alberto Giorni, 30 maggio 2011)

Ubaldo Scanagatta

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