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17/09/2011 17:24 CEST - Storie di tennnis

Rafa Nadal: i miei primi 10 anni

TENNIS - Il 17 settembre 2001, esattamente dieci anni fa, nasceva la stella di Rafa Nadal che conquistava i suoi primi punti ATP alla Copa Sevilla. Con lui entrava nella storia anche lo sconfitto Israel Matos Gil. Ora di lui si ricordano solo le statistiche, mentre Rafa ha dato il nome a un asteroide e lo darà a un centro tennistico nella sua Manacor. Ecco come è nato il "campione a chilometro zero". Alessandro Mastroluca

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Il 17 settembre 2001 Israel Matos Gil, oscuro 19enne spagnolo numero 751 del mondo, non sapeva che una sconfitta l’avrebbe fatto entrare nella storia del tennis. Esattamente dieci anni fa, infatti, al primo turno della Copa Sevilla, che allora faceva parte di un circuito satellite ed è oggi inserita nel calendario del Challenger Tour, il quindicenne Rafa Nadal vince 6-4 6-4 e conquista i suoi primi punti ATP, cinque.

La settimana prima aveva giocato il suo primo match da professionista, in un Future a Madrid, perdendo in tre set dal connazionale Guillermo Platel 2-6 7-5 6-2.

Perderà al secondo turno da Stefano Galvani, che vincerà il torneo in cui la prima testa di serie era Marc Lopez, che oggi è diventato compagno di doppio e grande amico di quel quindicenne che allora entrava nel ranking ATP, alla posizione 1.002.

Un anno prima la Federazione spagnola aveva contattato quel ragazzo tanto promettente chiedendogli di abbandonare casa sua e andarsi ad allenare a Barcellona. Ma la famiglia si oppone. Il padre Sebastian,  da anni proprietario assieme allo zio Toni del 50% della Vidres Mallorca, una ditta che costruisce finestre con svariati milioni di euro di attivo, è preoccupato che la sua educazione scolastica possa soffrire troppo. Anche zio Toni non è d’accordo: “Non serve andare in America o da qualche altra parte per essere un buon atleta. Ci si può riuscire anche a casa propria”.

Finirà la sua prima stagione nel circuito alla posizione numero 818 con 11 punti. Eppure Rafa ha rischiato di non arrivare mai a diventare un campione della racchetta. “Giocavo abbastanza bene a calcio” ha ricordato Nadal. E non è il solo a dirlo: ne era convinto anche zio Miguel Angel, otto anni passati a guidare la difesa del Barcellona prima di chiudere la sua carriera nel Mallorca, con tre Mondiali alle spalle da giocatore e un palmarès che conta tra gli altri cinque scudetti e una Coppa Campioni.

A otto anni Rafa è un promettente attaccante della locale squadra di calcio, ma sul campo da tennis vince i campionati regionali Under-12. Il maiorchino mostra già la “mentalità ganadora” che lo porterà al Career Grand Slam. Tomeu Artigues, il suo migliore amico, ha ricordato a Lorenzo Cazzaniga, in un reportage del 2003, gli inizi del piccolo Rafa: “Nei corsi estivi vedevo sempre questo ragazzino di 6-7 anni che picchiava la pallina quasi volesse farle male. Si vedeva che sarebbe diventato qualcuno. Aveva troppa fame di successo”.

Dopo il titolo under-12 “tutti iniziavano a dirmi che avrei potuto fare grandi cose nel tennis” ha raccontato al Times nel 2006. Inizia così a lavorare più intensamente con zio Toni, che diventa il suo allenatore, scrivendo una nuova pagina nella storia delle “questioni di famiglia” nel mondo della racchetta. Senza mamma Gloria e “mamma 2”, la nonna Bertha Thomson, non avremmo avuto Connors, se Olga Lendlova non avesse tenuto legato al palo della rete il figlio piccolo durante gli allenamenti forse Lendl avrebbe fatto altro, senza zio Toni magari avremmo visto Nadal con la maglia delle Furie Rosse ai Mondiali.

Toni è stato duro con me fin dall’inizio”, scrive Nadal nei brani della sua biografia scritta con John Carlin, autore del libro da cui è stato tratto Invictus. “Molto più duro che con gli altri ragazzini del gruppo che allenava. Mi chiedeva molto, mi metteva pressione, usava un linguaggio duro, mi urlava dietro fino a spaventarmi, specie quando ci ritrovavamo da soli. Il mio amico Miguel Angel Munar si ricorda di come a volte mi tirasse una pallina contro, senza colpirmi, quando si accorgeva che ero distratto e voleva spaventarmi per farmi ritrovare la concentrazione”.

Zio Toni lo fa allenare con palline vecchie, per imparare che la vittoria e la sconfitta non dipendono dalle condizioni esterne. Quando Rafa ha 7-8 anni lo porta al club di Manacor per partecipare a una gara a squadre e lo rassicura, scrive Nadal nella sua biografia, dicendogli che possedere il potere di far piovere. Era inverno e quando la partita inizia ad andare male, effettivamente la pioggia arriva. “Fermati!” gli grida Rafa, “va tutto bene. Non far piovere, vincerò io”.

Toni ha un ruolo fondamentale nell’evoluzione tecnica di Nadal. È lui spinge Rafa a giocare con la sinistra. “Ha notato che tiravo il dritto a due mani e mi ha chiesto di provare a giocarlo con una mano sola. Usavo già il piede sinistro a calcio, perciò ho pensato che avrei potuto farlo. Direi che ha funzionato” ha spiegato. A 12 anni è campione di Spagna e d’Europa under-12 e continua a dividersi tra racchette e scarpette chiodate. Papà Sebastian gli chiede di scegliere tra tennis e calcio, per non penalizzare troppo lo studio.

Nadal “tradisce” zio Miguel per il fratello Toni: riserva il calcio solo alle partite con gli amici e alla Playstation, a Pro Evolution Soccer, e dirotta le sue simpatie sul il Real Madrid invece del Barcellona.

La routine del giovane Rafa cambia: scuola dalle 9 alle 12, tennis dalle 12 alle 14, pranzo, studio al pomeriggio e altre due ore sul campo la sera. Sempre a Manacor, al club che sembra un classico circolo di provincia con cinque campi e un piccolo spazio per correre, dove ha continuato ad allenarsi sempre. Ma dove probabilmente non si alleneranno i giovani campioni di domani delle Baleari. Ad agosto infatti Rafa ha presentato il progetto di un centro a lui intitolato con 15-20 campi da tennis, strutture per gli altri sport e una foresteria con 70-100 camere. Rafa ha già firmato un protocollo di collaborazione con la città di Manacor, il consiglio di Mallorca e il governo delle Baleari.

Nel 2001 Rafa si dedica in gran parte a un lavoro di potenziamento atletico e fisico, salta il circuito junior. Assaggia per la prima volta il circuito maggiore grazie a una wild-card per le quali del torneo di Mallorca: perde 6-1 6-4 da Sergio Roitman che due anni dopo farà impazzire il detentore del titolo Albert Costa al Roland Garros: lucky loser, al quarto match nel Tour, l’argentino si trova avanti 7-6 6-2 4-1 prima di cedere alla pressione e arrendersi 6-2 al quinto.

Ma l’appuntamento con la storia è solo rimandato. Nel 2002 vince il suo primo match ATP, sempre nella sua Mallorca, contro Ramon Delgado. È il nono giocatore a ottenere questo risultato prima dei sedici anni, il secondo più giovane dal 1990 dopo Richard Gasquet, nato 15 giorni dopo di lui. L'idea di giocare con gli junior ormai è quasi del tutto superata. Due sole le eccezioni: la Davis junior con la sola eccezione del torneo di Wimbledon, dove arriva in semifinale, perdendo da Lamine Ouahab.

Tutti i successi che ho ottenuto nel tennis li devo a Toni" conclude nella sua biografia. "E gli devo molti ringraziamenti per aver insistito fin dall’inizio perché rimanessi con i piedi per terra e non mi montassi la testa. Il fatto che Toni non abbia mai allentato la pressione su di me ha avuto il suo valore, mi ha sempre spinto a migliorarmi, ma mi ha anche creato insicurezza. Me ne rendo conto spesso nei primi turni di un torneo, e la verità è che mio zio, se merita credito per tante cose positive nella mia carriera, si merita anche qualche rimprovero per avermi reso più insicuro di quanto dovrei essere”.

Alessandro Mastroluca

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