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25/09/2011 02:19 CEST - Calendario ATP

Modesta proposta per cambiare

TENNIS - Le lamentele per il calendario fioccano da ogni parte ma nessuno è disposto a cedere i propri privilegi pur di avere una stagione più sana e sensata. Andiamo a studiare i problemi dell'attuale calendario e valutarne alcune soluzioni, possibili o impossibili. Partendo dalla durata, passando per slam e master1000, senza dimeticare la Davis. Daniele Malafarina

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Gli interessi economici, dei tornei, degli sponsor, delle associazioni e dei giocatori sono il traino che rende il tennis quello che è. Nel bene e nel male. Come sono gli interessi economici a decidere la rapidità delle superfici così sono gli interessi economici a decidere la forma del calendario. Ma niente è scoplito nella roccia e col passare del tempo, con problemi che si fanno via via più manifesti, cambiamenti e riforme, a poco a poco, si fanno. Il calendario del tennis maschile soffre di una serie di problemi congeniti che si porta dietro da decenni. Purtroppo il tennis non è più quello degli anni ottanta e per gli atleti odierni, per cui il fisico è la risorsa principale, viaggiare avanti e indietro tra i continenti giocando 5 o 6 partite a settimana, settimana dopo settimana, è diventato cosa impossibile. Andiamo ad analizzare alcuni dei principali problemi dell'attuale calendario ATP, cercando di capire a cosa sono dovuti e come potrebbero essere risolti.

La durata
I top player lamentano un calendario troppo lungo e troppo fitto. Domandano più settimane di riposo. Minacciano scioperi, financo. Ma quanto è vero che il calendario è troppo lungo? Sappiamo tutti che vent'anni fa c'erano più tornei e si giocava per più settimane ed allora che cosa è cambiato? Facile. Il numero di appuntamenti obbligatori.
Oggi ci sono i master 1000, la Davis (almeno in linea di principio) ed alcuni tornei (come i tornei di casa) che i vari campioni non possono saltare. Il calendario non è più lungo, è solo più rigido. Se un top player perde 3 o 4 dei tornei principali la stagione rischia di essere compromessa. Il problema è che diminuendo il numero di tornei obbligatori ed aumentando il numero totale di tornei ad avantaggiarsene sarebbero i giocatori di media classifica (che potrebbero fare parecchi punti in tornei dove i big sono assenti). E' quindi ovvio interesse dei top players che il calendario rimanga rigido com'è. Ecco arrivare dunque la richiesta di meno settimane di gioco quando la soluzione più ovvia e logica sarebbe quella di ridurre il numero di tornei obbligatori.
(A questo proposito pochi hanno fatto caso a come il sistema di classifica sia cambiato rendendo il tennis uno sport in cui il migliore supera i secondi sullo stesso terreno, dato che son tutti presenti agli stessi tornei e gli altri tornei sono quasi irrilevanti per la classifica, mentre una volta era uno sport in cui migliore vinceva un confronto a distanza con i secondi, a seconda della gestione e dei risultati ottenuti in tornei diversi)

La Davis
Come è noto la Davis serve alle federazioni. Essendo spesso uno degli introiti principali per quei paesi che non hanno slam o grandi tornei. Pertanto la proposta della competizione a sede unica avrà sempre vita dura. Una soluzione potrebbe essere un ibrido che riduca a 3 le settimane della Davis durante l'anno. Primo turno e quarti come si è fatto finora, mentre semifinali e finale potrebbero andare in un'unica settimana di grande richiamo in uno dei quattro paesi (estratto a sorteggio). La settimana della chiusura della Davis diventerebbe un evento di grossa portata. Con 4 singolari di lunedì (due per semifinale), due doppi di martedì, quattro singolari di mercoledì (a chiusura delle semifinali). Giovedì di riposo e week end dedicato alla finale, come di consueto. Un giocatore avrebbe potenzialmente 4 singolari e due doppi nel corso della settimana. Probabilmente è tanto ma se si allargassa la rosa dei convocabili a 5 o 6 giocatori allora la competizione diventerebbe davvero 'a squadre', togliendo il peso di dover per forza giocare 6 match in 7 giorni.
(A parte tutto questo però risulta difficile capire come sia possibile, anche col calendario attuale, che i giocatori stessi abbiano preteso di giocare le semifinali di Davis la settmana seguente l'Us Open per avere la settimana seguente tornei come Metz e Bucharest. Non sarebbe più sensato il contrario?)

Wimbledon-Roland Garros
Sono troppo vicini e l'erba ha ormai un'importanza risibile nel corso dell'anno. Anticipare Parigi di una settimana non è fattibile sia per ragioni di clima (già com'è adesso certi giorni fa ben freddo) sia perchè la stagione sulla terra battuta è già fin troppo compressa. Spostare Wimbledon avanti di una settimana, con buona pace della tradizione, darebbe un po' di respiro tra i due tornei e magari offrirebbe l'opportunità di giocare qualche torneo in più sui verdi prati. Magari innalzando Halle ad un rango di maggior prestigio di un 250 (non il Queen's perchè, nonostante importanza e tradizione, l'appuntamento londinese non ha budget e strutture per supportare un torneo più grande).

Il cemento americano
Due sono le questioni principali sulcemento americano:
La prima: Indian Wells e Miami, prendono due settimane ciascuno, iniziando di mercoledì e portando via un mese intero che finisce col danneggiare le settimane seguenti. Tanto più che con i tabelloni a 96 giocatori non si vedono i campioni in campo fino a venerdì. Ridurne almeno uno ad un tabellone a 64 giocatori (magari con inizio la domenica, così da avere 8 giorni invece di 7) potrebbe aiutare a 'salvare' una settimana. Purtroppo la soluzione è impraticabile per via dello 'status' economico dei due tornei che non accetterebbero mai di esser menomati.
La seconda questione riguarda l'estate. L'estate americana inizia in sordina per poi offrire i due master1000 'back to back'. Una settimana interlocutoria tra Canada e Cincinnati ci vuole e potrebbe venire da uno slittamento di una settimana dell'US Open. Il cambio di data del torneo newyorkese purtroppo è infattibile perchè gli organizzatori non rinunceranno mai ad avere la festa del 'labour day' nel week end di mezzo. Tradizionalmente l'inizio del torneo si svolge durante vacanze scolastiche, offrendo così maggiori opportunità di afflusso per il pubblico più giovane. Dovesse esser fatto però, tale slittamento offrirebbe un po' di ossigeno ai tornei della 'US Open series'.

Lo swing asiatico ed inizio stagione
Così com'è il minicircuito asiatico non piace a nessuno. Il tennis è ora più che mai europocentrico ed i campioni mal volentieri se ne vanno in asia dopo le fatiche americane, prima del finale di stagione. Per quanto gli organizzatori di Shanghai vorrebbero un master1000 come gli altri è evidente che la partecipazione dei top player è spesso ridotta.
La questione può essere studiata facendo un collegamento con il problema di inizio stagione. Ovvero solo due settimane di tornei minori prima del primo slam dell'anno. Troppo poco e troppo in fretta.
La soluzione potrebbe essere quella di rendere i tornei asiatici una preparazione all'open d'Australia. Uniformare la superficie (così come hanno fatto negli Stati Uniti per l'US Open series) e spostare tutti i tornei (rendendoli non obbligatori) alle ultime settimane dell'anno. La stagione indoor europea verrebbe così subito dopo l'Open degli Stati Uniti con il masters a chiudere la stagione in ottobre.

Il tennis tornerebbe ad essere uno sport giocato 12 mesi all'anno con la differenza che i giocatori di punta potrebbero scegliere quando prendere due mesi di off season (a fine anno o dopo l'open d'australia). Questa soluzione non piacerebbe ai top player per la stessa ragione per cui i negozi son chiusi di domenica (ovvero se si lascia la libertà e tizio apre a caio resta l'alternativa tra aprire pure lui o vendere meno). Il rischio infatti è che mentre il giocatore A vorrebbe prendersi due mesi di pausa il giocatore B va in asia a fare punti e scavalca in classifica A, il quale si sente costretto ad andare in asia pure lui, di fatto saltando il periodo di riposo. Ma questo, a quanto ci pare, è un problema di gestione, non di calendario. Per contro, un maggior numero di tornei ed una maggiore flessibilità offrirebbero un po' più di varietà nei tabelloni (ad oggi abbiamo o i master1000 dove son presenti tutti e le sorprese latitano, o i 500 ed i 250 dove quasi mai si vedono 2 big insieme) e la possibilità di recuperare punti a quei giocatori che per qualsivoglia motivo hanno perso un paio di mesi.

La proposta
Ecco allora una modesta proposta per un calendario migliore che si va ad aggiungere alle molte già avanzate nel corso degli anni. Invece della divisione in 3 fasce di tornei il nuovo calendario avrebbe una divisione in 4 fasce.

Master1000. Obbligatori. Sono 6: Miami, Roma, Madrid, Canada, Cincinnati, Parigi (indoor).
Master 750. Non obbligatori. Sono 7: Indian Wells, Montecarlo, Halle, Amburgo, Valencia, Tokio e Shanghai.
Atp 500. Non obbligatori. Sono 10: Sydney, Dubai, Rotterdam, Memphis, Acapulco, Barcellona, Queen's , Washington, Basilea e Pechino.
Atp 250. Tutti gli altri. Con la nota che agli attuali tornei potrebbero aggiungersene di nuovi.
I 1000 ed i 750 si giocano senza sovrapposizione con altri tornei. Nelle altre settimane ci possono essere 2 o 3 tornei.

Vediamo in dettaglio come potrebbe essere strutturato il calendario (a meno di piccole variazioni per i tornei minori):

Settimana 1: Brisbane, Chennai, Doha
Settimana 2: Sydney, Auckland

Settimane 3 e 4: Australian Open
Settimana 5: Nulla.
Settimana 6: Primo turno di Davis
Settimana 7: Rotterdam, Johannesbourg, Santiago
Settimana 8: Dubai, San Josè, Zagabria
Settimana 9: Marsiglia, Costa do Sauipe
Settimana 10: Memphis, Buenos Aires
Settimana 11: Acapulco, Delray beach
Settimana 12: Indian Wells

Settimana 13 e 14: Miami
Settimana 15: Casablanca e Houston
Settimana 16: Montecarlo
Settimana 17: Barcellona ed Estoril
Settimana 18: Madrid
Settimana 19: Monaco e Belgrado
Settimana 20: Roma
Settimana 21. Dusseldorf e Nizza
Settimana 22 e 23: Roland Garros
Settimana 24: Queen's e un 250
Settimana 25: Halle
Settimana 26: S'Hertogenbosch e Eastbourne
Settimana 27 e 28: Wimbledon
Settimana 29: Newport, Los Angeles, Baastad
Settimana 30: Amburgo
Settimana 31: Washington e Stoccarda
Settimana 32: Open del Canada
Settimana 33: Atlanta e Gstaad
Settimana 34: Cincinnati
Settimana 35: New Heaven e Umago
Settimana 36 e 37: US Open
Settimana 38: Metz e Bucarest
Settimana 39: Quarti di Davis
Settimana 40: Basilea, Stoccolma, Mosca
Settimana 41: Valencia
Settimana 42: Parigi
Settimana 43: St. Petersburg, Vienna, Montpellier
Settimana 44: Masters
Settimana 45: Nulla
Settimana 46: Semifinali e finale di Davis
Settimana 47: Nulla
Settimana 48: Nulla o un paio atp 250 tra europa (indoor) e asia (cemento)
Settimana 49: Bangkok e Kuala Lumpur
Settimana 50: Tokio
Settimana 51: Pechino
Settimana 52: Shanghai

(nota: in corsivo i due periodi privi di obbligatorietà che consentirebbero la cosiddetta off season, sottolineate le settimane obbligatorie)

A fine stagione un top player deve avere 18 tornei in casella (escluso il masters, come oggi). Ovvero: I 4 slam, i 6 master1000, 3 master750, 3 Atp 500 e 2 atp250.

Con una simile divisione un giocatore potrebbe programmare la propria off season in due momenti. O dopo il masters (avendo 10 settimane di tornei non obbligatori con l'unico ingombro della Davis) o dopo l'Australian open (anvendo 8 settimane di tornei non obbligatori con l'unico ingombro della Davis).

Un simile calendario offrirebbe un parco punti maggiore che, non intaccando probabilmente il totale dei primi della classe, avvicinerebbe tutti gli altri al vertice, rendendo anche i movimenti di classifica meno statici.

Daniele Malafarina

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