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01/10/2011 17:17 CEST - Profili

Bubka, quando il cognome conta..

Figlio del più grande astista di tutti i tempi, Sergei Bubka Jr sta pian piano trovando la sua dimensione nel circuito ATP. Smarcarsi dallo scomodo ruolo di figlio d'arte, però, non è stato per nulla facile...Da un'intervista a ESPN, pensieri e parole del 24enne ucraino, mai come oggi vicino ai top 100 e detentore del servizio più veloce di sempre (252 km/h)...ma solo se gli fosse rimasto in campo. Christian Turba

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Quando tuo padre è il vero e unico Zar, colui che per primo valicò l’invalicabile muro dei 6 metri e che migliorò per 35 volte -tra aperto e indoor- il record mondiale, approcciarti allo sport professionistico non sarà mai indolore. Tutti tenderanno a etichettarti come figlio d’arte viziatello, arrivato a certi livelli solo grazie alla carta d’identità: gara dopo gara, dovrai allora oltrepassare i tuoi limiti per dimostrare al mondo che anche se ti fossi chiamato Mario Rossi o John Smith la tua carriera sarebbe stata la stessa.

Non parliamo poi delle interviste, in cui tutti i giornalisti del pianeta ti chiederanno come si sente ad essere figlio di tale genitore: se sei abbastanza paziente, farai buon viso a cattivo gioco sfoderando ogni volta la stessa risposta o lo stesso aneddoto , altrimenti tenterai discretamente di glissare e cambiare soggetto di conversazione..

Al primo gruppo di “figli d’arte”, certamente, appartiene Sergei Bubka Jr. All’indomani della prima vittoria in un Grande Slam - ottenuta agli Us Open ai danni dell’austriaco Haider Maurer-, l’ucraino ha infatti rilasciato una simpatica intervista a Jorge Viale di Espndeportes (ecco il link dell’articolo originale), nella quale parla senza filtri del suo scomodo ruolo.

“ Condannato”, come se non bastasse l’illustre paternità, a portare un nome identico a quello del 6 volte campione mondiale di salto con l’asta, l’attuale numero 161 del mondo non ne fa assolutamente un dramma: “ Ci sono abituato e mi piace il mio nome –dichiara-. Non avrei voluto che ne me ne mettesse nessun altro”. Del resto, quando esordì -perdendo- a 15 anni agli Australian open junior, Sergei Jr fu protagonista di una conferenza stampa congiunta col genitore: da allora, deve averci fatto il callo a domande e paragoni.. Tuttavia, la strada non è sempre stata in discesa: “Ora sono abituato ai paragoni, ma prima desideravo solo stare solo e lontano dagli altri, perché ogni settimana mi chiedevano se fossi il figlio del famoso astista. Spero di continuare a migliorare per diventare Sergei Bubka il tennista”.


Nato a Donetsk nel 1987 ma emigrato a Montecarlo all’età di 7 anni con la famiglia, il piccolo Sergei trovò da subito nella città monegasca terreno fertile per coltivare la passione tennistica, grazie all’incontro con un coetaneo dallo spiccato “ bernoccolo” per la racchetta: “Conosco Novak Djokovic da quando avevamo 13 anni e giocavamo tornei meno importanti, mi sono allenato alcune volte con lui – afferma nell’intervista-. A Montecarlo è tutto talmente tranquillo che Novak può camminare per la via senza che nessuno lo disturbi". I modelli del Bubka bambino erano però altri: Agassi, Sampras e, naturalmente, Andrei Medvedev, ultimo –ancora per poco?-campione del suo paese e finalista del Roland Garros 1999. "Più tardi, però, divenni fan di Safin, per il suo tennis e la sua personalità” –aggiunge.


Inutile dire che, per arrivare fino alla top 200 del ranking mondiale, Bubka Jr ha avuto bisogno di separare nettamente la sua esperienza da quella del padre: “ Se avessi seguito le sue orme, verrei paragonato direttamente a lui, e sin da piccolo tutto sarebbe stato più difficile per me “- confessa al giornalista argentino, aggiungendo che “il mio obiettivo non è quello di avere i risultati che ha avuto lui”.

Dall’attuale vicepresidente della Federazione Internazionale di Atletica, comunque, l’ucraino ha mutuato un messaggio molto importante per praticare sport ad alto livello: “ Se puoi battere te stesso puoi battere chiunque, perché a volte uno combatte coi propri fantasmi”. Per sua fortuna, inoltre, Bubka senior ha sempre condiviso la scelta del figlio, e nei –pochi- spazi liberi gioca persino a tennis con lui. "Gli piace il tennis,anche se non ha tanto tempo da dedicargli come vorrebbe. Non lo faccio vincere però, anzi ci alleniamo solamente, non ha senso iniziare una partita”.

In ogni caso, malgrado qualche difficoltà iniziale, l’ucraino sembra finalmente aver trovato il suo posto nel pianeta ATP. Dotato di discreti colpi da fondo, l’allievo di TIbor Toth punta soprattutto sul servizio, dal quale -nel vittorioso match di Flushing Meadows- ha ricavato ben 25 aces: “ Siccome i campi sono sempre più lenti, sto però cercando di progredire nel gioco da fondocampo "–aggiunge nell’intervista. Occorre poi dire che Bubka ha sofferto, e continua a soffrirne, delle conseguenze di un incidente occorsogli a luglio 2010 nel challenger canadese di Granby, quando l’auto ufficiale che lo trasportava urtò contro un camion: “ Picchiai la testa contro il sedile anteriore e mi presi 14 punti di sutura –rivela-. Ho ancora una cicatrice in fronte e una lesione al collo”.

L’obiettivo prossimo, chiaramente, è l’ingresso nella top 100. Nell’estate appena terminata, il 24 enne di Donetsk ha mostrato di aver le potenzialità per arrivarci soprattutto sul cemento, sconfiggendo due buoni giocatori come Sela e Golubev nel challenger di Astana ed estromettendo Ljubicic nel primo turno del torneo di Dubai. La posizione 161 attualmente occupata è il suo best ranking, dunque nel corso dei prossimi mesi Sergei potrà puntare ad avere una classifica a due cifre, a patto che non bruci le tappe nel suo percorso di crescita tecnica.

Nel frattempo, però, può dire di aver (quasi) detenuto anch’egli un record mondiale: nelle qualificazioni del torneo di Montreal,precisamente, quando un servizio uscito per pochi centimetri toccò la velocità di 252 km/h, uno in più del servizio record di Ivo Karlovic. Pensandoci, meglio così: chissà quanti avrebbero iniziato a parlargli dei record del padre..
 

Christian Turba

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