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15/10/2011 12:45 CEST - IL PERSONAGGIO

Andy, non è ancora finita

TENNIS - Dopo la reazione stizzita a un giornalista che gli aveva chiesto a Pechino se stesse considerando il ritiro, Roddick ha dimostrato oggi a Shanghai, pur perdendo di misura da Ferrer, di avere ancora qualcosa da dare al tennis. Ma, se vuole tornare tra i top-10 e riscattare l’anno prossimo un deludente 2011, A-Rod dovrà aggiustare alcune cose nel suo gioco (e non solo). Mauro Cappiello

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Non c’è dubbio che in questi giorni a Shanghai Andy Roddick abbia pensato più di una volta a quel giornalista che poco più di una settimana fa a Pechino gli ha chiesto se, con il calo in classifica, stesse considerando l’ipotesi del ritiro. La risposta di Andy era stata perentoria: pausa teatrale, uno sguardo intorno da consumato attore di Hollywood e poi un secco «Penso che… dovresti ritirarti tu», seguito dall’abbandono della conferenza stampa. Non ci si rialza da quattro finali Slam perse contro lo stesso giocatore (di cui tre a Wimbledon) senza avere dentro di sé un senso fuori dal comune di cosa voglia dire la parola “sport”, un grande orgoglio e una voglia straordinaria di dimostrare a sé e agli altri di poter essere competitivi con i più forti anche dopo aver subito batoste che abbatterebbero chiunque.

E non è improbabile che questo curioso episodio abbia stimolato l’americano a fare bene questa settimana nel Masters 1000 cinese. Tre vittorie consecutive, con lo scalpo del quasi top-10 Almagro, in uno dei tornei più importanti dopo gli Slam possono, infatti, essere considerate un buon bottino in una stagione come il 2011 di Roddick, i cui numeri sono abbastanza desolanti. Tra cali di rendimento e qualche infortunio, A-Rod è precipitato al numero 15 del mondo, dopo essere stato addirittura fuori dai venti a fine agosto. Con un solo torneo vinto, il 500 di Memphis a febbraio, e un mediocre 31-14 tra vittorie e sconfitte, la sua qualificazione alle ATP World Tour Finals di Londra è ormai, più che improbabile, un’impresa disperata. Sarebbe la prima volta dal 2002 che Andy rimane fuori dai magnifici 8 di fine anno.

Eppure proprio il torneo disputato questa settimana in Cina sta lì a dimostrare che, se i giorni migliori sono sicuramente già alle spalle di Andy, forse è ancora presto per vederlo porre fine alla sua carriera. Del resto, non si fa partita pari contro un osso duro come il Ferrer 2011 (tra l’altro anche vincendo agli US Open) per due volte nel giro di due mesi , se non si ha ancora qualche buona cartuccia da sparare. Nel match di oggi si è rivisto un Roddick competitivo, che se la gioca punto a punto col numero 5 del mondo. Ma il quarto di finale di Shanghai è anche una validissima cartina di tornasole per analizzare gli aspetti del gioco (e non solo) nei quali l’americano deve migliorare. Certo, c’è parecchio lavoro da fare, ma, se le motivazioni lo sostengono, Roddick può ancora ambire a tornare nei primi 10, dopo una stagione che lui stesso ha definito «la più difficile che io abbia mai avuto».

Prima considerazione: se si può a limite accettare che Ferrer termini il match di oggi senza aver mai perso il servizio (Roddick non è mai stato un grandissimo ribattitore), è assurdo che, al termine di una partita sul veloce finita al tie-break del terzo set, uno (ex?) specialista della terra battuta come lo spagnolo e un (ex?) bombardiere come lo statunitense abbiano tirato lo stesso numero di ace, 11. Ciò è indicativo del fatto che in questo momento l’americano ricava troppo poco direttamente dalla battuta e, con l’età che avanza (Andy ha ormai 29 anni), ricorrere agli scambi lunghi per vincere i punti contro avversari più giovani o, come nel caso di Ferrer, dalla migliore condizione atletica, non è proprio la migliore delle idee. Anche perché, se poi si tirano solo 24 vincenti al cospetto di 30 gratuiti, contro il 49-37 del numero 5 del mondo, pensare di vincere la partita diventa quanto meno complicato.

Col passare degli anni il gioco dell’americano è diventato sempre più attendista, troppo per uno come lui che aveva iniziato la carriera demolendo gli avversari con l’uno-due servizio dritto. Nel 2011 il dritto di Roddick non fa più male come nel 2003-2005 e i miglioramenti fatti col rovescio, che tra l’altro non sono più evidenti come lo erano un paio di anni fa, non bastano a compensare la perdita di incisività del colpo più naturale.

È indispensabile che, insieme al coach Larry Stefanki, l’americano inizi di nuovo a lavorare su come accorciare gli scambi, tentando il tutto per tutto nei primi quattro o cinque colpi. Un ritorno alle origini che potrebbe rigenerarlo. La stagione sta finendo, Roddick giocherà ancora a Basilea e poi a Bercy, quindi avrà un mese di stop nel quale potrà riflettere con più calma sugli aspetti del suo gioco che sono ora deficitari.

Capitolo atteggiamento in campo: oggi nel tie-break decisivo Roddick ha ceduto gli ultimi cinque punti, alcuni con errori francamente inspiegabili, dando l’impressione di essere lui il primo a non credere che l’esito del match potesse andare a suo favore. Questo è certamente comprensibile ora che siamo agli sgoccioli di una stagione disgraziata com’è stata questa per l’americano, ma se A-Rod non rimane più positivo durante i match difficilmente le cose torneranno a girare per il verso giusto. Un giocatore della sua esperienza non può perdere il controllo com’è accaduto quest’estate a Cincinnati nella partita contro Kohlschreiber, in cui ha ceduto ovviamente di schianto dopo aver discusso a lungo con l’arbitro per un penalty point sacrosanto.

Preparazione atletica: sono ormai un paio di stagioni che Roddick gioca bene nei primi due o tre mesi e poi si smarrisce a causa di infortuni o problemi fisici vari. L’anno scorso ci si è messa la mononucleosi, ma siamo poi così sicuri che i suoi acciacchi siano da imputare esclusivamente alla sfortuna? Del resto, lo stesso Andy ha dichiarato di recente a Espn.com di non vedere l’ora di avere sei o sette settimane a disposizione per allenarsi «diligentemente» e fare qualche aggiustamento alla sua preparazione in vista della prossima stagione. «Dovrò lavorare in maniera più intelligente da ora in avanti. Quest’anno, quando ho fatto le cose nel modo giusto, non ho giocato male, ma molte volte mi sono fatto cogliere impreparato».

Il 2012 dovrà essere l’anno della riscossa per A-Rod. La voglia di essere protagonista non manca di certo: Andy sta anche ricoprendo un ruolo di primo piano nelle proteste dei giocatori per ottenere un calendario più equo. La sensazione è che difficilmente lo vedremmo così attivo se avesse intenzione di porre fine alla sua carriera a breve termine. I progetti per l’anno prossimo poi includono anche la partecipazione alle Olimpiadi in doppio misto nientedimeno che con Serena Williams.

Che piaccia o non piaccia il suo stile di gioco, che lo si consideri o meno un degno leader del movimento a stelle e strisce nel periodo successivo ad Agassi e Sampras, a Andy Roddick non si può non riconoscere di essere un eccezionale uomo di sport, oltre che una persona spesso acuta e intelligente nelle dichiarazioni. Visti i rincalzi, Andy non può permettersi di mollare ora. Gli americani non sono ancora pronti a fare a meno di lui.

Mauro Cappiello

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