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03/11/2011 15:52 CEST - US Open

US Open: finale sempre di lunedì?

TENNIS - La USTA sta considerando l'ipotesi di cambiare la programmazione tradizionale del torneo per inserire un giorno di pausa tra le semifinali e la finale maschile estendendo la competizione di un giorno e disputando il match conclusivo il terzo lunedì. Ma l'ATP non ne vuole sapere, e poi c'è il pesante vincolo con la CBS, che spende milioni di dollari per i diritti e vuole i match più importanti nel weekend. E poi alla domenica c'è il football... Vanni Gibertini

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A volte le giornate piovose sono proprio quello che ci vuole per raccogliere e sviluppare idee nuove: la pioggia che scende, che incoraggia a stare al coperto, favorisce l’attività mentale su quella fisica e crea l’atmosfera ideale per elaborare nuovi concetti. E di giornate piovose durante l’ultimo US Open ce ne sono state parecchie, tra l’uragano Irene che ha ritardato l’inizio e la depressione tropicale Lee che ha funestato la seconda settimana. Magari è stato proprio durante una di quelle lunghe giornate senza tennis che qualcuno alla USTA ha iniziato a pensare ad un possibile cambio di programmazione per le edizioni future dell’ultimo Slam dell’anno.

Come noto, nelle ultime quattro edizioni il maltempo ha costretto la finale maschile ad essere disputata il lunedì sera anziché la domenica come originariamente previsto. Se durante gli Open la polemica si è principalmente focalizzata sulla mancanza di un tetto retrattile per l’Arthur Ashe, più recentemente ci si è concentrati su uno degli effetti collaterali positivi che il ritardo meteorologico ha provocato, ovvero la creazione di un giorno di pausa tra le semifinali maschili giocate come di tradizione al sabato nel Super Saturday e la finale andata in scena il lunedì. La USTA ha infatti annunciato qualche settimana fa che è allo studio un’ipotesi che prevede di spostare in maniera permanente la finale del singolare maschile alle ore 16 di lunedì pomeriggio, estendendo così la durata totale del torneo da 14 a 15 giorni.

La proposta ha come pregio principale quello di rimediare ad una bestialità tecnica unica nei tornei dello Slam, ovvero quella di avere un programma che costringe i finalisti delle gare di singolare (sia uomini, sia donne) a giocare semifinali e finali in giorni consecutivi.
Il direttore degli US Open John Curley, nell’annunciare il possibile cambiamento al momento in fase di studio, ha descritto l’iniziativa come “la cosa giusta da fare per il nostro sport”, specificando anche come “una modifica del programma debba tenere conto di una quantità di fattori che rendono ogni soluzione simile ad un cubo di Rubik”.

Innanzitutto bisogna verificare l’effetto che questo spostamento avrebbe sul pubblico, sia quello dal vivo sua quello televisivo, negli USA ed in tutto il resto del pianeta. La folle programmazione attuale, infatti, è dettata dalla CBS che paga per i diritti televisivi del torneo tra i 20 ed i 25 milioni di dollari l’anno e che vuole poter mostrare le partite più pregiate durante le giornate del fine settimana, quando gli ascolti sono più alti e di conseguenza gli spot pubblicitari sono venduti a peso d’oro. Durante le ultime quattro edizioni, con la finale maschile giocatasi il lunedì, il network americano ha potuto avvalersi di una clausola del contratto (che il gennaio scorso è stato esteso fino al 2014) che prevede uno sconto pro-rata del 40% proprio nell’eventualità della disputa dell’atto conclusivo fuori dallo slot originale della domenica. Una parte importante della trattativa che potrebbe veder la finale disputarsi di lunedì riguarda dunque questa clausola del contratto televisivo, anche se è facile immaginare che la CBS chiederà un consistente sconto per spostare l’evento al di fuori della domenica “sportiva”. Durante la prima domenica di settembre, infatti, inizia il campionato NFL di football americano, con la prime partite programmate per le 13 ed il posticipo serale (il Sunday Night Football) previsto per le 20: la finale di Flushing Meadows, con il suo inizio strategicamente piazzato alle 16,15 riesce a raccogliere una bella fetta di spettatori “in transito” da una partita di football all’altra, cosa che il lunedì non sarebbe possibile.

Nonostante l’atto conclusivo del 2011 tra Djokovic e Nadal abbia visto il suo indice d’ascolto aumentare di circa il 18% rispetto alla finale del 2010 tra gli stessi giocatori, con una media di 2,6 milioni di spettatori, la migliore in termini di audience tra le quattro finali giocatesi di lunedì (quella del 2009 tra Del Potro e Federer) non è andata oltre i 3,39 milioni di spettatori di media contro i 5,36 milioni della finale del 2007, l’ultima giocata di domenica.

L’orario d’inizio della partita sarebbe complicato da modificare: la CBS difficilmente accetterebbe di rivoluzionare il proprio palinsesto di prima serata, attirandosi le ire degli inserzionisti pubblicitari all’interno dei suoi tradizionali programmi di fiction, i quali hanno come target un pubblico diverso da quello sportivo che il lunedì sera tende ad essere monopolizzato dal Monday Night Football della NFL. Di conseguenza un inizio alle 16-16.30 di un giorno feriale, se da una parte risulta perfetto per la trasmissione in Italia ed in Europa in seconda serata, dall’altra non facilita l’afflusso del pubblico sugli spalti dell’Arthur Ashe.

La USTA ha però tenuto a precisare che questa dell’allungamento del torneo è solo una delle ipotesi attualmente allo studio, e che ci sono altre possibilità sotto esame al momento, come l’anticipo al venerdì delle semifinali maschili, allineando il programma degli US Open a quello del Roland Garros e di Wimbledon: “Al momento tutte le idee sono al vaglio, non ci sono tabù, anche quelle che prevedono il sacrificio di alcune sessioni e minori entrate per i diritti TV – ha spiegato Curley - Voglio però che sia chiaro che il nostro obiettivo è di raggiungere un accordo, se non per il 2012, quantomeno per il 2013”.

La replica dell’ATP non si è però fatta attendere: il dimissionario CEO Adam Helfant ha fatto sapere di non vedere di buon occhio l’estensione del torneo al terzo lunedì, in quanto si andrebbe ad erodere il tempo di intervallo tra l’US Open e le semifinali di Davis che si disputano il weekend successivo. Soprattutto il vincitore, che il giorno seguente la finale è tenuto a presenziare a numerose attività promozionali, non potrebbe quindi partire alla volta della sede della semifinale di Davis prima di mercoledì. Quest’anno la circostanza ha costretto Novak Djokovic a rinunciare al primo singolare contro l’Argentina a Belgrado ed ha certamente contribuito al suo infortunio nella domenica successiva contro Del Potro.

Qualunque sarà la decisione finale, sembra comunque che la USTA si sia finalmente decisa ad affrontare la più grande irregolarità tecnica dell’US Open e che dal 2013 avremo probabilmente una nuova programmazione delle fasi finali del torneo che dovrebbe essere più equa per tutti i giocatori. Naturalmente, pioggia permettendo.

Vanni Gibertini

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