14/11/2011 13:09 CEST - NON SOLO TENNIS
Perplessità per
la vittoria di Pacquiao
NON SOLO TENNIS - L'atteso incontro tra Manny Pacquiao e Juan Miguel Marquez lascia a dir poco perplessi. Marquez merita la vittoria, ma questa viene assegnata a Pacquiao, detentore del titolo WBO. Verdetto forse influenzato da motivi organizzativi e da consuetudini di giudizio proprie dei giudici americani. LA RISPOSTA DI RINO AI COMMENTI Rino Tommasi
L’attesa sfida tra Manny Pacquiao e Juan Miguel Marquez ha determinato una grande sorpresa ma contemporaneamente ha mandato in archivio uno dei risultati meno accettabili nella storia della grande boxe.
Alla fine di dodici riprese abbastanza intense ma poco emozionanti Pacquaio ha ottenuto un verdetto di “split decision” che a mio parere penalizza il pugile messicano che nei due precedenti confronti con il rivale aveva ottenuto un pareggio ed una sconfitta ai punti.
Quando è stato annunciato il verdetto ed il primo cartellino aveva espresso un risultato di parità (114-114, sei riprese per parte) ci si attendeva che gli altri due avrebbero assegnato il successo a Marquez, che nell’occasione recitava il ruolo dello sfidante perché il titolo WBO apparteneva a Pacquiao. Invece gli altri due
verdetti hanno incredibilmente premiato il pugile filippino addirittura con due (115-113) e quattro (116-112) punti di vantaggio.
L’esperienza mi ha insegnato che le immagini televisive possono trarre in errore ma la stessa esperienza mi consente di affermare, senza incertezze, che Marquez aveva meritato la vittoria.
Non ci sono stati k.d. perché Marquez, che nelle due precedenti sfide aveva subito qualche atterramento è stato molto attento a tenersi fuori dalla traiettoria dei colpi di Pacquaio che si è affidato alla velocità trascurando però la potenza.
A mio parere ha prevalso la migliore scelta di tempo di Marquez che ha sfruttato l’anticipo ed è quasi sempre stato il primo a prendere l’iniziativa.
Molte riprese sono state abbastanza equilibrate e questo può aver determinato dei cartellini piuttosto sorprendenti. I giudici americani rifiutano quasi sistematicamente di giudicare un round pari ed allora è possibile che, obbligati a scegliere, abbiano la tendenza a favorire il pugile più importante o il detentore del titolo. A mio parere di spettatore televisivo non credo che Pacquiao abbia meritato di aggiudicarsi più di due/tre riprese (la sesta, la nona e forse l’undicesima) ma credo che Marquez sia stato il migliore in almeno cinque/sei rounds.
La mia impressione ha trovato riscontro nell’espressione degli uomini d’angolo che di solito sono, inconsapevolmente, i giudici più precisi di un match equilibrato.
Temo che nella formulazione di un verdetto sbagliato abbiano influito le diverse conseguenze organizzative che la vittoria di Pasquaio, che lascia il titolo nelle mani del filippino, può determinare. Dovendo escludere una quarta sfida tra i due protagonisti dell’altra notte dovrebbe imporsi l’atteso duello tra Pacquiao e Floyd Mayweather ricordando che quando quest’ultimo ha incontrato Marquez nel settembre dell’anno scorso la sua vittoria è stata unanime ed in termini indiscutibili con margini da nove a tredici punti a favore di Mayweather. Se il pugilato professionistico avesse, come tutti gli altri sport, un’unica federazione Pacquiao e Mayweather sarebbero obbligati ad affrontarsi pena la perdita del titolo o della posizione di sfidante, invece dobbiamo attendere l’esito di complicate e spesso poco pulite trattative private.
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RINO TOMMASI RISPONDE
Speravo, nell’allargare i contenuti di questa rubrica, di offrire un contributo di maggiore interesse. Credevo di essere stato chiaro nel giudicare sbagliato il verdetto favorevole a Pacquiao nella sfida con Marquez ma un certo Savino mi accusa di avere parlato di pugilato per non elogiare Federer mentre altri mi rimproverano di avere detto di aver visto una brillantissima edizione del campione svizzero. Lo stesso Savino definisce Pacquaio uno “sconosciuto pugile filippino” e mi chiedo perché dovrei perdere il mio tempo per rispondergli.
Rino Tommasi
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