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20/11/2011 22:08 CEST - Profili di tennis

Tommy Haas: talento è musica

TENNIS - Ecco la storia di un giocatore che lascerà mille rimpianti. Tormentato per tutta la vita dagli infortuni, ha sempre saputo rialzarsi contro i pronostici. Il suo talento, unito a una straordinaria forza di volontà, gli ha permesso di raggiungere la posizione n.2 del ranking mondiale e di regalare attimi di intenso e puro tennis a tutti gli appassionati. Il 2002 rimane il suo anno migliore. Francesco Pagani

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Sembra che le parole non bastino. Sembra necessario di più. Ne trovo una, ne penso un'altra e ne voglio un'altra ancora. L'ideale sembra un pezzo al piano. Un pianoforte che inizia a suonare dolcemente e intensamente, con note tristi e gioiose. Inizio perfetto. Le note nelle parole. Raccontare momenti di vita con parole che sembrano note. Parole come note. Nel tempo del rimbalzo, nel tempo del colpo, nel tempo dello scambio. Nel tempo di una carriera tennistica. Tra il il dolce soffio di una voleè stoppata e il secco suono di un vincente all'incrocio delle linee.

Ci sono giocatori che permettono questo perchè hanno in sé un talento musicale. Tommy Haas ha nelle sue corde un talento musicale. La sua tattica e il suo gioco sono orchestra. Dirigono colpi solisti tra un arcobaleno di suoni: rovescio in back e attacco con elegante volée di rovescio. Rovescio in back incrociato e accelerazione di rovescio piatto ad una mano lungo linea. Servizio e dritto vincente. Eleganza nei colpi e mano delicata nel dirigere la musica. La sua carriera è una grande opera, il cui spartito dev'essere solamente eseguito.

Thomas Mario Haas nasce ad Amburgo il 3 aprile 1978 e inizia a giocare a tennis all'età di quattro anni. Dopo aver destato l'attenzione dei media e degli addetti ai lavori diventando il numero uno tedesco all'età di undici anni, arriva la proposta che gli cambia la vita. È il 1991 e Tommy ha tredici anni. Nick Bollettieri, dopo averlo visto giocare da vicino più e più volte, gli propone di trasferirsi a Bradenton, in Florida, per allenarsi. La famiglia Haas accetta. È il momento della svolta. Si cambia casa, si cambiano amici, si cambia continente, si cambiano abitudini per inseguire un sogno. Con delle incognite. E una delle incognite della vita è il proprio fisico.

Nel tennis come nella vita non sai come si comporterà, puoi trattarlo al meglio ma non avrai mai la certezza di cosa ti possa capitare. E a Tommy quell'incognita è stata fedele tutta la carriera tennistica, sin dagli inizi. Alla fine del 1995 si frattura la caviglia destra, l'anno successivo la caviglia sinistra ed è costretto all'operazione in entrambi i casi.

L'esordio da professionista avviene nel 1996, all'età di 18 anni. Le prima apparizione è nel challenger di Weiden, in Germania, dove raggiunge la finale. Ad Agosto, ad Indianapolis raggiunge i quarti perdendo da Pete Sampras e conclude la stagione raggiungendo la finale in un torneo challenger in Florida. Riesce così a chiudere il primo anno da professionista da 170esimo al mondo. La stagione successiva, che inizia a Marzo causa infortunio, vale l'entrata nei primi 50 grazie ad importanti risultati come la semifinale ad Amburgo, i quarti a Washington e la finale a Lione. La vera esplosione però, che corrisponde ad una rapida ascesa nel ranking, avviene nel 1999 con una serie di importantissimi risultati. Raggiunge la finale ad Auckland, la semifinale agli Australian Open (perdendo da Kafelnikov), vince il torneo di Memphis in finale su Jim Courier, raggiunge la finale a Stuttgart perdendo da Magnus Norman.

Questi risultati gli permettono di raggiungere la 10ma posizione e di chiudere l'anno come 11esimo giocatore al mondo. Come spesso accade, l'anno successivo non è brillante tanto quanto il precedente ma arrivano ugualmente le finali a Monaco, a Vienna e alle olimpiadi di Sidney dove, dopo aver eliminato Federer in semifinale, viene sconfitto in finale da Kafelnikov dopo una lotta lunga 5 set. Nel biennio 2001-2002 il livello di Tommy Haas aumenta ulteriormente. E con esso le vittorie.

Thomas inaugura l'anno con la vittoria del torneo di Adelaide, giunge in semifinale a Memphis, in semifinale nel Master 1000 di Montreal, vince Long Island, arriva ai sedicesimi agli US Open, vince Vienna e Stuttgart e chiude la stagione con la semifinale a Parigi da numero 8 del mondo. Il 2002 è per Haas la migliore stagione della carriera. Il tedesco raggiunge infatti la semifinale degli Australian Open, sconfiggendo Federer in un'epica partita conclusasi 8-6 al quinto set e raggiunge la finale a Roma, perdendo da Agassi ma ottenendo la seconda posizione mondiale. Conclude l'anno a ridosso dei primi 10.

L'anno successivo, il 2003, è un anno durissimo. È uno di quegli anni i cui singoli giorni sono duri e difficili. In cui ti viene da pensare che la realtà possa essere solo quella, che non ci sia via di uscita. Che le note siano solo tristi, cupe. Che ci sia solo il buio. Il 2003, per Haas, è il buio. I suoi genitori rischiano la vita in un grave incidente stradale e, dal punto di vista tennistico, il tedesco è costretto a subire due operazioni alla spalla che lo allontanano dai campi da tennis tutto l'anno.

Nel 2004, partendo da oltre la millesima posizione, rientra vincendo Houston e Los Angeles e raggiungendo i quarti a Cincinnati e agli US Open, risultati che gli permettono di concludere l'anno da 17 al mondo. Dopo un anonimo 2005, Haas inizia il 2006 da 45esimo al mondo. Tommy raggiunge i sedicesimi agli AO, perdendo da Federer in cinque set, vince Delray Beach, Memphis e Los Angeles, raggiunge i quarti di finale agli US Open perdendo colto dai crampi contro Davydenko e raggiunge la semifinale a Parigi Bercy. Riesce così a riportarsi ancora una volta a ridosso dei primi dieci, chiudendo l'anno all'undicesima posizione.

Anche il 2007 è particolarmente positivo: Tommy è in forma e inizia la stagione raggiungendo la semifinale agli Australian Open, perdendo da Fernando Gonzalez. Nel proseguo della stagione vince il torneo di Memphis e, dopo una vera lotta contro Blake che riesce ad aggiudicarsi 7-6 al quinto, raggiunge i quarti agli US Open, perdendo per il secondo anno di fila da Davydenko. Alla luce di questi e altri buoni risultati la classifica mondiale resta intorno alla decima posizione tutto l'anno. Gli infortuni però non gli lasciano pace ed è costretto a saltare la prima parte di stagione e si ritrova a fine anno intorno all'80esima posizione.

È il 2008 e Tommy Haas ha 30anni. Non otterrà più niente di importante, pensano alcuni. Chiunque. E invece il tedesco stupisce tutti, anche e soprattutto sé stesso. Il 2009 è l'anno del verde, dell'erba soffice sotto le scarpe bianche. L'anno dei back di rovescio, delle discese a rete, dei serve & volley. Tommy vince il torneo di Halle, sconfiggendo in finale Novak Djokovic e, dopo averlo battuto nuovamente nei quarti di finale, arriva in semifinale a Wimbledon perdendo da Roger Federer. Il risultato gli permette di scalare ancora una volta il ranking portandosi nei primi 20 e altri buoni risultati gli permettono di mantenere la classifica fino a quando l'ennesimo infortunio non lo colpisce nel febbraio del 2010. Ed è un colpo duro.

È il peggior tradimento che il suo corpo potesse fargli. Infortunio all'anca destra e operazione. Tommy resta così fuori fino a maggio 2011, con il rientro in doppio al fianco di Radek Stepanek nel torneo 250 di Monaco. Poi iniziano i primi tornei in singolo, rientrando da 896esimo al mondo. Tommy Haas ha 33 anni. Esce al primo turno al Roland Garros, ad Halle e a Wimbledon. Raggiunge il terzo turno a Wimbledon e i quarti di finale al 250 di Vienna partendo dalle qualificazioni, risultati che gli permettono di chiudere l'anno intorno alla 200esima posizione.

Oggi un giocatore che ha fatto sognare, divertire, tifare è il numero 210 al mondo. Se si parlasse di cadute e rientri, sarebbe il numero uno. Quando la musica sembra finita e le note iniziano a farsi tristi e gonfie, poi lievi e lontane d'improvviso riparte quella talentuosa orchestra che sembra impossibile vedere ferma. Perché è fatta di rovesci in back che sono pura espressione nel loro volo sopra la rete. Espressione di una filosofia di gioco e di vita che antepone la ragione all'impeto, la creatività alla ripetizione. Creare anziché ripetere, scoprire nel realizzare.

Ti aspettiamo, Tommy, magari a Londra 2012, tuo primo obiettivo. Vogliamo il pezzo finale. E quando l'avremo, chiederemo il bis.

Francesco Pagani

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