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22/11/2011 19:56 CEST - ATP Finals

Novak Djokovic - 21.11.2011

Traduzione di Alessandro Mastroluca

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È stata una grande battaglia. Pensi sia il tuo miglior match dalla vittoria agli Us Open?
Probabilmente è stata la partita più dura dalla finale degli Us Open. Non sono molto soddisfatto della mia prestazione stasera. So che non ho giocato al meglio. Ma alla fine una vittoria è sempre una vittoria. E sapevo che il mio avversario stasera è un giocatore imprevedibile con colpi potenti e un gran servizio. Se è in forma, se sente bene la palla, è difficile da battere. Ed è quello che è successo. Penso che abbia messo molta pressione sul mio servizio, soprattutto sulla seconda. Veniva avanti. Io restavo troppo indietro, troppo passivo. Ma alla fine è stato importante restare in partire e sfruttare le occasioni quando si sono presentate.

Come ti senti ad essere tornato e ad essere uscito vincitore da una partita lunga dopo gli infortuni che hai subito dopo New York?
Ad essere onesti, mi sento bene. Se c’è qualcosa che mi rende felice, è proprio la mia condizione, il fatto di non sentire alcun dolore alla spalla. In campo mi sentivo bene. Un po’ stanco, chiaramente, dato che il match è durato più di tre ore. È normale. Ma mi sento in forma e devo affinare qualcosa per la prossima sfida.

È la fiducia costruita con tutte le vittorie di quest’anno che ti ha permesso di uscire vincitore da un confronto tirato come questo?
Devi essere sempre al massimo, in ogni partita, per vincere qui. Affronti i migliori otto giocatori del mondo. Sulla carta magari ero favorito, ma sapevo che io e Berdych avevamo più o meno le stesse chance di vincere perché io non ho giocato al meglio nell’ultimo mese e mezzo. Ho avuto un paio di infortuni, mi sono ritirato un paio di volte. Non ho giocato molto indoor prima di questo torneo. Ma passare una prova così è stato molto positivo: spero di fare meglio nel prossimo match.

Come giudichi le condizioni di gioco? Sei una superstar adesso. È cambiato qualcosa nella tua vita? Quali cambiamenti porta essere numero 1?
Per “condizioni” intendi il tipo di superficie?

Sì.
È abbastanza lenta, onestamente. Più o meno come negli ultimi tre anni. Abbastanza simile a quella che c’era a Bercy quest’anno. Mi piace, anche se sono sicuro di poter giocare molto meglio di come ho fatto oggi. Per quanto riguarda il resto, il mio approccio alla professione di tennista non è cambiato. Lavoro con le stesse persone, le routine sono le stesse, la preparazione è la stessa. Okay, è evidente che l’approccio del mondo dello sport verso di me è diverso per il successo che ho avuto. Ma penso che sto affrontando bene la situazione. Ho bisogno di stare con i piedi per terra per continuare a far bene. Ed è quello che voglio. Voglio vincere più titoli dello Slam possibile.

Quando devi fronteggiare un match point, come è successo agli Us Open e come è successo stasera, qual è il tuo approccio? Pensi di dare tutto e tirare a tutto braccio? Cerchi di trattenere un po’ le risposte? Come la vedi?
Se pensi troppo a quello che dovresti fare non otterrai un risultato positivo. Io provo a giocare quel punto come gli altri, di restare concentrato, poi dipende da chi è al servizio. A questo livello, i piccoli dettagli decidono le partite, che si giocano su un paio di punti, come stasera. Poteva facilmente vincere lui oggi. Anche sul match point è entrato, ha attaccato, è stato più aggressivo, ha cercato il vincente. Penso che abbia fatto bene. Io ho cercato solo di rimettere di là una palla in più di lui. Lui ha commesso un errore e io sono tornato in partita.

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