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29/11/2011 21:09 CEST - L'inchiesta

Binaghi sollevato:
fino a che punto?

TENNIS - La richiesta di archiviazione del pm sardo che aveva deciso autonomamente di avviare un’indagine penale nei confronti del presidente FIT Angelo Binaghi per le presunte vessazioni compiute nei confronti di due ragazzini di Cagliari, ha certamente tirato su il morale del dirigente indagato. Ma la vicenda lo ha fortemente disturbato e ha comunque gettato una pesante ombra sul suo modus operandi. Ubaldo Scanagatta

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Angelo Binaghi - Foto di Monique Filippella
Angelo Binaghi - Foto di Monique Filippella

LONDRA _ La notizia della decisione  del PM di Cagliari Gian Giacomo Pilia di chiedere l’archiviazione per il procedimento dell’azione penale che lui stesso aveva avviato nei confronti del presidente federale Angelo Binaghi, di propria iniziativa, mi ha raggiunto mentre _ come sapete e vedete _ mi trovo a Londra per seguire il Masters Atp dove le cose da fare davvero non mancano, articoli, interviste, dirette, coordinamento redazionale, e credo che sia facile rendersi conto del nostro impegno dalle tantissime cose che ogni giorno pubblichiamo e in un’area londinese logisticamente assai problematica per via degli orari ai quali si concludono le partite serali, impedendoci quotidianamente di rientrare a casa prima delle 2 di notte.

Tutto ciò mi ha impedito di commentare con la tempestività che avrei desiderato la peraltro recentissima decisione del magistrato dottor Pilia presa in controtendenza con quanto, anche attraverso i giornali sardi che avevano dato grande risalto alla vicenda da luglio in poi, era sempre trapelato dall’isola sarda.

Abbiamo dato subitissimo la notizia, nelle flash, con lo stesso spazio poi dato dal sito federale, e scrivo quanto segue in piena notte perché un mio commento al riguardo di questa vicenda che resta comunque triste ed incresciosa, mi pareva doveroso nei confronti dei lettori di Ubitennis.

Devo qui dire, come prima cosa, che non mi ha per nulla sorpreso la decisione del pm, partito con grande baldanza nella sua missione senza che nessuno lo avesse sollecitato e poi arenatosi nella difficoltà di trovare prove fattuali per dimostrare che fosse stato il presidente in persona, e senza appigli regolamentari di qualsiasi fatta, a osteggiare le convocazioni dei figli dell’ex amico Luigi de Fraia (cui Angelo Binaghi prima di litigare fino a querelarlo aveva fatto addirittura da testimone di nozze) pur essendo essi coetanei ed avversari del figlio di Binaghi stesso. (Se inserire o meno quel “pur” due righe più su… confesso che sono stato incerto).

Posso dire con cognizione di causa essendo stato convocato dal pm Pilia a Cagliari, come tanti altri amici a conoscenza di vari episodi, e avendo risposto a lungo alle sue interrogazioni che il dottor Pilia si è trovato ad affrontare un mondo che non conosceva affatto. Credo con suo comprensibile disorientamento.

Un mondo nel quale era obiettivamente assai difficile districarsi anche soltanto per capire a chi _ nel rimpallo delle responsabilità fra il comitato regionale sardo, il direttore tecnico del centro nazionale di Tirrenia, il responsabile del Centro incaricato dal consiglio federale _ spettassero le convocazioni per la Coppa Belardinelli…che non è la Coppa Davis.

Per convocazioni dalle quali i due ragazzi De Fraia erano stati più o meno misteriosamente esclusi provocando le ire dei loro genitori e il sospetto dello stesso pm che si potesse configurare l’ipotesi di comportamente vessatori su minori esercitati da coloro nei confronti dei quali avrebbe deciso di promuovere l’azione inquisitoria.

Se il pm non avesse maturato dentro di sé questi sospetti _ è evidente _ non avrebbe certo dato via all’azione indagatoria. Sua sponte, va continuamente ricordato e ribadito. Non su querela di parte, cioè, come da più parti era stato invece erroneamente detto inducendo non pochi non addetti ai lavori _ ma anche la presidenza del Coni _ ad un errore interpretativo.

Poiché non è certo pensabile che il pm nutrisse alcun pregiudizio _ né giudiziario né tantomeno politico _ nei confronti del massimo dirigente federale italiano (del tennis) e di alcuni suoi dirigenti collaboratori (uno fra tutti il presidente del comitato regionale sardo Montaldo), si deve quindi presumere che le cose non siano apparse davvero cristalline al pm Pilia.

Ma un conto è ritenere che non siano chiare, un conto è altresì persuadersi della necessità di avviare un’azione inquisitoria, e tutto un altro conto è poi trovare prove che riguardino la giustizia penale (e magari pure civile). Ciò soprattutto quando ci si deve addentrare anche in questioni che sono in stretta correlazione con un ordinamento sportivo che ha le sue leggi, i suoi regolamenti, i suoi mille codicilli comunque introdotti.

Quelle e questi possono anche essere discutibili, discutibilissimi _ cito sempre ad esempio l’incredibile modifica statutaria approvata per alzata di mano da una stanchissima assemblea prenatalizia cui fui presente e che di fatto “blindò” la presidenza federale binaghiana per un altro quadriennio (eletto nel 2000 il dirigente sardo sta facendo di tutto per restare in sella fino al 2016, ignorando palesemente la sua stessa proposta elettorale del 2000: “Massimo due quadrienni per un presidente FIT”) con l’introduzione dell’obbligo di presentare firme di 300 circoli di tennis appartenenti a più di cinque regioni italiane per poter candidare una qualunque lista d’opposizione al presidente in carica _ ma non è certo un pm che si può perdere nei meandri delle piccole vicende di potere di una federazione, dei suoi dirigenti abbarbicati alle poltrone come lo sono tanti nostri politici della seconda Repubblica, così come non può lasciarsi coinvolgere più di un po’ dalle proteste _ ancorchè magari legittime _ dei suoi contestatori, in buona fede e non.

Ora che la richiesta è stata presentata, mi sento di poter dire che nel corso di quel colloquio c con il magistrato egli mi era parso quantomeno assai sconcertato _ e non vorrei dire indignato perché questa potrebbe essere una sensazione personale irriferibile e non documentabile _ da tutto quel che era venuto ad apprendere dai diversi addetti ai lavori che lui stesso aveva provveduto ad interpellare per documentarsi esaurientemente sull’indagine seguita con grande scrupolo.

Prova ne è che, appunto, aveva deciso di avviare l’indagine nei confronti del presidente Binaghi e del presidente del comitato regionale Montaldo, spingendosi anche a far ispezionare i libri contabili del TC Cagliari.

Leggo oggi _ ma solo sull’Unione Sarda perché nella richiesta d’archiviazione dell’argomento non si trova traccia _ e cito alla lettera _ che “riguardo alla vicenda dei soldi del Tennis Club Monte Urpinu spesi - si diceva - per pagare la trasferta dei soci che hanno votato Binaghi presidente della FIT, si tratta di fondi privati su cui senza querela non può esserci indagine”.

Se interpreto bene il senso di quanto scrive l’ottima e preparatissima collega Chiappe, nessun socio del TC Cagliari ha deciso di querelare Binaghi, e quindi sia che ci fossero _ oppure non ci fossero stati _ questi finanziamenti per pagare il viaggio agli elettori verso il luogo delle elezioni, non è stato né denunciato né tantomeno provato. Ergo il pm non poteva fare che quello che ha fatto.

Non sarebbe giusto ricordare adesso _ come ho sentito fare oggi ad alcuni che commentavano qui a Londra la notizia dell’archiviazione _ che non esiste più l’assoluzione per insufficienza di prove.

Infatti qui non si è arrivati neppure al rinvio a giudizio. Quindi di nessuna assoluzione e di nessuna condanna si dovrebbe parlare. Il PM ha chiesto l’archiviazione della sua stessa iniziativa. Per ora non l’ha ottenuta, ma di certo la otterrà.

Il presidente Angelo Binaghi esce bene da questa vicenda? Beh, certo meglio che se fosse stato rinviato a giudizio. Però non direi che si sia trattato di una bolla di sapone, perché ciò sarebbe come attribuire una patente di scarsa serietà a un pm che ha creduto invece di ravvisare elementi di reato e ha voluto approfondire il tutto prima di scontrarsi con i regolamenti sportivi di selezione, con gli inviti ai centri estivi (di cui ignorava totalmente l’esistenza) soggetti a certe tempestività di accettazione e comunicazione, con le partecipazioni ai tornei di beachtennis di Paolo Tronci all’estero…insomma, roba che avrebbe fatto perdere l’orientamento a chiunque.

Si era sbagliato il pm, allora, bisognerebbe forse concludere. Che dovesse essere lui ad occuparsi dell’eventuale mala gestione federale, degli oltre 3 milioni investiti nella tv federale assolutamente sproporzionati rispetto al bilancio FIT, non era pensabile e nemmeno ipotizzabile. Sarebbe stato del tutto improprio. Non era certo un compito della magistratura cagliaritana, ma semmai nazionale, visto che la sede della federtennis è a Roma.

Quanto invece poteva concernere fatti eventualmente penalmente rilevanti, pur non essendosi sbagliato, è anche possibile _ non dico probabile, attenzione _ che il pm Pilia non sia riuscito a provare quello che credeva di aver capito. E che molti pensano ancora oggi di aver capito. Si sono sbagliati in tanti, si erano sbagliati in tanti, continuano a sbagliarsi in tanti? Può essere, come no.

Qualcuno pensa che l’immagine pubblica di Binaghi esca rafforzata da questa vicenda giudiziaria e dalla sua sofferta conclusione?

Beh, il quesito andrebbe posto al presidente Binaghi. Chi lo conosce lo ponga a lui, prima che a me.

Io credo, ma magari mi sbaglio come spesso mi accade, che lo stesso Binaghi avrebbe preferito, e preferirebbe di gran lunga tutt’oggi, che la vicenda che lo ha visto indagato e sulle pagine di molti giornali e siti web non fosse mai nata, che non si fosse mai trovato a ritirare insieme al padre la sua querela nei confronti dell’ex amico De Fraia, che i due figli dello stesso De Fraia fossero stati regolarmente convocati se erano più forti di altri senza dover emigrare in Spagna come è stato deciso per il maggiore, che le sanzioni pecuniarie e le squalifiche inflitte all’ex suo (di Binaghi) partner di doppio Paolo Tronci, pur sancite dagli organi di giustizia sportiva federali, non fossero mai avvenute gettando così un’ombra sul suo comportamento che nessun provvedimento di archiviazione potrà mai completamente togliergli.

E lo capisco il presidente, pur ormai ex indagato (e certo sollevato). Altro che se lo capisco.

Ubaldo Scanagatta

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