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27/11/2011 17:31 CEST - ATP Finals

Roger Federer - 26.11.2011

Traduzione di Alessandro Mastroluca

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Cosa pensi della partita di oggi e dell’aver raggiunto ancora la finale.
Sapevo che era una partita dura. Avete potuto chiaramente vedere perché David ha battuto sia Murray sia Djokovic qui. Colpisce in anticipo, sa generare grandi angoli, è molto solido. Ovviamente il game sul 5-4 è stato decisivo per me così come il break in avvio di secondo set. Quei 15-20 minuti sono stati cruciali, sono felice di essere riuscito lì a decidere la partita. Dopo, sono riuscito a servire bene, a variare, mentre lui è stato più lineare, prevedibile. Ma ho dovuto faticare parecchio per trovare il modo di batterlo.

Mi piacerebbe sapere se sei sorpreso di più per i record che stai ottenendo, per il fatto che stai scrivendo la storia del tennis, o per le emozioni che ancora provi ogni volta che vinci e qualcuno ti ricorda tutto quello che hai fatto. Ti stupiscono le reazioni emotive che hai dopo queste vittorie o no?
No, di questo aspetto no, sono sempre stato un giocatore emotivo, soprattutto quando perdevo. Poi, per la prima volta in Davis contro gli Usa, dopo aver vinto due singolari e il doppio, ero così stanc, la pressione mi abbandonò e piansi per la prima volta dopo una vittoria.
Dopo di che, mi è successo diverse altre volte ma sempre dopo che tutto era finito. Cerco di controllare le emozioni durante il torneo perché sento di doverle conservare in caso ci sia qualcosa di più. Non posso essere sulle montagne russe durante tutta la carriera, tutta la stagione, le partite.
Perciò sono più sorpreso di tutto quello che ho raggiunto, di tutte le finali che ho giocato, di tutte le vittorie, dei giocatori che ho battuto. Sono orgoglioso e felice di essere riuscito a rimanere ai più alti livelli per molti anni.

Potresti riassumerci cosa pensi della finale di domani, di quanto è importante per te il record di sei titoli al Masters.
È un’occasione speciale per me domani perché giocherò la 100ma finale e potrei vincere il 70mo torneo e il sesto Masters. Sarebbe un record. C’è molto in ballo ma, in un certo senso, c’è anche poco. Tutto quello che posso provare a fare è giocare un buon match contro un giocatore pericoloso. Tsonga è in fiducia, ha giocato bene indoor, crede nelle sue possibilità. […] Con un giocatore così potente, non sono in totale controllo. Ma può essere un vantaggio per me averlo affrontato già nelle ultime settimane. Sarà divertente sfidare Tsonga per la terza domenica di fila. Sarà un match equilibrato.

L’altra sera abbiamo discusso alla radio sul perché, anche se non hai vinto uno Slam negli ultimi due anni, sembri un giocatore migliore rispetto a due anni fa. È solo per il livello di Nadal e Djokovic, cosa pensi?
Penso sia normale migliorare come giocatore. Perché dovresti andare indietro? La fiducia è una cosa, e può arrivare e svanire con la stessa velocità. Ma hai sempre una base su cui lavorare. Credo che col tempo, man mano che ti alleni e che giochi partite, diventi un giocatore migliore. Io avevo un cattivo rovescio, e tutti mi attaccavano sul rovescio. Così naturalmente io lo miglioravo. Penso che la stessa cosa sia successa a molti altri giocatori. Non penso che il dritto di Djokovic fosse un punto di forza, adesso è un’arma. Per Rafa è lo stesso. Prima soffriva un po’ se colpivi forte sul suo dritto, oggi questo non è più un problema per lui. È interessante come evolvi come giocatore. Per me migliorare è un fatto logico. Ma devi avere etica del lavoro, un comportamento professionale, devi stare attento a quello che mangi, che bevi, a quanto dormi, perché in campo ci siamo solo noi. Non abbiamo sostituti. E non è facile mentalmente. I top players hanno fatto un gran lavoro nel cercare di mantenere quell’alto livello di gioco. Come ho detto, mi sorprende per quanto tempo io sia riuscito a rimanere in alto. Ma sono felice che il mio livello sia ancora alto e il mio fisico regga.

Hai eguagliato l’idolo di quando eri bambino, Edberg, con la vittoria numero 806. Puoi dirci cosa significa per te?
L’ho eguagliato oggi? Stefano era il mio idolo. Ho avuto l’occasione di giocare finalmente con lui, ed è stato come realizzare un sogno in un certo senso. Raggiungere qualcosa che ha ottenuto lui è ovviamente molto bello. Non credo che conti molto, ma è sempre bello sentirsi ricordare che hai eguagliato i tuoi idoli, i tuoi eroi. Ci vuole dedizione. Non devi infortunarti, altrimenti tutto questo non succede. Perciò sono molto fortunato.

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