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29/11/2011 12:45 CEST - ATP World Tour Finals

Roger... sei un mito per tutti!

TENNIS - Federer è il primo a vincere sei volte il Masters. Batte Tsonga 63 67 63. 70mo titolo in 100 finali e vittoria numero 807 in carriera. E' anche il più "anziano" vincitore di sempre del Masters. A Wimbledon 2008, agli Us Open 2009, e a Halle 2010, quando era arrivato nella finale che avrebbe potuto portarlo al sesto sigillo nel torneo, aveva sempre perso al primo tentativo. Ora corona un autunno da vero protagonista. Da Londra, Ubaldo Scanagatta

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Soltanto i colleghi francesi hanno l’aria afflitta, in sala stampa. Roger Federer è un mito anche per i giornalisti che amano il tennis (non tutti lo amano: alcuni si trovano abbastanza casualmente a seguirlo) e ho potuto rendermi conto che la stragrande maggioranza sperava di vederlo conquistare il sesto Masters di fine stagione.

Ma posso testimoniare che almeno la metà deve aver temuto una seconda clamorosa rimonta del coraggiosissimo Jo Wilfried Tsonga _ dopo quella di Wimbledon _ quando Roger, che già aveva servito invano per il match sul 5-4 mostrando ancora una volta un’emotività che non ti aspetti da uno che ha giocato 100 finali e vinto (ora) 70 tornei, si è visto annullare da due tremende bordate di dritto un matchpoint nel tiebreak e trascinare al terzo set.

Vicino a me un collega (che avrei citato solo se avesse avuto ragione) s’è lasciato scappare: “Vedrai che ora Federer perde!”, mentre su Twitter impazzavano i tweets che ricordavano come Vitas Gerulaitis fosse stato l’ultimo a perdere la finale del Masters (1982) nonostante un matchpoint a favore contro Ivan Lend e la stessa cattiva sorte fosse toccata anche a Arthur Ashe 4 anni prima contro John McEnroe.

Invece Federer ha smentito le funeste previsioni di quel momento di generale scoramento _ i lettori di Ubitennis direbbero che…qualcuno gufava! _ ce l’ha fatta a conquistare l’ennesimo Masters, il sesto, vincendo a distanza non solo su un ammirevole Tsonga ma anche il confronto indiretto con Ivan Lendl e Pete Sampras che al Masters avevano fatto pokerissimo.

Onore al merito anche a Tsonga, naturalmente, perché con quel bel set vinto e con la resistenza offerta nel terzo _ set nel quale ha avuto la palla del 4 pari quando ha giocato l’unico game sottotono dell’ultima ora e mezzo di gioco _ il tennista francese ci ha regalato il miglior match di questa settimana che, quanto a gioco, non era stato davvero esaltante.

All’inizio d’una finale che consente a Federer di scrivere un’altra pagina di storia probabilmente irripetibile i 17.500 dell’02 si eccitano sì per lo svizzero che alla sua centesima finale cerca di conquistare il sesto Masters della carriera, uno più di Lendl e Sampras, e la 39ma vittoria come Lendl in questa rassegna, ma in tribuna stampa i gossip-writers sembrano trascurano il fatto che Roger a 30 anni potrebbe essere il più anziano vincitore di sempre (Nastase aveva vinto l’ultimo suo Masters a 29 anni) e osservano invece con quasi maggior entusiasmo il fatto che fra i presenti in sala e vicino a Boris Becker, ci sia Pippa Middleton, e un po’ più in là Cristiano Ronaldo. Wuahoo!!!

Come sempre in questi casi i soli fischi se li becca il politico di turno, il sindaco dal capello più improbabile che si sia mai visto (incluso Donald Trump), Boris Johnson. Che verrà letteralmente coperto di contumelie quando con il suo clan si attarderà a riprendere posto all’inizio del terzo set. Se voleva farsi notare c’è riuscito. Ma forse non gli conveniva.

Mi sembra più interessante far notare che a dispetto della statistica segnalata dal nostro duo di Super-Super UbiStats Rosato-Tirone secondo cui quella di oggi era la quindicesima volta che si ritrovavano in finale due giocatori già fronteggiatisi nel girone eliminatorio e che abbastanza sorprendentemente _ ma non troppo lo sconfitto del round robin si era preso la rivincita in 8 occasioni mentre soltanto in 6 il vincitore aveva ribadito la propria superiorità, il favorito del bookmaker Betclic restava Federer, pagato a 1,28, mentre la vittoria di Tsonga veniva pagata ad una quota piuttosto interessante, 3,70.

Insomma anche se la tradizione sembrava dare speranze a Tsonga di poter rovesciare il risultato del primo match giocato qui una
settimana fa, gli scommettitori non ci credevano troppo.
Nei primi sei games Tsonga ha vinto la sfida ai punti. Sui propri servizi ha infatti ceduto 1 punto contro i 6 lasciati da Federer.

Mentre l’ATP, anch’essa attraverso un tweet rilasciava la notizia che ben 250.256 fans avevano affollato la 02 Arena, Tsonga scopriva suo malgrado che il tennis non è la boxe del suo amato idolo Alì: non si vince ai punti, e nemmeno ai games. Ma ai set. Un game disastroso perso a 0 sul 3-4, ma condito da un punto assolutamente fantastico conquistato da Federer per arrampicarsi sull’0-40, dava in pratica allo svizzero il primo set.

Era la settima finale per Federer al Masters ed era anche la settima volta che vinceva il primo set. Mai una falsa partenza. Come i campioni veri. Andavo rapidamente a vedere che nei sette tornei vinti in carriera, Tsonga aveva rimontato una sola volta il set d’handicap.

Ma c’era il ricordo di Wimbledon, di quella sua rimonta da due set a zero contro Federer a frenare gli entusiasmi dei vicini colleghi elvetici che, in massa, si sarebbero alzati per rientrare in sala stampa quando Roger, sul 2 pari, ha fatto il break a 15 a Tsonga.

Credevano potesse essere finita, o comunque prossima alla fine. Non era così. Si giocava da un’ora. Il match sarebbe durato, come ormai sapete, 2h e 18 minuti. E proprio l’ora e 18 minuti che mancava sarebbe stata la più divertente, la più incerta.

Nel secondo set Tsonga subisce un break che è la sintesi della sua partita fino al quel momento, una sintesi umorale di vincenti da applausi, anche dal lato debole, il rovescio, e di errori, seppur mitigati dalla filosofia proattiva alla base del suo tennis. Federer avrebbe potuto chiudere facile, invece l'emozione lo tradisce. Va a servire per il match, ma non trova la prima e con la seconda non sceglie la direzione abituale, sul rovescio di Tsonga. Il break è inevitabile, il ricordo di Wimbledon inizia ad insinuarsi. Anche perché "Ali", nel tiebreak, incassa e quando lo svantaggio gli toglie pressioni e responsabilità dà il meglio di sé.

"Sono più forte mentalmente" aveva detto in conferenza stampa JWT, ma quando contava di più non è riuscito a dimostrarlo. Come nel primo set, l'ottavo gioco lo tradisce ma stavolta l'emozione non frena Federer.

E’ stato un match piacevole da seguirsi perché i due finalisti non giocavano a specchio e sembravano non aspettassero altro che di buttarsi in avanti per anticipare l’avversario. Ci sono andati 28 volte ciascuno. Nella finale di Wimbledon di pochi mesi fa Djokjovic e Nadal hanno giocato una volee in tutto. Come in quella del 2002 vinta da Hewitt su Nalbandian.

Quando due campioni come Federer e Tsonga si presentano a rete 56 volte, è inevitabile assistere a grandi volée, a grandi smash, a grandi passanti, a grandi colpi, drop-volley e quant’altro. Ecco perché la partita è stata bella. La finale migliore per coronare la stagione.

Le statistiche del match

 

Ubaldo Scanagatta

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