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12/12/2011 23:00 CEST - ATP Tour

Madrid, nel rosso dipinto di blu

TENNIS - Dopo aver incassato l’ aprovazione di ATP e WTA, la stravagante idea di Ian Tiriac diventa realtà. La terra blu rappresenta realmente un miglioramento per la visibilità degli spettatori o si tratta solo di un’ abile iniziativa di marketing? Intanto Nadal e Federer si sono espressi in senso negativo. I contrasti tra necessità mediatiche e tradizioni.  Jacopo Pastore

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Quando due anni fa Ion Tiriac propose per la prima volta l’ idea, alla maggior parte degli addetti ai lavori sembrò poco più che una provocazione; invece l’ edizione 2012 del Mutua Madrilena Open sarà il primo torneo di tennis a giocarsi su terra… blu.

Nonostante i pareri negativi di buona parte dei giocatori del circuito (Federer e Nadal hanno a più riprese dichiarato la loro contrarietà all’ iniziativa), il patron del Master 1000 madrileno è andato dritto per la propria strada difendendo a spada tratta il proprio progetto ed ottenendo infine l’ approvazione dei vertici ATP e WTA.

Già in passato il torneo della capitale spagnola è stato al centro dell’ attenzione per le innovazioni ed i cambiamenti che lo hanno riguardato: dal 2004 i classici raccattapalle sono stati sostituiti da attraenti modelle, mentre nel 2009 fu attuato il cambio di superficie (dal cemento alla terra rossa) ed il trasferimento della sede del torneo nell’ avveniristico complesso della Caja Magica (la scatola magica). Il cambio cromatico della terra madrilena è però un iniziativa destinata a far discutere ancor più delle altre gli appassionati, in quanto va a toccare direttamente le tradizioni del tennis. Uno dei campi secondari è stato allestito in via sperientale durante l’ edizione di quest’ anno e si presentava così:

non si può negare che a prima vista si rimanga quantomeno disorientati (ma allo stesso tempo anche incuriositi).

Tiriac, intervistato a riguardo, ha più volte giustificato la sua scelta affermando che la terra blu offre una miglior visibilità e questo andrebbe sicuramente ad aumentare l’ interesse verso il torneo; tradotto: il prodotto risulta così più appetibile al grande pubblico e di conseguenza maggiormente “vendibile” alle tv. Il blu è inoltre il colore dello sponsor principale che dà il nome al torneo, la compagnia assicurativa Mutua Madrilena.

Nelle intenzioni di Tiriac, l’ iniziativa permetterebbe quindi di rilanciare ulteriormente l’ immagine della manifestazione che dallo scorso anno è passata dalla seconda alla prima settimana di Maggio nella collocazione nel calendario ATP , andando in pratica ad invertirsi con gli Internazionali di Roma, che hanno così acquisito importanza a scapito del torneo madrileno diventando il Masters 1000 più vicino al Roland Garros.

Alle dichiarazioni dell’ ex tennista ed imprenditore rumeno fa eco Manolo Santana, direttore del torneo: "Lo facciamo solo per facilitare il controllo del gioco a spettatori e telespettatori. In un mondo dove la concorrenza è spietata per il pubblico, anche il tennis deve evolversi pur senza andare contro la filosofia di questo sport".

A quanto dichiarato dai due il cambiamento riguarderà rigorosamente soltanto l’ aspetto cromatico ed il rimbalzo della palla non subirà alcuna variazione, ma nonostante ciò l’ innovativo progetto ha subito non poche critiche; lo stesso Nadal, sollecitato sulla questione prima della definitiva approvazione ATP e WTA, aveva dichiarato: “Ci vuole rispetto per le tradizioni. Spero un giorno di non dover giocare su erba blu”.

Ion Tiriac ha però replicato a tali osservazioni affermando che “Negli Stati Uniti si è giocato per tre anni gli Us Open su terra verde (le ultime tre edizioni giocate a Forest Hills, dal 1975 al 1977) e ancora oggi si giocano alcuni tornei su quella superficie”. Tuttavia il paragone sembra un po’ inadeguato,in quanto la terra verde è qualcosa di ben diverso: innanzitutto si tratta di una superficie completamente differente dalla normale terra battuta (molto più veloce e con il rimbalzo leggermente più alto) e, per quanto riguarda le tre edizioni degli Us Open che vi si sono giocate, rappresentava un pò l’ anello di congiunzione ideale nel passaggio dall’ erba di Forest Hills al cemento di Flushing Medows.

Incalzato più specificatamente dal giornalista del quotidiano sportivo spagnolo AS sulle parole di disapprovazione di Nadal, il magnate rumeno afferma: “In realtà, non so il motivo per cui a Rafa non piaccia la terra blu dei nostri campi. Altri giocatori, come Verdasco, Ferrer e Feliciano Lopez, l’hanno già provata e apprezzata. Rispetto comunque Rafa, il signor Santana parlerà con lui e gli spiegherà le ragioni”.

L’innovazione introdotta da Tiriac apporterà quindi dei reali miglioramenti nella visione del gioco da parte degli spettatori? Difficile affermarlo senza una prova pratica. Sicuramente però, l’esperimento di Madrid può essere considerato come l’ ultimo atto di un processo di adeguamento del tennis alle esigenze televisive: un processo che molto spesso va a scontrarsi con le tradizioni. La costruzione di impianti dotati di tetto rimovibile che garantiscano lo svolgimento delle partite anche in caso di pioggia ed il progressivo rallentamento dei campi veloci per rendere il gioco più fruibile al grande pubblico meno “tecnico” sono forse i due casi più emblematici di questa tendenza. Con ciò non si vuole affermare che tutte le innovazioni dettate dalle esigenze mediatiche siano necessariamente qualcosa di negativo (l’ introduzione dell’ “occhio di falco” ha ad esempio garantito una maggiore regolarità nell’ assegnazione dei punti controversi), ma la speranza per il futuro è che le crescenti iniziative di marketing non stravolgano la natura di uno dei pochi sport in cui ancora le tradizioni hanno un valore.

CHI HA PAURA DELLA TERRA BLU? (Stefano Semeraro)

Jacopo Pastore

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