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17/12/2011 13:09 CEST - Personaggi

Ivanovic: "Troppa
tensione in WTA"

TENNIS - In un'intervista all'Herald Sun, Ana Ivanovic ha sottolineato le differenze tra tennis maschile e femminile. "Noi donne avremmo risultati migliori prendendo le cose un po' più alla leggera. I ragazzi mi sembrano più rilassati". Basti pensare all'amicizia rispettosa tra Federer e Nadal o ai legami tra Verdasco e Lopez o tra Roddick e Fish. Ma per fortuna le cose stanno cambiando anche tra le donne: la Petkovic e qualche altra giocatrice hanno un approccio più "easy". Laura Guidobaldi

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È una delle giocatrici più glamour e ammirate dentro e fuori dal campo: la bella Ana Ivanovic, 24 anni, vincitrice del Roland Garros nel 2008 ed ex n. 1 del mondo, parla del tennis femminile e dell'eccessivo coinvolgimento emotivo delle giocatrici durante i tornei. E lei, forse, ne sa qualcosa.

Dopo le difficoltà vissute negli anni 2009 e 2010, caratterizzate da un calo della fiducia e vari infortuni, risalire la china è difficile. Tra alti e bassi e con molta tenacia, Ana sta tentando di ritrovare la forma e la gloria del brillante 2008, che le regalò la vittoria di un Major e la prima posizione mondiale. Nonostante non abbia ancora ritrovato lo smalto dei tempi migliori, quest'anno la tennista di Belgrado è riuscita a chiudere in bellezza una stagione altalenante aggiudicandosi, per il secondo anno consecutivo, il Masterino di Bali. Evidentemente, la pacifica ed esotica isola indonesiana le risulta particolarmente congeniale, permettendole di ritrovare quella serenità e rilassatezza che, secondo Ana, manca al tennis femminile in generale.

Infatti, l'attuale numero 22 del ranking WTA, in un'intervista rilasciata al tabloid australiano Herald Sun, ha sottolineato come i match giocati dalle donne siano caratterizzati dalla troppa tensione e da una competizione esasperata, rispetto, invece, a quelli maschili: "Forse, noi donne, avremmo risultati migliori se fossimo più rilassate e prendessimo le cose con più leggerezza" ammette Ana e "nel tennis maschile la situazione si presenta in modo un po' diverso e mi pare che esso sia più rilassato. Loro (i ragazzi) non sembrano stressarsi per le piccole cose".

Certo Ana ha ragione sulla tendenza a scherzare e a lasciarsi andare, a volte, da parte dei suoi colleghi uomini. Basti pensare alla verve irresistibile del suo connazionale Novak Djokovic che, anche negli incontri più estenuanti, riesce a tirar fuori ilarità e autoironia. Ma, si sa, in questo Novak è un maestro: improvvisatosi, spesso e volentieri, showman, ballerino e attore dentro e fuori dal campo da tennis, risponde con un sorriso e con il divertimento ad alcune "esasperazioni" o "tic" dei suoi avversari.

E per Ana l'amico d'infanzia Nole è un esempio, anche in questo senso. Quando, all'inizio del 2011, i due giovani serbi hanno rappresentato la loro nazione alla Hopman Cup, per Ana è stata un'esperienza preziosa : "Si provava davvero una sensazione di freschezza nel poter giocare accanto a Novak e vedere che egli funziona così diversamente. È stato interessante osservare quanto fosse spassoso e quanto si divertisse con il suo tennis. Si poteva già immaginare che avrebbe avuto un anno formidabile".

Al contrario, le tenniste, secondo la Ivanovic, vivono troppo le cose sul piano personale ed emotivo, portandosi anche fuori dal campo le tensioni e la competizione. Citando la tennista Sorana Cirstea come sua migliore amica tra le colleghe, Ana ritiene che, in genere, è difficile, tra le giocatrici, tessere quei legami di amicizia che invece i giocatori riescono a creare e ad alimentare: "Penso che i giocatori spendano più tempo insieme fuori dal campo di quanto non facciano le ragazze".

Certo, tra i tennisti i rapporti di amicizia e ammirazione, oltre che di competizione, sono molteplici: primo fra tutti, forse, soprattutto per quanto riguarda il rispetto e la stima reciproca, quello tra Rafael Nadal e Roger Federer, nonché tra le loro rispettive famiglie; delle numerose manifestazioni di affetto tra i due grandi campioni, rimane infatti esemplare l'abbraccio consolatorio di Rafa dopo aver sconfitto Roger nella finale dell'Australian Open 2009. Possiamo inoltre ricordare la condivisione della "dolce vita" per gli spagnoli Lopez e Verdasco, l'amicizia fraterna tra Roddick e Fish, Djokovic e Tipsarevic che partono in vacanza insieme alle rispettive compagne.

Per finire, merita evocare una delle tante strette di mano che hanno suggellato la condivisione della sofferenza agonistica: quella tra André Agassi e Marcos Baghdatis mentre, esausti e doloranti, entrambi stavano aspettando il fisioterapista negli spogliatoi, dopo un match tiratissimo vinto dall'americano durante l'US Open 2006 (episodio raccontato dallo stesso Agassi nell' autobiografia Open). Ora, pare che le ragazze del tennis, invece, siano più restie a frequentare le colleghe e che si facciano condizionare più facilmente dalla tensione.

Questo ci fa pensare, ad esempio, alla distanza che le sorelle Williams pare abbiano sempre messo tra loro e le colleghe e all'intemperanza esplosiva di Serena in alcuni match che l'hanno vista in difficoltà. A Milano, circa due settimane fa, le abbiamo ammirate lasciarsi andare a scherzi e simpatia contro la Schiavone e la Pennetta. Ma, non dimentichiamolo, si trattava di un'esibizione.

Anche la grande tennista serba ed ex n. 1 del mondo, nonché esempio prezioso per la Ivanovic, Monica Seles, nella sua autobiografia (Getting a Grip on My Body, My Mind, My Self) cita, in effetti, la difficoltà, in generale, di instaurare rapporti di amicizia con le altre giocatrici. Non solo. La Seles, rievocando il drammatico accoltellamento di cui fu vittima ad Amburgo nel 1993, ricorda con amarezza la decisione presa dalle altre giocatrici (ad eccezione della Sabatini) nonostante la tragedia subita, di non concederle il congelamento della classifica nell'attesa che si potesse riprendere dalla ferita. E anche Monica attribuisce le ragioni di tale decisione ad una pressione e ad una legge degli affari esasperate alle quali le tenniste del tour erano sottoposte. Certamente sarà così.

Tuttavia, anche in campo femminile, oggi possiamo godere di esempi di fair play e grande aplomb, nonché di autoironia, allegria e, perché no, forse di amicizia. Anche la stessa Ana ammette che "le cose oggi sono un po' diverse rispetto a quando ho cominciato a giocare" e che "le ragazze sono un po' più rilassate". Pensiamo all'allegra danza della Petkovic alla fine dei suoi match. Certo, il balletto è assicurato quando la tedesca vince, ma capita che ci sia anche in caso di sconfitta, come al termine della finale persa a Pechino quest'anno, in cui Andrea ha fatto danzare la vittoriosa Radwanska; pensiamo anche a Sabine Lisicki, che non manca mai di accompagnare i suoi match con un sorriso; al rapporto di complicità tra Flavia Pennetta e Gisela Dulko e, per finire, ad uno tra i tanti abbracci liberatori e simbolo di sportività di fine match, come quello tra la Schiavone e la Kuznetsova dopo lo storico match degli ottavi di finale vinto da Francesca, all'Australian Open 2011.

Probabilmente Ana ha ragione sulla tensione che regna in campo tra la ragazze; ma in uno sport individuale come il tennis e con i ritmi serratissimi del circuito questo, purtroppo, sembra inevitabile. Tuttavia, grandi tenniste come la Ivanovic, unendo dolcezza e grinta e tentando di conciliare serenità e tensione agonistica, dimostrano che è possibile, anche nel tennis femminile, affermare e coniugare lo "strong" e il "beautiful".

Laura Guidobaldi

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