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04/01/2012 14:21 CEST - CURIOSITA'

Quella volta che....

TENNIS - Tutti i tennisti, dal più forte al più scarso, sono legati ad alcuni particolari episodi della loro carriera. Spesso sono successi, ma anche aneddoti curiosi, divertenti, comici. Eccone qua una carrellata. Da Nastase in doppio con Andrez Gomez a Flavia Pennetta portata in ospedale, passando per le scenette di Ginepri e Fish ai  balletti di Yannick Noah. Buon divertimento. Nicola Gennai

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Che tu sia un fenomeno o un brocco, un giocatore di mezza caratura o un principiante assoluto, avrai sempre dei ricordi particolari legati a un match di tennis giocato nel tuo passato, prossimo o remoto che sia.
Avrai sempre la risposta più o meno pronta alla domanda: “Mi puoi ricordare qual è stato l’episodio più curioso della tua carriera di tennista?
Il sito web tennis-prose.com ha raccolto alcuni racconti piuttosto divertenti di giocatori e giocatrici ancora in attività o che hanno appeso la racchetta al proverbiale chiodo. Gustiamoceli insieme.

Flavia Pennetta: “Il mio primo match quando avevo 11 anni è divertente da ricordare perché ero molto agitata in campo. Andai all’ospedale! Ero sotto 6-2 e così tesa che mi portarono in ospedale”.

Andres Gomez: “Stavo giocando in doppio in coppia con Ilie Nastase a Roma nell’82, ed eravamo opposti a Tomas Smid e Pavel Slozil. Nastase continuava a parlare ai nostri avversari e a prenderli in giro. Loro erano una delle migliori 5 coppie del mondo. E lui insisteva, come se volesse dire loro che erano scarsi e continuava a farsene beffe per tentare di innervosirli e farli giocar male. Mi ricordo anche che ai cambi di campo tirava segatura sulle loro teste. E Smid e Slozil lasciavano che ciò accadesse senza reagire”.

Sam Querrey: “Arretrai per giocare un lob e il mio piede rimase incastrato nella recinzione. Persi la scarpa. Così continuai a giocare il resto del punto col solo calzino”

Hugo Armando: “Giocando all’Orange Bowl vidi un giocatore mostrare il sedere al suo avversario. All’Orange Bowl sul campo centrale! Non lo dimenticherò mai. Era Rodrigo Cedaro e lo fece nei confronti di Nicolas Kiefer. Sono sicuro che anche Kiefer se lo ricorda ancora.
Un altro episodio curioso è quello di Alex Corretja che spacca due racchette dopo aver vinto un titolo di doppio. La partita era appena finita, aveva vinto il titolo e decise di spaccarle. Non so perché lo fece ma fu molto divertente”.

Katerina Bondarenko: “A New Haven cercai di giocare un colpo sopra la testa ma mancai la palla, così ci girai intorno e la colpii con un dritto normale. Vinsi il punto”.

Jo-Wilfried Tsonga: “Contro Ancic a Bercy, servii in modo molto robusto. La pallina colpì la sua racchetta e la spaccò a metà. E lui rimase lì fermo con una racchetta rotta in mano”.

Alexa Glatch: “Orange Bowl, avevo 13 anni. C’era in corso una battaglia tra Michaela Krajicek e Neha Uberoi. La Krajicek si incazzò così tanto durante il match che le mostrò il dito medio. Situazione comica. Le disse “vaffa…” e fu parecchio divertente”.

Andre Sa: “Ce ne sono molti di episodi. Molti anni fa, penso fosse nel ’98 a Kitzbuhel, andai fuori di testa per alcune chiamate del giudice di linea e andai dall’umpire. Come puoi non vedere quella palla?!? Il segno è fuori? Lo puoi vedere chiaramente! Ero così furioso che presi tutte le mie racchette e le spaccai sul paletto della rete. Non avevo più racchette per giocare. Dovetti prendere in prestito le racchette del mio coach per terminare l’incontro. Giocavo contro Alex Calatrava e persi. Incolpai il mio coach e le sue racchette”.

Jamie Murray: “Non mi ricordo i giocatori. Uno di loro, giocò un colpo e non era d’accordo con l’arbitro che fece overrule. Andò dall’umpire e gli chiese: prendo un code violation se dico qualcosa? E l’arbitro gli rispose: beh, dipende da cosa dici. E lui replicò: e se penso qualcosa invece? No, in quel caso non ti succede niente. Ok, allora penso che tu sia un fottuto idiota!”.

Max Mirnyi: “Il quinto set contro Zib agli Us Open di otto anni fa. Avevo finito tutti i miei ricambi di pantaloncini e magliette. Mi dovetti spogliare in campo e aspettare che mi portassero un nuovo set di ricambio”.

Richard Krajicek: “Quando avevo sei o sette anni giocavo spesso contro mio sorella. Mi batteva praticamente sempre. Aveva 13 anni. Così giocava con la sinistra per colmare l’handicap di età, ma mi batteva lo stesso”.

Nicolas Lapentti: “Stavo giocando a Lima, nel ’95. Il mio coach era seduto in un angolo. Servii largo e colpii qualcosa nel muretto, un filo o qualcos’altro, e la palla finì dritta su di lui colpendolo sul suo cappellino da baseball. La palla non lo colpì, ma gli fece volare via il cappello. Glielo tolse. Troppo forte!”.

Nicolas Kiefer: “Quando ero più giovane, negli allenamenti correvamo anche un sacco. Una volta non avevo voglia di correre e così mi chiusi in un armadietto dello spogliatoio. Così non corsi. Dopo un po’, tornarono indietro e mi presero”.

Robby Ginepri: “Quando, insieme a Mardy Fish, facemmo qualche sketch un paio di anni fa a Cincinnati durante un allenamento. Giocavamo da fondo e chi dei due perdeva il game doveva fare cose buffe, tipo cantare “Sono una piccola teiera, corta e grassa…”. C’erano un sacco di persone a guardarci. Un’altra scenetta vedeva Mardy abbaiare come un cane e strisciare intorno al campo”.

Elena Dementieva: “Mi ruppi una scarpa giocando un match alle Olimpiadi. E non ne avevo una di ricambio. Così cominciai a chiedere a qualcuno nel pubblico. Me ne dette una Natasha Zvereva. Era lì a guardare la partita e la sua scarpa era due o tre taglie più grandi della mia. Vinsi comunque il mio match”.

Frank Dancevic: “Avevo nove anni, giocavo un torneo under 10. Stavo battendo il mio avversario 6-0 in un set a otto. Andò in un angolo, si inginocchiò e cominciò a pregare. Non lo scorderò mai. Il primo match che abbia mai giocato.
Ne ho un’altra. Una volta colpii il caffè di uno spettatore, che si sporcò tutta la sua maglietta bianca. Non era molto felice”.

Darren Cahill: “Stavo giocando in Coppa Davis contro Yannick Yoah e il nostro match non contava niente. Così Yannick finì per cominciare a ballare tra un servizio e l’altro. Chiamò i raccattapalle in campo. E così io e lui giocammo contro due raccattapalle durante un match di Coppa Davis. Per me, è stato il momento più divertente e imbarazzante di tutta la mia carriera. Fu un gran momento comunque, il pubblicò gradì molto. Noah era un grande intrattenitore”.

 

 


 

Nicola Gennai

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