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11/01/2012 21:36 CEST - STORIE DI TENNIS

"Io, mio padre e il numero 1"

TENNIS - Kim Clijsters ha rilasciato una commovente intervista a "The Guardian" nella quale racconta lo speciale rapporto che aveva con suo padre Ley, scomparso tre anni fa per un tumore. Storie di vittorie, di ricordi, che ruotano tutte intorno ad un numero particolare, il numero uno. La belga, rientrata a Brisbane dopo 5 mesi di assenza, si prepara alla sua ultima stagione della seconda carrieraSara Cecamore

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Chi di voi non ha un numero preferito? Probabilmente nessuno. Ognuno magari per motivi diversi: chi per scaramanzia, chi perché pensa che sia un portafortuna, chi perché magari crede che se ce l’hanno gli altri a qualcosa servirà pure avere un numero preferito.


Una che sembra credere nell’importanza di un numero è Kim Clijsters che, qualche giorno fa, ha rilasciato una splendida intervista a “The Guardian” e ha raccontato una serie di divertenti e commoventi aneddoti tutti legati ad un numero particolare: l’1. Direte, cosa c’è di commovente in un numero? C’è che per Kim rappresenta il ricordo del suo caro papà Ley, scomparso il 4 gennaio 2009 per un tumore. Chissà, forse perché da piccolina con lui sognava di toccare la vetta della classifica WTA e di diventare una numero uno di nome e di fatto.(posizione raggiunta nell’agosto del 2003).


E quel ricordo la rallegra, l’intristisce, la motiva , la aiuta a pensare che il suo papà sia ancora lì a guardarla giocare, a vederla crescere Jada, a riprenderla come ogni padre farebbe con sua figlia.


Poi Kim inizia a raccontare: “Prima pensavo fosse una coincidenza, ma poi mi è iniziato a capitare più spesso e ho pensato che dovesse significare qualcos’altro. Una notte durante gli US Open mi sono svegliata, ho guardato l’orologio e segnava l’1.11. Era il 2009. Ero arrivata nei quarti del torneo e giocavo contro Venus Williams. Nell’ultimo game ero sotto 15-40 (ma in vantaggio 5-4 nell’ultimo set). Ho mancato la prima di servizio nel punto successivo e ho fatto una cosa che solitamente non faccio mai:ho guardato la velocità del mio servizio ed il contatore diceva 111. Vedere quel numero mi ha dato tranquillità e ho sospirato: “Ah..ok”.”


Pochi giorni più tardi ero in macchina per andare ai campi. Ero nervosa, come una neo-mamma che torna nel circuito dopo due anni e mezzo e deve sfidare Serena Williams. E alla radio hanno messo una canzone di Barry White. Mio padre era un fan sfegatato di Barry White e proprio quella canzone l’avevamo fatta suonare al suo funerale. Ho chiamato mia sorella, mi sono sentita subito tranquilla e ho finito per vincere la partita ed il torneo”.


La lista di aneddoti sembra infinita e così continua, raccontando un altro episodio legato al suo 28esimo compleanno, l’8 giugno 2010. “Mio padre mi mandava sempre un enorme bouquet di rose per ogni compleanno. L’anno scorso io e Bryan (suo marito) stavamo tornando in macchina a casa verso le 11 di sera. Stavo pensando a mio padre e al fatto che potesse essere con noi se fosse stato ancora vivo. Stavo parlando al telefono con mia sorella e non appena ho riattaccato, è partita una canzone alla radio…un’altra di quelle che avevamo fatto suonare al suo funerale. Ho guardato mio marito e ho detto:”Ecco, questo è il mio ultimo regalo di compleanno”. Poi ho iniziato a piangere”.


Per finire la tenera Kim racconta un ultimo, toccante episodio, avvenuto pochi mesi dopo la scomparsa del padre. “Ero a casa dei miei nonni e stavamo guardando delle vecchie foto di papà dalle quali ho scoperto cose di lui che non sapevo. Quando sono andata via ho iniziato a piangere, avevo dei lacrimoni talmente grossi che non riuscivo a vedere bene fino a quando un Audi bianca non mi ha tagliato la strada. Ho frenato di colpo e la prima cosa che ho visto è stata la targa. C’era scritto LEY, il nome di mio padre. In quel momento ho riso e ho pensato a cosa mi avrebbe detto lui: ”Hey, riprenditi e non piangere!”.


Chissà se da lassù il papà riuscirà ad aiutare Kim ad affrontare anche questa ultima stagione, iniziata con un ritiro in semifinale a Brisbane a causa di quegli infortuni che l’hanno tenuta lontana dal circuito per gli ultimi cinque mesi. Ma Kim è consapevole di quello che può e di quello che non può fare. “Certo, vorrei riuscire a vincere un’ultima volta a Melbourne, vorrei vincere a Wimbledon e giocare alle Olimpiadi di Londra. Vincere di nuovo a New York sarebbe speciale. Ma gli ultimi mesi mi hanno anche insegnato che non posso aspettarmi troppo. So già quanto sono stata fortunata e che, qualsiasi cosa succeda, è stata una fantastica seconda carriera. Mio padre vorrebbe che me lo ricordassi per sempre”.


Ley Cljisters, per la sua Kim non solo un papà: un allenatore, un amico, un consigliere, un protettore. Insomma, il suo personale numero 1.

Sara Cecamore

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