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16/02/2012 16:56 CEST - STORIE ITALIANE

400.000 euro in cambio di cosa?

TENNIS – E’ la cifra che la FIT intasca dagli oltre 2.500 maestri certificati. Eppure l’insegnamento del tennis non ha alcun riconoscimento giuridico nel nostro paese. In tanti operano in nero, senza rendersi conto delle conseguenze cui vanno incontro. Le necessità di una categoria che esiste…ma non sulla carta: la nascita di un’associazione, un albo professionale, la previdenza e una corretta distinzione delle professionalità. Riccardo Bisti

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La sola FIT ne ha certificati una montagna. In Italia, gli insegnanti di tennis con una qualifica federale sono ben 2.540. Senza contare quelli riconosciuti dagli altri enti di formazione, UISP su tutti. Un calderone pieno di zuppe buone e meno buone, in cui è dura capirci qualcosa. Faticano gli addetti ai lavori, figurarsi l’utente finale. La professione di Maestro di tennis, nel nostro paese, ha un handicap micidiale: non è disciplinato sul piano giuridico. Manca un albo professionale. In verità, qualcuno ci aveva provato: nell’ottobre 2002, il deputato Francesca Martini (Lega Nord) propose un disegno di legge per regolamentare la professione. Anche i maestri di sci e categorie professionali hanno il loro albo: perché non dovrebbe averlo chi insegna tennis? Il progetto Martini, tuttavia, si è arenato perché avrebbe demandato alla sola Federazione Italiana Tennis il compito di formare gli insegnanti. Una postilla inaccettabile per la Commissione che allora valutò il disegno di legge. Da allora più niente, neanche un associazione. Ci aveva provato Alberto Castellani, stimato coach a livello internazionale e sempre molto attivo negli aspetti umani e culturali della sua professione. Era nata la CIT (Confederazione Insegnanti Tennis), il cui scopo era mettere insieme i maestri e regolamentare la loro posizione, anche e soprattutto a livello previdenziale (era stato individuato anche un commercialista di riferimento). Il progetto si è arenato a causa dei maestri stessi, la cui adesione è stata pressochè nulla. Lo ha raccontato il segretario Antonio Di Vita a Federico Ferrero in un’ottima inchiesta effettuata un paio d’anni fa. “I maestri di tennis che lavorano in nero, attualmente, non hanno una sola chance di ottenere un mutuo” E possono ritrovarsi a 50-60 anni con meno energia, accorgendosi di non avere tutela, futuro, prospettive e pensione.

Un lavoro “da sfigati”?
Oggi come oggi, il maestro di tennis è una figura che lavora prevalentemente in nero. Con tutti gli svantaggi del caso. In assenza di una regolamentazione statale, l’unico modo per svolgere regolarmente la professione è munirsi di partita IVA come istruttore sportivo e rilasciare regolare fattura. Ultimamente è emersa una nuova possibilità: chi apre la partita IVA e ha un giro d’affari inferiore ai 30.000 euro annui gode di importanti agevolazioni fiscali. Per la previdenza, tuttavia, non c’è niente da fare. L’unica è farsi un’assicurazione privata. Massimo Puci, uno dei top-coach italiani (è lui che ha guidato Andrey Golubev tra i top 50) è stato categorico. “Se tutto va bene, arrivi a 50 anni stanco e senza prospettive. In Italia, fare il maestro di tennis è un lavoro da sfigati”. Affermazione forse estrema (qualche insegnante si è sentito offeso), ma che dà il senso della situazione. Coloro che non sono a conoscenza delle agevolazioni fiscali appena descritte, ricorrono alla tutela del TUIR (Testo Unico per le Imposte sui Redditi), che però diventa un involontario assist per…evadere. Tanti circoli, infatti, inquadrano il lavoro dei loro maestri come “attività dilettantistica”. Questo tipo di attività consente di non pagare le tasse fino a un reddito annuo di 7.500 euro. Per il fisco, dunque, è pieno di maestri che guadagnano questa cifra. In realtà, tra corsi collettivi e lezioni private, un maestro può arrivare a guadagnare 3-4 volte tanto. Ma finisce tutto nel calderone dell’economia sommersa.

Le priorità della FIT
Se escludiamo l’impegno di Alberto Castellani, gli enti preposti e (cosa ancora più triste) i diretti interessati non sembrano sentire l’esigenza di un riconoscimento giuridico della professione. La Federazione Italiana Tennis non sembra avere questa “mission” tra le priorità. Al contrario, tiene molto ad essere l’unico ente preposto alla formazione dei maestri. Non avendo gli appigli legali, lo ha scritto nei propri regolamenti. Secondo la FIT, nel circoli affiliati possono insegnare solo i tecnici da essa formati o comunque in possesso di una qualifica federale. Un’imposizione clamorosamente disattesa dalla sentenza 37668/2010 del TAR del Lazio, in cui è stata data ragione a Claudio Pistolesi nella causa contro la FIT, in cui si parlava anche di questo. I giudici hanno dato ragione al coach romano perchè il Regolamento dei Tecnici viola “I principi dettati dal legislatore comunitario e da quello nazionale in tema di diritto al lavoro, nonché di libertà di iniziativa economica, di associazione, di insegnamento. La Federazione, molto sensibile all’argomento, ha risposto facendo ricorso al Consiglio di Stato ed ha ottenuto la sospensione (ma non l’annullamento) della sentenza, in attesa del pronunciamento definitivo. L’altra iniziativa è stata la stangata su tutti i circoli che non si affiliano esclusivamente alla FIT (e dunque alle sue regole), triplicando le quote di affiliazione.

Tasse e corsi di aggiornamento
Le tasse federali sono un argomento molto caro ai maestri italiani. Oggi fare il maestro è diventato costosissimo. Per mantenere la qualifica, ogni anno deve essere pagata una tassa. Il Tecnico Nazionale deve versare 180 euro, il Maestro Nazionale 150, l’Istruttore di 2° grado 135 e quello di 1° grado 90. Cifre importanti, automaticamente raddoppiate se il maestro in questione non opera esclusivamente per la FIT oppure lavora in un circolo affiliato anche ad altri enti (ad esclusione di quelli che hanno accordi e convenzioni con la stessa FIT, come vedremo). Facendo due conti, i maestri versano annualmente nelle casse federali la bellezza di 346.000 euro. Ma solo se operano esclusivamente per la FIT: facendo una stima approssimata al ribasso, è probabile che la cifra superi abbondantemente i 400.000 euro. Ci si domanda cosa ottengano in cambio. Una volta ottenuta la qualifica, il maestro riceve un “capo con il logo FIT” e il distintivo relativo alla qualifica. Non ha diritto nemmeno alla targa professionale, quella che fa bella mostra di sé a bordo campo o nelle Club House. Nessun maestro ne vuole fare a meno: è un po’ come la pergamena di laurea, il massimo riconoscimento del proprio percorso formativo. Per ottenerla, bisogna pagare una tassa di 100 euro. Le categorie dei maestri sono state recentemente riformate: gli attuali titoli sono andati a sostituire le vecchie categorie di “Maestro”, “Allenatore Istruttore” e “Istruttore Regionale”. Chi faceva parte di questi elenchi può restarvi, a patto di pagare la maxi-tassa di 400 euro (che diventano 800 se non si lavora in via esclusiva per la FIT). In altre parole, sono tutti invogliati ad entrare a far parte delle nuove categorie. Ma c’è di più: per mantenere la propria qualifica, bisogna obbligatoriamente partecipare ai corsi di aggiornamento organizzati dall’Istituto Superiore di Formazione “Roberto Lombardi”, nuovo nome della storica Scuola Nazionale Maestri. Partecipare ai corsi costa, indistintamente, 50 euro. Con i soli aggiornamenti, dunque, la FIT si assicura circa 125.000 euro l’anno. L’attuale dirigenza federale ha tramutato questo settore in un business: perché, allora, non cercare di venire incontro ai maestri con una tutela che non sia soltanto un gilet griffato FIT? E perché non attivarsi presso i canali istituzionali per ottenere il riconoscimento giuridico della categoria? Sarebbe un passaggio storico per dare finalmente concretezza a una professione nota, prestigiosa, per certi versi mitizzata (pensiamo a tutti i luoghi comuni sul “maestro di tennis”) ma di fatto quasi interamente sommersa.

Accordi con PTR e AICS: quale utilità?
Recentemente, la FIT ha raggiunto un paio di accordi di collaborazione con due associazioni esterne: PTR (Professional Tennis Registry) e AICS (Associazione Italiana Cultura Sport). Sono accordi sostanzialmente sbilanciati a favore della Federazione Italiana Tennis che, in cambio del riconoscimento dell’attività dei suddetti enti, ottiene una posizione dominante nei confronti degli stessi enti. L’accordo con PTR, in particolare, dice: “PTR, da parte sua, si è impegnata a riconoscere la FIT quale unica responsabile per la formazione degli insegnanti di tennis in Italia e unico ente dotato del potere di assegnare in via esclusiva le qualifiche per l’abilitazione all’insegnamento del tennis nei Circoli ad essa affiliati". L’equiparazione dei titoli, infatti, è palesemente a favore della FIT: chi è in possesso delle più importanti qualifiche PTR (PTR Professional) e AICS (Tecnico Nazionale AICS), infatti, avrà la sola qualifica di Istruttore di 2° livello FIT. Al contrario, i Maestri Nazionali FIT diventeranno automaticamente PTR Professional. Questi accordi – per certi versi di difficile comprensione – non eliminano il problema, ed anzi alimentano la confusione e lo smarrimento di una categoria in cerca di una propria identità. Diventa dunque urgente che i Maestri prendano coscienza di una situazione oggettivamente difficile. Il primo passaggio, a nostro parere, sarebbe la nascita di una vera Associazione dei Maestri che possa relazionarsi concretamente con enti ed associazioni per far valere i propri diritti. Anche perché l’attuale calderone non tutela i maestri più bravi. Fino a qualche tempo fa – in teoria – gli Istruttori di 1° livello potevano insegnare solo il minitennis (“in teoria” perché la norma veniva regolamente e diffusamente disattesa). Adesso il regolamento dei tecnici (Articolo 17, comma 4), dice che gli stessi possono tenere corsi collettivi anche senza la presenza di un maestro nazionale. La nascita di un albo professionale potrebbe fare chiarezza anche su queste anomalie e – soprattutto – mettere la parola fine a una telenovela che dura da anni. Fino ad oggi, i diretti interessati l’hanno forse presa sottogamba. Adesso è il momento di venirne a capo.

Riccardo Bisti

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I FIRMATARI DEL MANIFESTO

I firmatari del manifesto di Tennis for Italy

In questa sezione trovate i nomi dei firmatari del Manifesto di Tennis for Italy. Chiunque desideri apparire, può contattarci all'indirizzo tennisforitaly@gmail.com segnalandoci nome, cognome e professione. Sarà inserito nella lista. In maiuscolo segnaleremo i nuovi aderenti che si aggiungono ai primi firmatari.

Emiliano Amato, avvocato
Alberto Castellani, coach internazionale
Quirino Cipolla, coach internazionale
Pietro Faloni, tecnico uisp
Luigi De Fraia, imprenditore
Paolo Nicodemo, avvocato
Massimo Rossi, avvocato e giornalista
Fabrizio Di Meo, imprenditore
Roberto Sordini, imprenditore
Ferdinando Enrico Pomarici, magistrato
Giancarlo Lombardi, avvocato
Franco Bonaiti, maestro e coach internazionale
Elia Chiari, coach G.P.T.C.A , istruttore F.I.T, istruttore U.I.S.P
Alessandro Motti, giocatore professionista
Adriano Panatta, ex numero 4 del mondo
Tonino Rasicci, ex direttore della Scuola Nazionale Maestri
Alessandro Baldoni, ex vicedirettore della Scuola Nazionale Maestri
Claudio Pistolesi, ex professionista ed attuale top coach ATP e WTA
Giacomo Paleni, coach internazionale

INFORMAZIONI DI SERVIZIO

CHIUNQUE SI RITROVI NEI CONTENUTI E NELLE IDEE DEL MANIFESTO, E VOGLIA VEDERE IL SUO NOME TRA I SOTTOSCRITTORI, può comunicarlo scrivendo a tennisforitaly@gmail.com

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AIUTATECI A FINANZIARE TENNIS FOR ITALY

Avendo preventivato un piano economico da qui a fine 2012, che prevede un esborso di 12.000 euro, di cui circa 4.000 necessari a coprire le spese iniziali di registrazione dell'associazione "Tennis for Italy" e sito internet, per lo spazio acquistato sul sito di riferimento, per la copertura redazionale, mailing e svariate operazioni di comunicazione, chiediamo agli aderenti una somma di partecipazione di 100 euro per ogni società o ciascun singolo simpatizzante. L'adesione potrà essere fatta attraverso bonifico da intestare sul conto di Tennis for Italy, il cui codice IBAN è IT17Y0572812700622570851857

LE SEZIONI DI TENNIS FOR ITALY

Ecco cosa potete trovare su Tennis for Italy

IL MANIFESTO: pubblicazione del manifesto di Tennis for Italy e i dieci punti di programma firmati dai fondatori del movimento. Più saranno le firme di adesione che potrete manifestare contattando Tennis for Italy. e più incisiva potrà essere l'azione del movimento stesso.
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